Billy Cobham's Culture Mix in Tour. Quattro i concerti siciliani del grande batterista jazz
Prima tappa siciliana stasera al Teatro degli Ambasciatori di Catania
Con Culture Mix, il batterista americano, è riuscito a concretizzare un progetto che cercava di realizzare da molti anni: riunire intorno a sé un gruppo che fosse un po’ la sintesi di tutte le sue esperienze. Un gruppo che fosse fusion ma non troppo, con quel giusto di etnico che però non ne orientasse eccessivamente la direzione. A Cobham, infatti, al fianco dei grandi progetti di cui ricordiamo tra tutti The Art of Three (tour con Ron Carter e Kenny Barron, la cui testimonianza si trova nell’album omonimo ora finalmente in Italia distribuito da IRD) mancava un vero gruppo stabile, con il quale approfondire la conoscenza reciproca all’interno dello sviluppo della sua musica.
Il gruppo, nato nel 2001, ha già alle sue spalle un buon numero di concerti in tutta Europa, un video realizzato durante un concerto a Parigi al New Morning, un album recentemente uscito in Italia e la prospettiva di un secondo.
Cobham si conferma quindi musicista capace di confrontarsi con la cultura del mondo. Nel line up troviamo: Stefan Rademacher (basso - Germania), Marcus Ubeda (tastiere e sintetizzatore - Svezia), Per Gade (chitarra - Danimarca), Junior Jill (Steel Pad -Barbados).
Il Circuito Jazz Time, nato dalla collaborazione tra il Brass Group di Catania e Color of Sound - agenzia europea di Cobham - e sviluppatosi all’interno delle numerose e prestigiose realtà italiane ed europee che ne sono entrate a far parte, porterà ad esibirsi sia gli artisti che fanno capo alle due agenzie sia alcuni altri scelti per l’occasione. Fino ad aprile saranno ospiti del Circuito tra gli altri: Jeff Berlin, Stanley Jordan, Toots Thielemans, Anne Ducros, Elements, Marcia Maria.
Queste le date siciliane
CATANIA 20 ottobre
Teatro Ambasciatori - info: 095-7465174
SIRACUSA, 21 ottobre
Teatro Vazquez - info: 095-7465174
MESSINA - 22 e 23 ottobre
Teatro Annibale Maria di Francia
info: 095-7465174
Biografia
Billy Cobham: life is a drum solo
Nasce a Panama nel lontano 1944. Fin dall'inizio l'interesse di Billy nella musica significa interesse in "qualsiasi cosa si potesse percuotere", come ricorda lui stesso scherzosamente. Durante i primi anni di vita, a Panama, le steel drums e le congas fabbricate da suo cugino sono grande motivo di interesse. Debutta in uno spettacolo pubblico insieme al padre pianista a 8 anni. Trasferitosi con la famiglia a New York, studia al "Drum and Bugle Corps", e successivamente presso la famosa "High School of Music and Art of New York", seguendo seminari di due dei più noti musicisti del secolo: Thelonius Monk e Stan Getz.
Da questa esperienza originano una serie di contatti che porteranno Cobham a suonare con i più grandi musicisti della sua epoca, da Miles Davis a Horace Silver, fino all'ingresso nella Mahavishnu Orchestra di John Mc Laughlin, che molto prende dai quasi coevi Lifetime, capitanati guarda caso da un altro grande batterista, Tony Williams, e che fornirà a Cobham il trampolino definitivo verso la notorietà, oltre che il veicolo perfetto per fare conoscere al grande pubblico il suo originalissimo stile, improntato alla potenza, alla velocità, alla tecnica del "single stroke" (colpo singolo), che mai nessuno ha sviluppato con risultati così sorprendenti, e a una personalissima distribuzione degli elementi della batteria, tale per cui il rullante viene suonato con il braccio destro, il charleston con il sinistro, e i tom sono spesso organizzati all'inverso, con il più acuto sulla destra.
Con la Mahavishnu Cobham incide quelli che vengono considerati i dischi "fondamentali" dell'ensemble: Inner Mounting Flame, Birds of Fire, Between Nothingness and Eternity, fino al "recente" The Lost Trident Sessions (1999), che altro non è che l'ultimo disco in studio della formazione, registrato nel 1973 ma non pubblicato all'epoca per i troppi dissidi che avevano ormai compromesso quella storica quanto irripetibile formazione.
Negli ultimi tempi con la Mahavishnu, Cobham inizia a sviluppare idee proprie (questo è il più importante contributo che ci evidenzia questa ultima incisione, uscita con oltre 25 anni di ritardo), che finiranno nel suo primo disco solista, vera pietra miliare del jazz-rock e delle sperimentazioni elettriche sullo strumento degli anni '70: Spectrum, che ancora oggi è considerato un "must" dalle generazioni di batteristi, in quanto a tecnica, creatività, perizia esecutiva.
La musica di Cobham è meno "cerebrale" rispetto alle composizioni misticheggianti del "Mahavisnhu" di Mc Laughlin, eppure forse proprio per questo rende pieno merito a tutti gli strumentisti coinvolti, garantendo spazi liberi e una atmosfera che spesso arride a un funky misto a jazz, che il gruppo di Mc Laughlin non avrebbe mai troppo tollerato.
Fuori dalla Mahavishnu Orchestra la carriera di Cobham sarebbe diventata un continuo di soddisfazioni e riconoscimenti, dalle importanti collaborazioni (Gabriel, Clarke, Carlton, Carter, Benson, tra gli altri), ai gruppi che in qualche modo sono stati da lui stesso concepiti e diretti (i Dreams, con i fratelli Brecker, o la Billy Cobham/George Duke band verso la fine dei '70), o ai progetti del nuovo secolo, che lo vedono cimentarsi con le più diverse situazioni musicali (es., gli "Art of 3" con Ron Carter e Kenny Barron) o con musicisti di differenti etnie e provenienze, come con i Paradox o con il recente "North by North West".
Di recentissima uscita è invece "Drum'n'voice", una delle prove più significative del Cobham compositore, con tantissimi ospiti (i fratelli Brecker, Eddie Gomez, tra gli altri), compresi molti nomi italiani.
Billy Cobham è sempre stato un musicista coerente nelle proprie scelte musicali, alla ricerca prima di tutto di un corretto equilibrio tra se stesso e il fare musica; ha avuto il coraggio di lasciare gli Usa nel pieno della sua carriera, per ritrovare in Europa quella necessaria serenità che lo show business d'oltreoceano non consente e che spesso "brucia" molti artisti.
E’ proprio in Italia, nel settembre del 2001, che Cobham viene insignito del premio "Positano Jazz Festival", e come si legge nella motivazione: "non solo per l'instancabile ricerca così presente nei brani di sua produzione e per le meravigliose pagine musicali che ci ha donato, ma anche per il lavoro svolto con i giovani musicisti all'interno delle drums clinics."