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Brusco stop in Sicilia sui tagli ai costi della politica

"Niente da fare! Se ci sono di mezzo i loro stipendi i deputati di Sala d'Ercole non vogliono sentire ragioni"

18 settembre 2013

Brusco stop in Sicilia sui tagli ai costi della politica. In un clima da tutti contro tutti ieri è finito nelle secche il progetto di ridurre gli attuali stipendi a 11.100 euro lordi mensili, che al netto dovrebbero oscillare fra i 6 mila e i 9 mila. In questo momento dunque i 90 onorevoli mantengono gli 11.781 euro netti al mese (esclusi i bonus che possono valere fra i 522 e i 3.244 euro lordi al mese). Ma per il presidente dell’Ars, Giovanni Ardizzone, "da gennaio le buste paga saranno comunque tagliate".
Intanto ieri, il presidente della Commissione spending review, istituita dalla Presidenza dell'Assemblea regionale per recepire i tagli contenuti nel decreto Monti e già adottati in altre regioni, si è dimesso. Antonello Cracolici (Pd) ha deciso di rimettere il mandato alla luce dei contrasti all'interno della commissione sulla quantificazione dei tagli alle indennità e agli altri emolumenti percepiti dai parlamentari regionali.
La commissione si era riunita ieri mattina per proseguire il confronto avviato nei mesi scorsi.

"La commissione è nata con lo scopo di recepire con legge disposizioni ben precise sui tagli alla spesa - ha detto Cracolici - ma nonostante il dialogo e il continuo confronto che ho portato avanti con tutte le forze parlamentari, c'era chi sottotraccia tentava in ogni modo di ostacolare e rallentare i lavori: un atteggiamento inaccettabile, che non sono stato più disposto a tollerare".
Molti dei parlamentari presenti in commissione, infatti, avrebbero chiesto di applicare un regime diverso. L'idea, condivisa da deputati di diverse forze politiche, era quella di agganciare l'indennità del parlamentare siciliano, a quello dei senatori. I deputati di Sala d'Ercole, stando alla proposta avanzata in commissione, avrebbero guadagnato l'80% delle indennità degli inquilini di Palazzo Madama. Un meccanismo che avrebbe però consentito, per intenderci, di adeguare "al rialzo" le indennità nel caso in cui fossero state aumentate quelle del Senato.
Cracolici, quindi, avrebbe raccolto l'impossibilità di lavorare a una legge che intervenisse seriamente per la riduzione dei costi politica. Così, le dimissioni.
Le cui motivazioni saranno spiegate nel dettaglio in una conferenza prevista per questa mattina.

"Fa bene l’onorevole Cracolici a lasciare la presidenza della commissione speciale per la spending review", ha affermato Marco Forzese, presidente della commissione Affari istituzionali dell’Ars e deputato dei Democratici riformisti per la Sicilia. "E’ evidente - ha dichiarato Forzese - che le resistenze rispetto al venir meno di privilegi sono fortissime. Ma un taglio netto ai costi della politica deve essere fatto senza guardare agli interessi economici di ciascuno. C’è un problema morale che è legato ad un eccesso di privilegi che ormai sono diventati insostenibili, e questi non riguardano solo i politici ma sovente i burocrati e i cosiddetti tecnici. Mi sembra che l’Ars - ha proseguito il deputato - già in maniera puntuale si sia attivata in tagli che hanno riguardato indennità e gruppi parlamentari, prim’ancora che lo facesse il decreto Monti, sul quale pende un giudizio di costituzionalità. Se poi qualcuno pensa di passare alla storia percorrendo ancora questa strada, sappia che fa male alla democrazia. Guarderei piuttosto - ha concluso - in altri settori della pubblica amministrazione per operare con determinazione".

Molto critico il gruppo parlamentare del M5s all'Ars: "Oggi - ha affermato Francesco Cappello - abbiamo assistito all'ennesima dimostrazione di come il parlamento siciliano, debitamente rappresentato da tutte le forze politiche nella commissione speciale istituita ad hoc per l'applicazione del decreto Monti, in tema di riduzione degli emolumenti sia completamente sordo. E la dimostrazione sta nel fatto che la commissione perde il vertice, dopo che non era riuscita a portare a termine il suo incarico entro il 14 agosto, cosa che ha costretto a prorogarne i lavori".

Per il Movimento 5 stelle si è persa un'occasione per riabilitarsi davanti alla gente, andando anche oltre al decreto Monti facendo leva sulle prerogative messe a disposizione dallo Statuto. "Avremmo potuto proporci - ha detto ancora Cappello - come la Regione più virtuosa d'Italia. E invece qui si continua a fare melina e a perdere tempo, nascondendosi dietro alla foglia di fico della salvaguardia dello Statuto per non rinunciare a privilegi consolidati. A mascherare la volontà di non adempiere a quanto prescritto dalla norma nazionale vi è infatti la continua invocazione della specialità del nostro Statuto da salvaguardare e l'impossibilità, da parte dei deputati, di trovare un momento di sintesi tra le disposizioni del decreto Monti e la legge che dal '65 regola l'ammontare degli emolumenti dei deputati siciliani".

[Informazioni tratte da ANSA, Lasiciliaweb.it, GdS.it, LiveSicilia.it, www.sicilia5stelle.it]

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18 settembre 2013
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