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Bisogna sentire Massimo Ciancimino

Processo Dell'Utri: il Procuratore Generale Antonino Gatto ha chiesto la sospensione della requisitoria

12 febbraio 2010

Il Procuratore Generale Antonino Gatto, pubblica accusa al processo per concorso in associazione mafiosa al senatore del Pdl Marcello Dell’Utri, ha chiesto la sospensione della requisitoria, che si accingeva a concludere, e l’esame, come teste, di Massimo Ciancimino, figlio dell’ex sindaco mafioso di Palermo Vito.
La richiesta, che se accolta comporterebbe per la seconda volta l’arresto della requisitoria, nasce dalla trasmissione alla procura generale, da parte della Dda, di nuove rivelazioni di Ciancimino. In particolare il Pg, che ha depositato tutto il nuovo materiale, ha chiesto di sentire il testimone sui rapporti tra Dell’Utri e il capomafia Bernardo Provenzano, su presunti investimenti effettuati dai boss Stefano Bontade e Giovanni Teresi nella realizzazione del complesso edilizio di Silvio Berlusconi Milano 2 e sugli investimenti dell’ex sindaco, tramite i costruttori mafiosi Franco Bonura e Salvatore Buscemi nello stesso complesso edilizio. Questa una delle rivelazioni di Massimo Ciancimino attenzionate: "Nel 1970 mio padre investì 150 milioni di lire in operazioni gestite dalla società Lu.ra.no, riconducibile a Salvatore Buscemi e Franco Bonura. Nel '76 i frutti di questi investimenti erano rappresentati da un miliardo e mezzo di lire e da una serie di appartamenti costruiti nella zona Don Orione di Palermo. Su indicazione di Buscemi il denaro venne depositato nella banca Rasini e nella banca del Gottardo, per poi essere investite nelle società Edilnord e Immobiliare Sammartino che curarono la trasformazione di terreni posti alla porte di Milano, dando vita all'operazione Milano 2".
Inoltre il Pg ha chiesto l’esame dei funzionari della Dia che hanno svolto accertamenti sulla titolarità di una filiale della Standa da parte di un soggetto che, secondo il pentito Gaspare Spatuzza, sarebbe vicino alla cosca di Brancaccio.
Sulle istanze del procuratore Gatto dovrà ora interloquire la difesa del senatore.
Tra le nuove carte che trasmesse alla Procura generale, i pizzini scritti da Provenzano all'ex sindaco Vito Ciancimino, e un biglietto con la scritta 'Calvi-Buscemi-Dell'Utri'. In un altro biglietto depositato si legge 'Marcello Dell'Utri-Alamia'. Il magistrato spiega: "Nell'interrogatorio Massimo Ciancimino parla dell'immobiliare Inim in cui Alberto Dell'Utri, fratello gemello di Marcello Dell'Utri, rivestiva una carica importante".

I legali di Dell'Utri, intanto, non si sono voluti esprimere sulla richiesta di sospensione della requisitoria. Gli avvocati Nino Mormino e Alessandro Sammarco hanno, infatti, chiesto un termine per analizzare la documentazione prodotta dal pg e i nuovi verbali con le dichiarazioni del teste.
"Premettiamo - ha detto Mormino - che ciò che sta avvenendo in questo processo è imbarazzante perché si tenta di ampliare questo processo e di coinvolgere obiettivi che vanno al di là della posizione di Dell'Utri. Oltre a ciò va considerato che le deposizioni di Ciancimino non sono ancora terminate: non sapendo cosa altro dirà il teste abbiamo bisogno di un ampio termine prima di interloquire sulla richiesta del pg, che ci consenta, non solo di analizzare i nuovi atti, ma anche di aspettare che il teste abbia completato le sue dichiarazioni per avere un quadro completo del materiale probatorio". "La prova di Massimo Ciancimino non può entrare, al momento, al dibattimento perché è una prova a metà. La prova dibattimentale di Ciancimino non è pronta perché siamo subordinati ad un altro processo, il processo Mori", ha spiegato ancora l'avvocato Sammarco. "L'accusa - ha aggiunto il legale- ha dilatato il processo in tempi irragionevoli con iniziative processualmente non consentite. Abbiamo fatto per dieci anni un processo e adesso ne facciamo un altro. La legge e la costituzione dicono che il tempo di un processo deve essere ragionevole, quindi lo deve essere anche per noi della difesa. Per questo chiediamo un congruo termine per lo studio delle carte. La prova di Ciancimino e' ancora in fase di evoluzione, è a metà. Chiediamo che la corte tenga conto di tutte le prove". L'avvocato Sammarco su Massimo Ciancimino infine ha detto: "E' diventato ormai il più grande storico d'Italia che ci racconta tutte le storie".

