Boom di disoccupati con laurea
Secondo l'Istat, nel primo trimestre 2012 sono 304 mila i "dottori" in cerca di lavoro
Secondo Confindustria, nel 2011 l'occupazione ha retto nonostante la recessione che attanaglia il Paese dall'estate scorsa. "Ciò - rileva un'indagine del Centro studi di via dell'Astronomia - grazie sia all'effetto positivo del seppur lento e parziale recupero del Pil tra la fine del 2009 e l'inizio del 2011, sia al fatto che le imprese, nonostante livelli di attività molto bassi rispetto a quelli pre-crisi, hanno risposto alle contrazioni di produzione e ordini nella seconda parte dell'anno espandendo di nuovo il ricorso alla cassa integrazione".
Per quanto riguarda la qualità dei contratti di lavoro, si registra il costante calo delle assunzioni a tempo indeterminato: il 35,1% del totale del 2011 (erano 35,9% nel 2010, il 37,7% nel 2009, il 42,1% nel 2008). Le assunzioni con contratto a termine (a tempo determinato, di inserimento, di apprendistato) hanno riguardato il residuo 64,9%1, ma scendono le probabilità di stabilizzazione.
Ma sul quadro a tinte chiaroscurali di Confindustria si innesta un altro dato, diffuso dall'Istat, che evidenzia quanto si sia ristretto il campo delle opportunità nel lavoro più qualificato. In Italia, secondo l'istituto, nel primo trimestre del 2012 si rileva un vero e proprio boom di disoccupati 'dottori': sono 304 mila le persone con un titolo di laurea e post laurea in cerca di lavoro. Si tratta del livello più alto almeno dal 2004, periodo fino al quale sono disponibili i dati. Su base annua il rialzo è del 41,4%. E la maggior
parte sono donne (185 mila).
L'indagine di Confindustria rileva, tra dicembre 2010 e dicembre 2011, una sola lieve flessione dell'occupazione nelle aziende associate: -0,3% dopo il -1,1% nel 2010 e il -2,2% nel 2009. Il dato medio sull'andamento dell'occupazione nel 2011 - osserva il CSC - maschera differenze consistenti tra settori e classi dimensionali. Nelle imprese che applicano contratti dell'industria l'occupazione dipendente è calata complessivamente dello 0,4%.
La caduta più marcata si è osservata nelle costruzioni (-4,1%), mentre il comparto alimentare è il solo ad aver registrato una netta ripresa (+1,2%). Come negli anni precedenti, la contrazione occupazionale è stata più ampia nelle imprese fino a 15 dipendenti: -3,3% (dopo il -3,6% del 2010 e il -3,9% del 2009) rispetto al -0,7% nelle medie e al +0,1% nelle grandi. Questo andamento differenziato riflette quello dell'occupazione a tempo indeterminato (95,2% dell'occupazione alle dipendenze a fine 2010): -2,9% nelle piccole imprese contro il -0,9% e il -0,2% nelle medie e nelle grandi.
Nelle imprese di dimensioni inferiori è calata anche l'occupazione temporanea (-3,3%), che in quelle medio-grandi è invece cresciuta in modo sostenuto (+8,9% e +12,4% rispettivamente). Nei servizi il bilancio occupazionale nel 2011 è risultato in pareggio, ma il dato medio riflette una ripresa nel commercio (+3,4%) e nelle telecomunicazioni (+4,3%) che controbilancia il calo nei trasporti (-1,1%) e nelle altre attività del terziario (-0,9%).
Sono in riduzione le cessazioni involontarie. Il licenziamento individuale o collettivo ha rappresentato nel 2011 la causa d'uscita nell'11,6% dei casi, in riduzione dal 14,6% nel 2010 e dal 13,2% nel 2009. Nelle piccole imprese l'incidenza di questa causale è risultata non solo più elevata ma anche in espansione (15,6% dal 13,6% nel 2010).
Nel 2011 le assunzioni a tempo indeterminato sono state il 35,1% del totale delle nuove assunzioni, in calo rispetto al 35,9% registrato nel 2010 e al dato dell 2009 (37,7%) e del 2008 (42,1%), mentre le assunzioni con contratto a termine (a tempo determinato, di inserimento, di apprendistato) hanno riguardato il residuo 64,9%1 ma torna giù la probabilità di stabilizzazione. Le trasformazioni dei contratti a tempo determinato in contratti a tempo indeterminato hanno rappresentato nel 2011 il 34,3% del totale a fine 2010, una quota inferiore rispetto al 39,1% di un anno prima ma molto oltre il 24,9% del 2009. Il tasso di conversione a un anno dei contratti di inserimento (46,7%) si è confermato più alto di quello dei contratti a tempo determinato, ma è sceso anch'esso sul 2010 (52,6%). I contratti di inserimento hanno continuato a rappresentare una quota trascurabile dell'occupazione alle dipendenze (0,2%). Più diffuso l'apprendistato: lo ha usato il 18,4% delle imprese e ha interessato l'1,3% dei lavoratori.
La domanda di lavoro a inizio 2012 è rimasta in espansione ma a ritmi fiacchi se confrontata alle tendenze rilevate un anno prima. E' quanto emerge dall'ultima indagine del Centro Studi di Confindustria. Tra febbraio e aprile 2012, infatti, la quota di imprese che prevedevano un aumento dell'occupazione nei primi sei mesi dell'anno (17,9%) è diminuita rispetto a quella rilevata a inizio 2011 (22,6%), benchè superi ancora la quota di quelle che prevedevano una diminuzione (11,4%, simile all'11,0% dell'anno precedente). Il saldo delle previsioni è quindi rimasto positivo (6,5%) ma si è dimezzato rispetto a inizio 2011 (11,6%). [Informazioni tratte da ANSA, Repubblica.it]