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BRUNO BORDOLI: ALL'ORIGINE DELLA PITTURA

19 maggio 2014


Autoritratto Luglio (1984) olio su tela cm 50x40

La formazione artistica di Bruno Bordoli si compie al di fuori degli ambienti accademici, a stretto contatto con la propria terra, vero baricentro dell'esistenza. L'ha trascorsa a Porlezza, paese immerso in una natura dominata dai monti e dai laghi con cui dialoga e si confronta ogni giorno. Le prime esperienze nell'ambito delle arti visive risalgono all'età dell'infanzia, quando le tante occasioni da trascorrere in chiesa lo portano ad apprezzare le pale d'altare e i quadri. Ricorda ancora la forte impressione avuta dalla via Crucis della Madonna del Soccorso di Lenno sul lago di Como e le gite scolastiche nelle città d'arte quali Firenze e Venezia. Sono le prime avvisaglie di un'attrazione estetica che avrà modo di maturare in autonomia e consapevolezza, dopo le scuole dell'obbligo a Como, quando inizia a recarsi a Milano per visitare il suo patrimonio artistico e le prime mostre.


Angelica pioggia (2008) acrilico e olio su tela grezza cm 200x170

È in questo periodo, nei primi anni Sessanta, che si registra la sua incipiente attività pittorica. Un esercizio appreso da autodidatta e che pratica in modo consapevole e sistematico a partire dal 1965-66. Anni cruciali, avvalorati dal matrimonio stretto con Laura Cosentino (1967): d'ora in poi la firma stesa sulle opere viene preceduta dalla lettera L(aura) in segno di condivisione della propria vita artistica. Ne è un esempio Coppia in un paesaggio (1967), dove le figure vestite di nero cercano di emergere da un fondo scuro, trovandosi comunque immerse in un'atmosfera claustrofobica. La pennellata fluida dà libero corso allo stravolgimento dei volti, segno evidente dell'inquietudine interiore che tormenta i loro animi. Il linguaggio usato si contrassegna di valori pittorici che lo accompagneranno in tutto il suo iter creativo, come se gli stilemi approntati fossero congeniti alla sua natura: il colore espressivo, il segno marcato, la pennellata sciolta vanno a rappresentare un mondo interiore, benché ispirato alla realtà circostante. I debiti verso il passato vanno riconosciuti. Si parla a questo proposito di due grandi filoni pittorici quali l'Espressionismo e il Surrealismo, entrambi intesi nelle loro possibili declinazioni, dai fauves alla metafisica per proseguire con l'Espressionismo astratto e la nuova figurazione selvaggia. In questo ampio alveo i maestri di riferimento sono tanti, tra cui Francis Bacon, Giorgio de Chirico, James Ensor, Emil Nolde, Edvard Munch e Chaïm Soutine, per limitarsi ad alcuni protagonisti del XIX-XX secolo.


Sweetheart (2001) olio su tela e cartone telato 120X80 cm

Legami che lo collocano nell'ambito di una certa tradizione pittorica, un'eredità utile per costituire un lessico personale, elaborato sul campo della vita e dell'esercizio quotidiano, mai di maniera in quanto esigenza primaria di esprimere e interrogarsi sul senso dell'esistenza, il suo mistero. Per sondarlo si appella all'universo di appartenenza che rappresenta senza fini oggettivi. La verosimiglianza, l'alta fedeltà visiva non lo interessano. Il mondo circostante funge da veicolo per esplorare la dimensione interiore. Un mezzo consapevole per fissare un'iconografia che dà ampio spettro della sua immaginazione. I soggetti trovano ispirazione dal paesaggio, dalle letture, dalle credenze popolari trasmesse per via orale, dalla vita di ogni giorno a contatto con i mass media e nella solitudine del proprio studio. Quello che conta è la capacità di interrogare, è l'insorgere improvviso del mistero che fora la prosaica realtà e getta luce in un'altra dimensione. Tra i numerosi quadri esposti si può citare l'Autoritratto (1984), opera che ribadisce il profondo legame dell'artista con la propria terra. Sullo sfondo si coglie un paesaggio lacustre con le montagne, la luna crescente e Venere. La Val Porlezza racchiude il valore archetipico del grembo protettivo in un afflato astrale che pone l'artista in dialogo con la Natura, al contempo immanente e trascendente. Anche il Ritratto di mio padre n.1 (1987), eseguito sull'onda emotiva della sua morte, si colloca nel proprio habitat naturale: i suggestivi bagliori rossastri riflessi sulle acque del lago sono dovuti ai fuochi delle montagne per la combustione delle stoppie, degli arbusti che divenuti secchi dall'autunno si incendiano facilmente.


Donna con neonato (2007) acrilico e olio su tela grezza cm 200x155

Al di fuori del proprio ego e del nucleo familiare si può ricordare Bambino nel bosco (1995), dove la solitudine tormentata del fanciullo dalle fattezze adulte non trova risposta nel bosco e nell'orizzonte vuoto. Il dialogo con la natura viene meno, sostituito dal timbro giallo dell'alienazione e dalla furia del vento. (Daniele Astrologo Abadal)


Oratorio forse portoghese (2003) olio su tela cm 80x60


Ritratto di William Shakespeare (2001) olio su tela e cartone telato 60x50 cm


Posto di blocco (2006) acrilico e olio su tela grezza cm 200x185

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19 maggio 2014
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