La Corte d'Appello presieduta da Carlo Dallacqua, dopo essersi ritirata in camera di consiglio per decidere se accogliere le richieste avanzate dall'accusa e dalla difesa, ha concesso ai legali del senatore Marcello Dell’Utri un termine di due settimane per consentire loro l’esame delle nuove dichiarazioni di Massimo Ciancimino depositate agli atti del processo. All’udienza del 26 febbraio i legali diranno se sono d’accordo sul sentire Ciancimino e interrompere, per la seconda volta, la requisitoria o meno. Sentito il parere dei difensori la corte deciderà l’eventuale esame del testimone. Già una volta i giudici avevano rigettato la richiesta di fare deporre il figlio dell’ex sindaco di Palermo. [Informazioni tratte da Adnkronos/Ing, ANSA]

Sgarbi e l’incontro con Vito Ciancimino nel 1992 - Ieri Vittorio Sgarbi è tornato nuovamente sull’incontro avuto nel 1992 con Vito Ciancimino (LEGGI) e ha riportato, a riscontro di quanto già ribadito, una nuova testimonianza. "Ho ricevuto la telefonata di Giovanni Martinez che nel 1992 era a Cortina all’Hotel Corona. Ebbene, Martinez mi ha ricordato che nell’agosto del 1992 – lui ospite dell’Hotel Corona - ha incontrato a Cortina Vito Ciancimino, che pernottava invece all’Hotel Savoy. Che il figlio Massimo dica di non sapere nulla dell’incontro tra me e suo padre, è solo la riprova che il ventriloquo racconta solo ciò che gli conviene dire. Le ricostruzioni interessate di Travaglio e dei 'travaglini', secondo cui il partito sia nato in accordo con la mafia, sono dunque semplicemente arbitrarie". [Ufficio Stampa Comune di Salemi]

Ciancimino junior replica agli attacchi del senatore
"DELL'UTRI È IL GARANTE DI UNA MAFIA NON STRAGISTA''

L'intervista di Beatrice Borromeo (il Fatto Quotidiano, 11 febbraio 2010)

"Mio padre Vito diceva sempre che Berlusconi prima o poi sarebbe caduto sul DPF. Che cos’è ? Sono i suoi punti deboli: Dell’Utri, Previti e le Femmine". Massimo Ciancimino è arrabbiato per le dichiarazioni rilasciate dal senatore Marcello Dell’Utri al Fatto, in cui il figlio dell’ex sindaco di Palermo viene descritto come "lo scemo di famiglia", che viene "gestito dai pm" in cambio di sconti di pena. "Faccio causa a Dell’Utri - annuncia Ciancimino - perché ho già sopportato anche troppo le sue intimidazioni. Ogni volta che parla mostra la sua vera natura".

Si è offeso perché Dell’Utri le ha dato dello scemo?
"Pensi che uno degli elementi per cui sono stato condannato è che mio padre mi ha nominato suo unico erede. Evidentemente non mi considerava così stupido. Dell’Utri vuole solo screditarmi."

Cos’ha pensato leggendo l’intervista?
"Che questo è un Dell’Utri in grande difficoltà."

Secondo il senatore lei è manovrato dai pm.
"Non mi è mai stato chiesto di dichiarare nulla che non fosse vero. E non lo farei mai."

Quindi il pm Antonio Ingroia non è il regista occulto dei pentiti?
"Questa la chiamo 'sindrome da procura'. Vogliono creare un caso. E magari Ingroia, per certe sue esternazioni, si presta. Ma io non sono mai stato spinto a dire nulla."

Secondo Dell’Utri lei lo accusa per guadagnare sconti di pena.
"Falso. Mi hanno solo applicato le attenuanti generiche perché ero incensurato e ho collaborato."

Allora lo fa per salvare il tesoretto che, secondo il senatore, nasconde all’estero?
"E’ illogico pensarlo. Vivo sotto scorta, blindato, questo tesoro potrei solo guardarlo. E poi il mio patrimonio è già stato sequestrato. Mi hanno confermato il sequestro anche di una barca e di un appartamento."

Di cosa vive allora Massimo Ciancimino?
"Lavoro per un’agenzia di crediti. Faccio il trader, vivo con quei soldi."

Come mai lei è l’unico nella sua famiglia a parlare?
"Io parlo perché so le cose, ho i documenti."

Dell’Utri dice che lei ha un fratello "dignitosissimo, che infatti non parla".
"Dell'Utri riconosce la dignità a chi sta zitto. I miei fratelli non conoscevano l’attività lavorativa e politica con cui nostro padre si arricchì. Mio fratello è certamente una persona dignitosa, come dice il senatore, ma è d’accordo con me e supporta la mia scelta di parlare".

