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Bocciata dall'UE l'etichetta ''Made in Italy'' sul pollame. Scoppia la polemica con la Coldiretti

15 febbraio 2006

''L'Unione Europea mette sotto accusa le norme nazionali che impongono l'obbligo di indicare in etichetta la provenienza del pollame e dei suoi derivati e chiede all'Italia di far pervenire chiarimenti entro oggi, mercoledì 15 febbraio, poiché le ritiene non conformi alle norme comunitarie''.
A rendere noto questa posizione dell'Ue è la Coldiretti che giudica ''assurde e da respingere immediatamente al mittente le osservazioni che vengono da Bruxelles, soprattutto dopo la scoperta di casi di influenza aviaria in uccelli selvatici''.

''L'Ue arriva addirittura a sostenere - riferisce la Coldiretti - che nessun elemento indica che i consumatori italiani sarebbero indotti in errore senza la presenza dell'indicazione di origine, mentre è chiaro che l'etichetta di provenienza è un elemento di trasparenza che garantisce la rintracciabilità delle produzioni e una maggiore efficienza dei controlli''. ''L'etichetta Made in Italy - conclude Coldiretti - è obbligatoria in Italia dal 17 ottobre, in aggiunta alle indicazioni obbligatorie di etichettatura dei prodotti alimentari gli operatori che intervengono nella fase macellazione e di sezionamento e i soggetti che importano nel territorio italiano animali vivi da macellare riportino in etichetta le informazioni necessarie a ripercorrere con esattezza la storia dell'animale''.
''Le disposizioni in materia di etichettatura e, in particolare, l'obbligo di indicare l'origine della carne, rivestono - osserva l'associazione di categoria - un'importanza fondamentale, in quanto, garantendo la completa tracciabilità del prodotto, agevolano il sistema dei controlli e tutelano la salute dei consumatori e il loro diritto alla corretta informazione. Occorre impedire che le evidenti pressioni determinate da interessi commerciali prevalgano sulla necessità di tutelare gli allevamenti nazionali e la salute dei cittadini che per l'80 per cento considerano necessario che debba essere sempre indicato il luogo di allevamento o coltivazione degli alimenti secondo l'ultima Indagine Coldiretti-Ispo sulle 'Abitudini alimentari degli italiani' ''.

''La stessa Fao - continua la Coldiretti - ha giudicato efficaci le misure adottate in Italia che deve porsi all'avanguardia in Europa anche per i primati che detiene nella qualità e sicurezza alimentare. Peraltro le norme sull'etichettatura rappresentano un importante contributo per frenare la psicosi nei consumi che sta determinando un tracollo negli acquisti di carne di pollo a danno delle imprese e dei consumatori''. ''La situazione di allarme che si è creata - sostiene la Coldiretti - deve essere infatti affrontata con il rafforzamento delle misure di garanzia, controllo e trasparenza per i consumatori che vanno accompagnate - si legge nella nota - da provvedimenti di pronto intervento a sostegno del settore con un piano di protezione e salvaguardia degli allevamenti che preveda un fondo speciale di rigenerazione che punti anche a un miglioramento qualitativo e ambientale strutturale per dare un futuro all'allevamento italiano''.

Dopo la riduzione media nei consumi del 10 per cento che si è verificata nel 2005, con una perdita di 500 milioni di Euro, la nuova reazione emotiva dei mercati che ha più che dimezzato i consumi di carne di pollo rischia infatti di travolgere il comparto avicolo nel quale operano 6000 allevamenti, 173 macelli, 517 imprese di prima e seconda lavorazione che danno complessivamente lavoro a 180mila addetti per una produzione complessiva di 1,13 milioni di tonnellate di carne ampiamente superiore ai consumi interni e un fatturato complessivo di 3,5 miliardi di euro, circa il 6,5 per cento del valore dell'intera agricoltura italiana.

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15 febbraio 2006
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