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Bronte contro chi vende pistacchio estero spacciandolo per brontese

Il Comune etneo pronto a costituirsi parte civile in difesa del ''Pistaccio di Bronte''

03 febbraio 2009

Linea dura da parte del Comune di Bronte, in provincia di Catania, contro chi vende pistacchio proveniente da altri paesi spacciandolo per quello di Bronte. Il sindaco Pino Firrarello, infatti, ha comunicato che il Comune si costituirà parte civile se a carico dell'imprenditore cui sarebbero stati sequestrati pistacchi provenienti dall'Iran, dovessero risultare responsabilità penali (LEGGI). Questo non solo per tutelare il buon nome del pistacchio di Bronte, ma per salvaguardare le migliaia di produttori che faticano nelle irte lave dell'Etna e che, oltre a guadagnarci di meno rispetto ai commercianti, sono rimasti attoniti nel leggere le notizie dai giornali.

"Credo sia arrivato il momento di scindere la produzione dalla commercializzazione del pistacchio - dice Firrarello - Che a Bronte si produca il migliore pistacchio del mondo è vero, come è vero che nessuna legge impedisce ai commercianti di vendere pistacchio provenienti da altri paesi. Bisogna però che il consumatore sia cosciente di ciò che compra, attraverso un meccanismo certo di tracciabilità sull'origine delle merci". "Del resto - continua il sindaco - i nostri pasticceri sono diventati così bravi a lavorare il pistacchio da garantire un valore aggiunto anche al pistacchio estero con ricadute positive nel mercato. Di conseguenza non capisco perché non dichiararlo. Io devo tutelare circa 5000 produttori e l'economia legata al buon nome del pistacchio di Bronte. Quindi se ci sarà un processo noi ci costituiremo parte civile".

Per il sindaco buona parte dei problemi li risolverà il riconoscimento della Dop. "La garanzia di acquistare esclusivamente pistacchio di Bronte - ha spiegato Firrarello - la fornirà il riconoscimento del marchio Dop che vi assicuro sarà definito entro 30 giorni, ma io invito tutti coloro che intendono acquistare vero pistacchio di Bronte di rivolgersi al "Consorzio per la tutela del pistacchio", che garantisce la tracciabilità del prodotto venduto".
Le iniziative contro le sofisticazioni però non finiscono qui. "Intensificheremo i controlli - conclude Firrarello - ed ai commercianti di pistacchio chiederemo di non confondere il nostro con quello estero, imponendo loro di conservarli in magazzini differenti per facilitarne i controlli. Inoltre è bene che nelle fatture si scriva "pistacchio di Bronte" solo quando questo lo è realmente, altrimenti non bisogna scrivere nulla".
Già a dicembre Firrarello aveva organizzato un incontro con i commercianti di pistacchio per valorizzare l'oro verde di Bronte e tutelare i consumatori. Un altro incontro è stato tenuto ieri e il tema è stato ancora quello della tutela e valorizzazione del pistacchio di Bronte. [AISE]

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03 febbraio 2009
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