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Bocciato il referendum contro il "porcellum"

La Corte Costituzionale ha dichiarato inammissibili i due quesiti referendari relativi all'abrogazione della legge elettorale

13 gennaio 2012

Due no dal palazzo della Consulta ai referendum: i 15 giudici della Corte Costituzionale - presieduta da Alfonso Quaranta con Sabino Cassese in qualità di giudice relatore - hanno dichiarato infatti inammissibili tutti e due i quesiti referendari relativi alla abrogazione, totale o in alcune parti, della legge elettorale attualmente in vigore.
"La Corte Costituzionale - si legge nella nota di palazzo della Consulta - in data 12 gennaio 2012 ha dichiarato inammissibili le due richieste di referendum abrogativo riguardanti la legge 21 dicembre 2005 numero 270 (Modifiche alle norme per l'elezione della Camera dei Deputati e del Senato della Repubblica). La sentenza sarà depositata entro i termini previsti dalla legge".
I giudici costituzionali sono rimasti chiusi in camera di consiglio per oltre nove ore. La riunione era infatti iniziata mercoledì mattina, subito dopo l'audizione a palazzo della Consulta dei rappresentanti legali del Comitato promotore referendario, rappresentato dagli avvocati Alessandro Pace, Vincenzo Palumbo, Federico Sorrentino e Nicolò Lipari.

"Con la sua decisione, la Consulta ha voluto impedire al popolo italiano di scegliere quale legge elettorale vuole". Antonio Di Pietro non ha usato mezzi termini per criticare le decisioni della Corte Costituzionale sui referendum. "Si tratta di una scelta che non ha nulla di giuridico e di costituzionale ma è politica e di piacere solo al capo dello Stato e alle forze politiche inciuciste - ha detto il leader dell'Idv -. Una volgarità che rischia di diventare regime se non viene fermata dal popolo con le elezioni. E' tempo di scendere nelle piazze e di passare alla protesta attiva per non assistere più a questo scempio di democrazia".
E' arrivata a stretto giro la replica, filtrata da ambiente del Quirinale, alle pesanti dichiarazioni di Di Pietro: "Parlare della sentenza odierna della Corte Costituzionale, come qualche esponente politico ha fatto di 'una scelta adottata per fare un piacere al Capo dello Stato' è una insinuazione volgare e del tutto gratuita, che denota solo scorrettezza istituzionale".
"Chi come noi ha dato un aiuto decisivo per la raccolta delle firme non può certo gioire per la sentenza della Corte, tuttavia la rispettiamo", ha commentato Pier Luigi Bersani che ha sottolineato: "Leggeremo il dispositivo per farci illuminare. Adesso tocca al Parlamento agire - ha aggiunto il leader del Pd -. Noi abbiamo già depositato una nostra proposta. Siamo aperti a una discussione con tutte le forze in un dialogo con la società. Certo è che non possiamo tenerci la legge che abbiamo, perché in una situazione molto grave finiremmo per vedere accresciuto il distacco cittadini-istituzioni". Bersani ha infine concluso: "Da domani siamo impegnatissimi a portare a buon fine il processo di riforma della legge elettorale".

"Io ho sempre ritenuto che l'attuale legge sia una buona legge che mira alla governabilità del Paese, ma può essere migliorata per quanto riguarda il premio di maggioranza in Senato", ha affermato l'ex premier Silvio Berlusconi, spiegando che il premio di maggioranza a Palazzo Madama "è stato attributo pro-quota alle Regioni finendo quindi di essere una garanzia di governabilità". "Io credo - ha aggiunto - che il Parlamento debba fare un intervento per portare, anche per quanto riguarda anche il Senato, il premio di maggioranza a premio nazionale".
La decisione non ha sorpreso Arturo Parisi: "Rispetta le previsioni della vigilia riportate concordemente dai giornali...". Noi, ha aggiunto, "abbiamo fatto la nostra parte. Ora spetta ai leader dei partiti. Non vorrei essere nei loro panni".
"Ora vedremo quali sono le motivazioni della decisione della Consulta sul referendum elettorale. Comunque, bisogna procedere alla modifica della legge elettorale per un'iniziativa parlamentare. Anche perché è evidente che bisogna andare in questa direzione vista la volontà della gente dimostrata dalla raccolta delle firme e la continua crescita del clima dell'antipolitica". Questo il punto di vista del vicepresidente della Camera e deputato del Pdl Maurizio Lupi parlando a Montecitorio.
Un via libera della Consulta al referendum avrebbe "obbligato il Parlamento ad agire", ma c'è "un obbligo morale, perché la legge elettorale attuale è insostenibile e inaccettabile per i cittadini", ha detto invece Massimo D'Alema, secondo il quale la modifica del sistema di voto va comunque "collegata ad altre riforme costituzionali, come la riduzione del numero dei parlamentari". "Abbiamo già presentato una proposta - ha proseguito il presidente del Copasir - siamo interessati a capire quello che diranno gli altri, ma la riforma va fatta in tempi rapidi".
Di "sentenza politica e non giuridica" parla anche Mario Segni. "La Corte si è fatta spingere da forti pressioni politiche. Vedrò quali motivazioni giuridiche ci possano essere, staremo a vedere. E' un giorno triste, io sono addolorato perché questa era una soluzione al problema di quella legge schifosa che è il porcellum. L'Italia ha perso l'occasione per sbarazzarsi di una delle sue peggiori leggi. Tra qualche giorno tutti parleranno di altro e la legge elettorale verrà rimandata all'anno prossimo prima delle elezioni". [Adnkronos/Ign]

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13 gennaio 2012
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