Berlusconi pronto a ricandidarsi come premier
Il Cavaliere vuole tornare alla guida del Paese con un nuovo partito più simile a Forza Italia
Il Cavaliere non molla, anzi rilancia. Secondo il Corriere della Sera, Silvio Berlusconi sarebbe pronto a ricandidarsi come premier. In grande stile. Con un partito che tornerà alla origini, ritornando vicini a quello che fu Forza Italia, con un nome nuovo e con un movimento rivoluzionato.
A far cambiare idea all'ex presidente del Consiglio, secondo quanto riporta il quotidiano di via Solferino, sarebbero stati i sondaggi, visionati più volte negli ultimi mesi, secondo i quali il partito con il Cavaliere al suo comando sarebbe pari al 30%. Angelino Alfano non sarà assolutamente tagliato fuori: il segretario attuale avrà un ruolo di primissimo piano. Sarà anche un partito giovane, fatto di gente quarantenne.
La notizia sembra aver "terrorizzato" l'Unione europea. Infatti, secondo un articolo d Repubblica, un po' increduli e molto preoccupati, gli europei hanno accolto il ritorno di Berlusconi sul proscenio della politica italiana come fosse quello di un fantasma che si sperava definitivamente esorcizzato. Un fantasma che li riguarda da vicino, perché l'Italia è, fin dagli inizi della crisi, il campo di battaglia su cui si giocano le sorti dell'euro e dell'Europa. E l'allontanamento di Berlusconi, propiziato dal cordone sanitario in cui lo avevano isolato le cancellerie europee, era stato un passo considerato decisivo per salvare il Paese e, con esso, la moneta unica. Da quando i giornali hanno riportato le dichiarazioni che aprono la strada a una rinnovata leadership berlusconiana della destra italiana, i centralini di Palazzo Chigi e quelli del Quirinale hanno passato ai piani alti dei due palazzi molte telefonate provenienti dalle altre capitali europee con richieste di chiarimenti e segnali di inquietudine.
A chiarire tutto ci pensa Fabrizio Cicchitto, capogruppo del Pdl alla Camera, che lasciando il vertice del partito a palazzo Grazioli con Silvio Berlusconi, ha detto: "Sì, Berlusconi sarà candidato premier. Tutti sono d'accordo. Nel momento in cui c'è Berlusconi, non si pone il problema delle primarie". Cicchitto ha poi assicurato che ''sarà Berlusconi a ufficializzare la sua candidatura''.
Il Cavaliere ha fatto il punto con lo stato maggiore del Pdl dopo le fibrillazioni dovute alla sua 'ridiscesa in campo'. Il più entusiasta per questo ritorno è Giancarlo Galan: "Berlusconi in campo mi fa godere. Sto godendo molto di più di un orgasmo, questo godimento dura di più, moltissimo". Il più tagliente Gianfranco Fini: "Gli italiani hanno capito che quel tempo è finito".
Il Cavaliere, raccontano, già parla da candidato premier in pectore e detta le linea da seguire, confermando lealtà ai tecnici, senza però dare nulla per scontato. Dai tagli alla spesa pubblica alla riduzione del debito, fino alla pressione fiscale, il Pdl farà sentire il fiato sul collo al prof. Soprattutto, torna il refrain dei tempi di Palazzo Chigi: ''No a nuove tasse per famiglie e imprese'', scandisce un autorevole dirigente azzurro.
Eppure, il ritorno di Berlusconi non è accompagnato da toni di fuoco contro il governo dei tecnici: non farò mai una campagna elettorale contro Monti, avrebbe detto il Cavaliere. Ma, questo il messaggio, dobbiamo pensare sin da ora a cosa fare dopo. Perché dopo il passaggio elettorale del 2013, la politica dovrà riprendere il proprio ruolo. Tramontata l'ipotesi di primarie, sul tavolo di palazzo Grazioli c'è innanzitutto il nodo della legge elettorale. Un dossier da esaminare con attenzione, viste le conseguenze che potrà avere sui futuri scenari.
Al Pd sarà presenato un 'ventaglio' di proposte. ''Abbiamo varie ipotesi: lo schema francese con semipresidenzialismo e doppio turno, oppure le preferenze o il modello spagnolo", dice Fabrizio Cicchitto. Tradotto: nel Pdl non c'è ancora una posizione univoca (anche per tenere viva la fiammella della riforma in senso presidenziale). Sul proporzionale, però, non si transige, perché mantenere il Porcellum fa vincere Bersani & C. Berlusconi si sente già in campagna elettorale e, volutamente, evita di parlare di leadership, ticket ed eventuali 'predellini bis'.
