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BERNARDO PROVENZANO E' STATO ARRESTATO!

Il boss dei boss è stato arrestato dalla Polizia nella campagna Corleonese

11 aprile 2006

Una notizia formidabile che nella mattina della conta convulsa degli ultimi voti elettorali ha lasciato tutti di sasso. Il ricercato numero uno in Italia, l'introvabile boss dei boss Bernardo Provenzano è stato arrestato.
Una notizia tanto grande, importante e... incredibile, da lasciare, in un primo momento, larghi margini di dubbio sulla sua veridicità. Ma subito la conferma del procuratore aggiunto Giuseppe Pignatone e dei pm della Dda Michele Prestipino e Marzia Sabella ha fugato ogni dubbio.

Bernardo Provenzano è stato arrestato a ''casa sua'', nella campagna di Corleone. Secondo quanto ha riferito la polizia, la cattura è avvenuta all'interno di un casolare tra il bosco della Ficuzza e Corleone, dove il padrino indiscusso della mafia, scarno in viso e smagrito, trascorreva la propria latitanza godendo degli appoggi di alcuni luogotenenti e dei parenti più stretti.
Maglione, jeans e scarponcini. Così era vestito il capomafia nel momento in cui gli uomini dello SCO e della squadra Mobile di Palermo sono entrati nel suo covo, mentre si trovava da solo.
All'interno del casolare c'era una macchina per scrivere modello Brother Ax 410, con la quale Provenzano continuava a scrivere i suoi ''pizzini'', i bigliettini di carta scritti a macchina mandati ai destinatari da uomini fidati per dirigere i suoi affari miliardari, visto che non utilizzava mai il telefono o il cellulare per evitare di essere intercettato. 
E invece, proprio ''intercettando'' una serie di pizzini scritti dalla moglie e inviati per mezzo di una serie di staffettisti gli inquirenti sono arrivati a lui. L'individuazione del rifugio è stata possibile grazie a una serie di complesse attività di ricerca condotte da un pool di investigatori della Polizia di Stato che, da anni, dava la caccia a Provenzano. Oltre ai ''pizzini'' sono stati seguiti anche due pacchi che, dopo diverse tappe, sono giunti nella masseria senza più riprendere il via. Così è stata decisa l'irruzione nel cascinale, che ha consentito la cattura.
Contrariamente a quanto detto subito dopo la notizia dell'arresto, Provenzano ha opposto resistenza: ha tentato prima di chiudere la porta a vetri e, quando è stata sfondata, il boss di Cosa nostra ha cercato di opporre resistenza ma dopo pochi minuti, ha alzato le braccia in segno di resa e si è fatto ammanettare.

''Lo abbiamo preso - ha spiega il questore di Palermo, Giuseppe Caruso - grazie a indagini condotte in vecchio stile, attraverso pedinamenti e intercettazioni. A un certo punto abbiamo deciso di agire. Provenzano non è stato tradito da nessuno, non ci siamo avvalsi di pentiti né di confidenti''.
Tramite le indagini, infatti, sono stati identificati anche alcuni complici che si occupavano della sua latitanza. Proprio seguendo le tracce di questi ultimi la polizia avrebbe scritto la parola fine sulla latitanza del superboss.
Dopo la cattura Provenzano è stato accompagnato in elicottero da Corleone all'aeroporto militare di Bocca di Falco di Palermo, e da lì è stato scortato nella caserma della Polizia ''Boris Giuliano'', sede della Squadra Mobile di Palermo. In piazza una folla esultante ha accolto l'arrivo del boss fischiando sonoramente e gridando in coro ''BASTARDO!''

Intanto gli investigatori stanno perquisendo accuratamente il casolare in località ''Montagna dei cavalli''. L'edificio è semidiroccato e intorno vi sono campi coltivati ad ortaggi. A un centinaio di metri di distanza in linea d'aria sorgono diverse villette, ben rifinite, utilizzate per la villeggiatura estiva.
All'interno del casolare gli investigatori hanno trovato diversi oggetti personali del boss, e come già detto una macchina da scrivere e alcuni ''pizzini''.
Provenzano aveva sistemato dei teli di plastica alle finestre per evitare che dall'esterno, durante le ore notturne, si notasse la luce accesa. Il casolare risultava infatti disabitato ed era frequentato dal proprietario, il pastore fermato dagli investigatori, solo durante il giorno.
Nella porta era stata inoltre realizzata une feritoia attraverso la quale il boss poteva controllare quando avveniva all'esterno. Al casolare si accede, dopo un cancello di ferro, percorrendo una stradella sterrata lunga circa 200 metri. I pm Michele Prestipino e Marzia Sabella, che hanno coordinato l'operazione, hanno detto che il covo di Provenzano era esattamente come l'avevano sempre immaginato

- ''L'infinita latitanza tra medici e aspiranti onorevoli'' (Corriere.it)
- ''Una lunga scalata criminale'' (La Sicilia)
- ''Scappava da 43 anni. Nessuno conosceva il suo volto'' (Repubblica.it)

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11 aprile 2006
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