Bilanci siciliani di fine anno
Ancora tanti disoccupati ''ufficilia'', ma con la seconda casa. Sarà merito del lavoro sommerso?
La fine dell'anno è ormai dietro l'angolo, è arrivato quindi il momento dei bilanci e tirare qualche somma, più che altro per capire come dover cominciare l'anno nuovo coscenti di quanto abbiamo conquistato o subìto.
E' per questo che di seguito diamo un po' di numeri (attenzione! abbiamo scritto diamo un "di" numeri, e non “diamo i numeri”, ndr) per farci un idea di come il 2009 accoglierà la Sicilia e i Siciliani.
I dati Istat sulla disoccupezione siciliana - L'indice generale di dotazione economica ovvero il rapporto tra gli occupati e la popolazione residente con un valore pari a 26,1% conferma il ritardo in termini di occupazione e sviluppo della Sicilia rispetto al resto del Paese. In Italia il dato corrispondente è pari al 36%. E' questo uno dei risultati emersi nell'Atlante socioeconomico della Sicilia realizzato dall'Ufficio regionale dell'Istat in collaborazione con il Servizio Statistica della Regione che è stato presentato nei giorni scorsi all'assessorato al Bilancio durante il convegno "Una lente per leggere i cambiamenti a scala territoriale".
L'indice di imprenditorialità spiega che ogni mille abitanti nella regione sono presenti in media 53,1 unità locali d'imprese: a Ragusa spetta il primato della classifica con un valore pari a 59,7%, seguita da Trapani con il 58,1%. La graduatoria si chiude con Siracusa (47,5%), Enna (48,6%) e Palermo (48,9%).
La vocazione al terziario dell'economia isolana è confermata anche dai dati sugli addetti alle unità locali dei servizi che, in media, sono pari a circa il 70% del totale, con valori che vanno dal 75,7% di Palermo al 61,7% di Siracusa. Nell'area nord-occidentale si è confermato il "sistema del vino" e sempre crescente è il numero di aziende agricole che producono vini di qualità.
Nell'area sud-orientale, allo sviluppo turistico legato agli itinerari culturali e naturalistici si combina la crescita di un'agricoltura specializzata, una nuova riorganizzazione del settore chimico, il trend positivo dei settori manifatturieri.
La "seconda casa" dei siciliani - Sempre dall'Atlante socioeconomico della Sicilia emerge che circa il 30% dei siciliani ha una seconda casa. Valori superiori alla media regionale per Agrigento (39,1%), Ragusa (38%), Trapani (34,9%) ed Enna (31,3%); la graduatoria si chiude con Catania che presenta una quota pari al 23,6%.
Nell'ultimo decennio le maggiori perdite relative in termini di popolazione sono state in prevalenza a carico delle aree più interne della regione: flessioni più marcate si registrano infatti per Enna con un valore pari a -15%, seguita da Caltanissetta (-7,2%), Agrigento (-5,8%) e Messina (-3,9%); Catania con +7,6% e Palermo con +4,7% registrano le performance migliori in considerazione anche della crescente presenza della componente straniera (il corrispondente dato medio per l'intera Isola è pari all'1,6%).
Il tasso medio di natalità dell'isola è pari al 10,1 per mille abitanti e risulta convergente sul livello medio nazionale (9,6 per mille): valori superiori alla media regionale si registrano per le province di Caltanissetta, Palermo e Catania mentre a Messina nascono poco più di 8 bambini ogni mille abitanti.
Il lavoro nero come fonte di "sopravvivenza" - "E' paradossale ma il lavoro in 'nero' permette di sopravvivere a 5 famiglie su 10 nella provincia di Catania". A rilevarlo è stato il segretario provinciale della Uil, Angelo Mattone, citando proprio le stime nazionali Istat riguardanti la Regione, dalle quali uscirebbe invece un quadro complessivo da "popolazione malnutrita o anoressica".
Le cifre sono state rese ufficialmente note giovedì scorso durante il convegno "Fannulloni, merito e bisogni sociali: le proposte della Uil" presieduto dal segretario regionale del sindacato, Claudio Barone. Durante i lavori Mattone ha parlato del "paradosso di una realtà, quella catanese, nella quale il lavoro nero incrementa i redditi di almeno 5 famiglie su 10 consentendo loro di sopravvivere". "Una provincia con un tenore di vita che la colloca al 95° posto e che registra una spesa media mensile pro capite di 687 euro, ultima tra tutte le province italiane - ha osservato il segretario della Uil - esce fuori da qualsiasi schema statistico". "Questo è effetto degli oltre 100 mila lavoratori in 'nero' che operano nel mercato del lavoro etneo. A questo dato si aggiunga che l'importo medio mensile delle pensioni è di 573 euro". "Pertanto - ha concluso Mattone - se ci si dovesse attenere alle statistiche generali con un spesa mensile di 687 e una media pensionistica di 573 euro, dovremmo trovarci di fronte a una popolazione malnutrita, anoressica. Paradossalmente, invece, ci soccorre il dato del lavoro nero".
[Informazioni tratte da La Siciliaweb.it]