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Borsellino quater

L'ex ministro dell'Interno, Nicola Mancino, ha preferito non rispondere

29 aprile 2014

L'ex ministro dell'Interno Nicola Mancino, chiamato a deporre al processo per la strage di via D'Amelio in corso a Caltanissetta, si è avvalso della facoltà di non rispondere. L'ex politico Dc, che è imputato al dibattimento sulla cosiddetta trattativa Stato-mafia, doveva essere sentito come imputato di procedimento connesso: tale status gli ha dato la possibilità di astenersi dal testimoniare.
"Non voglio sottrarmi in alcun modo, ma non voglio interferire su un procedimento in cui non sono stato ancora interrogato", ha detto riferendosi proprio al processo di Palermo sulla trattativa in cui è accusato di falsa testimonianza. Mancino avrebbe dovuto deporre sul suo incontro col giudice Paolo Borsellino avvenuto l'1 luglio 1992, giorno del suo insediamento alla guida del Viminale.

In apertura dell'udienza di oggi, il boss Salvatore Madonia, imputato al processo per la strage di via D'Amelio, ha fatto arrivare alla corte d'assise una lettera di protesta in cui lamenta che non gli vengono garantiti il diritto alla difesa e la riservatezza delle comunicazioni col suo legale, l'avvocato Flavio Sinatra.
Al dibattimento sono imputati anche il boss Vittorio Tutino e i falsi pentiti Vincenzo Scarantino, Francesco Andriotta e Calogero Pulci. Inizialmente Madonia aveva deciso di non partecipare al processo in videoconferenza, poi però ha scelto di presenziare.

La scorsa settimana, sul banco dei testi al processo per l'attentato costato la vita al giudice Paolo Borsellino e agli agenti della scorta è salito Giuliano Amato, presidente del Consiglio dopo le stragi mafiose del '92.
"Non ho mai saputo dell'esistenza di una trattativa per fermare le stragi tra pezzi delle istituzioni e Cosa nostra. Nessuno me ne parlò mai", ha detto Amato. "Non so nulla della trattativa - ha aggiunto - Non so se non me ne parlarono perché sapevano che mi sarei opposto o semplicemente perché non ci fu alcuna trattativa".

Sull'avvicendamento alla guida del Viminale tra Vincenzo Scotti e Nicola Mancino, che per gli inquirenti sarebbe stata una "concessione" fatta nell'ambito della trattativa vista la particolare durezza di Scotti nella lotta alla mafia, Amato ha ribadito quanto detto durante gli interrogatori a cui fu sottoposto dai pm di Caltanissetta. Per l'ex presidente del Consiglio si trattò di una questione politica interna alla Dc. "Loro mi diedero indicazione del nominativo di Mancino", ha detto. Amato ha poi ricordato di avere parlato con Fernanda Contri, ex segretario generale della Presidenza del Consiglio dei Ministri, di un suo incontro con l'allora colonnello del Ros Mario Mori.

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29 aprile 2014
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