Ogni giorno che passa Berlusconi si convince che solo con lui candidato ci sono possibilità di vincere la sfida delle politiche. Tutti mi chiedono di tornare, non solo la gente e i nostri elettori più affezionati, ma gli imprenditori e tanti esponenti di spicco della società civile, avrebbe ribadito Berlusconi in queste ore ai suoi. L'elettorato di centrodestra, "con la formazione del governo Monti, ha sofferto per l'abbandono di Berlusconi e non ha gradito i provvedimenti che hanno colpito soprattutto i ceti sociali che tradizionalmente si riconoscono nell'area moderata del Paese", fanno sapere dalle parti di via dell'Umiltà.
Questo "smarrimento e questa rabbia", spiegano, si sono trasformati in sfiducia nella politica fino a sfociare nell'astensionismo alle ultime amministrative. Ora, sarebbe stato il ragionamento di Berlusconi, bisogna riprendere la strada del cambiamento e dell'iniziativa politica in vista del 2013, rilanciando le ricette della rivoluzione liberale e infondendo nuova fiducia agli italiani. Dopo i primi sbandamenti dovuti all'effetto annuncio della 'discesa in campo', il clima nel Pdl sembra essere più tranquillo.
Un po' per forza di cose (molti pidiellini ammettono che solo Berlusconi è ancora in grado di mobilitare le energie e le speranze del popolo di centrodestra, per carisma e 'potenza di fuoco' in termini finanziarie e politici). Un po' per opportunità, soprattutto tra le fila dei peones che ora tornano a 'vedere' la possibilità di un posto anche nella prossima legislatura. Un po' per rassegnazione: è il caso degli ex di An, spiazzati dal 'ritorno' di Berlusconi, anche perché avevano sostenuto compatti fino ad ora, non solo a parole, la candidatura di Angelino Alfano.
C'è anche chi in fondo non crede alla ricandidatura e considera questo annuncio (nonostante la conferma di Angelino Alfano), una "roba buttata lì per vedere che effetto fa". E per questo, si attende un'indicazione chiara dalla viva voce del diretto interessato. Chissà se l'ufficializzazione arriverà già domani, quando Berlusconi interverrà alla Convention dei 'Cristiano riformisti' di Antonio Mazzocchi. Un autorevole esponente azzurro scommette che il Cavaliere farà l'annuncio solo dopo l'estate, in concomitanza con la scelta del nuovo simbolo.
Nelle ultime ore, intanto, sono tornate a circolare voci sulla tentazione dei parlamentari aennini di costituire un nuovo soggetto politico di destra, coinvolgendo Francesco Storace, ma, sondaggi alla mano, si tratterebbe di un progetto politico a rischio flop in partenza. Ignazio La Russa, infatti, avrebbe detto ai suoi che non farà mai un partito di nicchia, né mai si metterà in contrasto con Berlusconi.
Dello stesso avviso, raccontano, il capogruppo al Senato Maurizio Gasparri e l'ex ministro Altero Matteoli, che da sempre rivendica la sua forza identitaria all'interno del Popolo della libertà. Più complicata la posizione degli 'alemanniani', dove il sindaco di Roma continuerebbe a esprimere perplessità verso la ricandidatura del Cav, mentre altri esponenti come Alfredo Mantovano non sarebbero contrari. Una scelta di campo legata anche alla corsa per il Campidoglio.
"Berlusconi candidato premier? Pensavo che il candidato fosse Alfano. Io sono rimasto all'Ufficio di presidenza del Pdl che ha indetto le primarie" ha commentato Alemanno a 'In onda', su La7. "Voglio capire questa candidatura di Berlusconi, capire se è un fatto definitivo o interlocutorio. Ci deve essere un momento in cui la direzione del partito sancisce questa candidatura'', ha aggiunto il sindaco di Roma.
"Per me avrebbe fatto meglio a starsene da parte. In più la sua candidatura, dopo aver lanciato Angelino Alfano, suona come una bocciatura per qualcuno... Peccato, secondo me doveva portare fino alla fine questo progetto". Lo dice il leader di Grande Sud Gianfranco Micciché, a proposito del 'ritorno' di Berlusconi, in un'intervista al Messaggero in cui sottolinea che così è a rischio l'accordo con l'Udc.
Quella dell'ex premier, spiega, "é non volere accettare la sconfitta. Probabilmente avrà fatto i suoi conti, avrà commissionato i suoi soliti sondaggi, e deve aver scoperto di avere qualche chance. Più di quante ne potesse avere Alfano". Il "vero problema" a cui va incontro il Pdl, aggiunge, è perdere l'aggancio con i centristi: "Fino a ieri continuavano a cercare Casini, lo corteggiavano. Ma con Silvio in campo...". L'epilogo "quasi inevitabile" sarà un nuovo patto con la Lega "anche se ora che a guidare il carroccio c'é Maroni l'accordo sarebbe stato più facile se il partito fosse rimasto nelle mani di Alfano".
[Informazioni tratte da Adnkronos/Ign, GdS.it, Repubblica.it, LiveSicilia.it]