Cosa pensava suo padre di Dell'Utri?
"Lo vedeva come un subalterno. Pensava che era troppo istintivo. La grande differenza comunque è stata che mio padre non ha avuto nessuna immunità."

Dell'Utri ha detto che è entrato in politica per non finire in carcere.
"Mio padre ha subìto tutti i suoi processi. Dell’Utri ha goduto dell’immunità che la sua carica, e una serie di conoscenze, gli hanno dato."

Suo padre le parlava mai dello "stalliere di Arcore" Vittorio Mangano?
"Certo. Papà trovava allucinante che un imprenditore come Berlusconi, nel momento in cui i figli erano a rischio attentati, si rivolgesse a uno come Mangano!"

Perché?
"Questi erano i classici 'metodi accerchiativi', come diceva mio padre, di personaggi come Dell’Utri, per rendersi indispensabili a Berlusconi: fai le minacce per accreditarti sempre di più, e poi dai le soluzioni."

Lei ha affermato che Dell’Utri, a un certo punto, ha preso il posto di suo padre come mediatore con la politica.
"Io non faccio una colpa a Dell’Utri di aver sostituito mio padre nei rapporti tra mafia e politica. Però è successo: lo dice mio padre, lo scrive mio padre. Io lo confermo in aula."

Il 2 marzo lei verrà sottoposto al contro-esame nel processo Mori.
"Dimostrerò il tassello mancante: che non c’è stata nessuna contrapposizione dello Stato in quegli anni, come sempre accade nelle regioni del sud. Lo Stato, tra i mali, ha scelto il minore. La criminalità organizzata nasce e cresce negli spazi vuoti lasciati tra cittadini e istituzioni. Per questo capisco il ruolo che hanno dato a Dell’Utri."

Sarebbe?
"Dell'Utri era una nuova faccia su cui contare, capace di reggere questo equilibrio. Si voleva una mafia fondamentalmente meno dannosa per lo Stato. Una mafia non stragista. E infatti in 10 anni ci saranno stati solo una decina di omicidi."

Berlusconi ieri ha detto che "siamo alla giustizia spiritica, con qualcuno – lei – che riferisce parole di qualcuno – suo padre – che è morto da diversi anni". Parole che "non hanno nulla a che fare con la realtà".
"A Berlusconi risponderò il 2 marzo con i fatti, quando produrrò in aula tutti i documenti. Non sono come uno Spatuzza qualsiasi che parla del reato. Io antepongo al racconto il documento cartaceo che lo prova. Documentazione che mio padre ha scritto. Se mio padre scrive 'Dell’Utri, Milano 2, Berlusconi', io quel foglio lo porto in aula."

Ma cosa ci guadagna a parlare?
"Nulla. Anzi, ho capito molto tempo fa che il mio comportamento costituisce un pericolo per me. Pensi che io vengo iscritto nel registro degli indagati lo stesso giorno in cui muore mio padre, il 19 novembre 2002. Era un avvertimento: se prima c’era mio padre che garantiva questo tipo di silenzio, ora toccava a me."

Poi sono arrivate le prime minacce.
"Ho ricevuto visite spiacevoli di carabinieri e di uomini appartenenti ai servizi. Mi sono arrivati a casa pacchi bomba. Persino una lettera intimidatoria indirizzata a me, a mio figlio e a mia moglie. Da quel momento mia moglie ha cominciato a chiedermi: "Chi te lo fa fare?". Poi, quando ho continuato a collaborare, ha chiesto la separazione."

Ha ripensamenti?
"È chiaro che chi si fa i cazzi suoi ha solo vantaggi. I miei fratelli sono stati tutti prosciolti. Oggi sono preoccupato."

Cosa teme?
"È chiaro che c’è un processo di cambiamento nell’aria che fa paura. C’è chi lavora per il dopo Berlusconi. Ho paura che qualche entità esterna voglia accelerare questo processo di cambiamento, come è avvenuto nel 1992 quando Tangentopoli stava sgretolando il sistema e la politica stragista di Cosa Nostra ha accelerato il cambiamento. Oggi c’è la stessa aria. E io spero di non esserne vittima."

Ha un ruolo la Sicilia di oggi in questa ricerca dell’erede?
"No. La Sicilia, come diceva mio padre, è solo il luogo dove si fa il lavoro sporco. Ma non ci nasce mai realmente qualcosa. Le cose nascono a Roma e a Milano."

- IL "LORO" SENATORE (Guidasicilia.it, 03/02/10)

 

 

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12 febbraio 2010
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