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Buon Compleanno Andrea Camilleri! Il celebre scrittore siciliano compie oggi 80 anni

Ottantanni senza rimpianti e ''continuare a campare senza perdite, specie nel modo di ragionare''

06 settembre 2005

''Continuare a campare, senza perdite, specie nel modo di ragionare''. E' questo l'augurio che Andrea Camilleri rivolge a se stesso, per i suoi ''primi'' 80 anni, che compie oggi, 6 settembre.
Un età che lo scrittore vive ''con una sorta di schizofrenia: da un lato - spiega - c'è la certezza che davanti a te hai poco tempo e quindi hai una gran voglia di fare in questo tempo che ti rimane e contemporaneamente, proprio per questo, hai voglia di lasciar perdere tutto: chi te lo fa fare, ti chiedi, goditi questi anni in santa pace''.
Due le occasioni per Camilleri di festeggiare il compleanno: una strettamente privata, in famiglia con pochissimi intimi, ed una pubblica. Dal 9 all'11 settembre sarà tra Palermo, Agrigento e Porto Empedocle per partecipare ai festeggiamenti e agli incontri organizzati in suo onore.

Ecco cosa dice Andrea Camilleri dei suoi 80 anni in un'intervista rilasciata all'Ansa.
Cosa significa oggi avere 80 anni?
''Anche ai tempi nostri arrivarci nel pieno possesso delle facoltà mentali è sempre una cosa gratificante in qualche modo. Per me si tratta, come dicevo, di vivere in una sorta di schizofrenia''.
Ottanta ma vissuti con serenità...
''Arrivo a quest età con una certa serenità, sì: ho vissuto la vecchiaia come una naturale stagione della vita a mano a mano che si avvicinava, senza depressione. Quando nasci sai che c è una parabola nella tua vita. Questi 80 mi trovano bene: abbastanza bene per la salute, compatibilmente, e molto bene da un punto di vista interiore''.

Lei da più parti è reputato un uomo saggio. Si riconosce in questa definizione?
''Il corpo ti porta sempre, godendo di salute mentale, a vivere in armonia con te stesso; è quando si pretende di più che si entra in crisi. Se hai sessanta anni non puoi competere con uno che ne ha trenta, è una assurda competizione. Questa è saggezza? Non è una bella saggezza. Saba scrive due versi splendidi: Sapevo, sconsolata tristezza/che era saggezza umana''.

Quindi cos'è la saggezza secondo lei?
''Ti nasce dall'interno, ti nasce da un valore che a volte vorresti non avere, perché le alzate di ingegno, il partire per la tangente di una invenzione interiore, sono atteggiamenti che ti fanno dire 'è poco saggio'. Eppure, forse sono iniezioni di vitalità anche quelle. Occorre essere saggi senza adeguarsi alla saggezza''.

Avrà sicuramente fatto un bilancio del passato. Ha rimpianti?
''Non c è una cosa che abbia fatto nella mia vita in cui sia stato trascinato: mi assumo cioé la responsabilità totale della mia vita. Quando arrivi alla conclusione dici 'beh, in fondo sono stato un uomo fortunato'; se metto sulla bilancia la mia vita, pende dal lato positivo''.

Quali ambizioni ha oggi?
''Ancora continuare a campare ma naturalmente senza perdite, specie per quanto riguarda il modo di ragionare. Ti accorgi in vecchiaia che il tuo vocabolario tende a ridursi, mi sta capitando. Il cervello ha scartato molto e ti riduce il vocabolario dell'esistenza all'essenziale. Non é una perdita della memoria: le cose importanti restano dentro. Elliott disse: 'L'inferno è quel luogo dove ti faranno ricordare anche il prezzo della margarina nel '29' ''.

E per quanto riguarda il lavoro, la scrittura?
''Prima di tutto la scrittura non so quanto sia un lavoro vero, effettivo. Certo non è scaricare merce ai Mercati Generali non so quanto sia un lavoro socialmente utile. Per scrivere tuttavia occorre una certa energia. Quindici anni fa ho smesso di fare regie in teatro perché non ce la facevo più, quando per la scrittura avverrà la stessa cosa, smetterò''.

Inevitabile la domanda: e Montalbano?
''C'è un Montalbano terminale, quello che decreterà la fine del personaggio e al quale sto lavorando proprio in questi giorni. Non so però quando sarà pubblicato''.

Era proprio lo scrittore ciò che sognava di fare da giovane?
''No. Avrei voluto fare l'ammiraglio. Era il mio sogno da ragazzo, stare a bordo. Volevo fare l'Accademia di Livorno o la scuola per capitani di lungo corso. Non era un idea di guerra, era un idea di mare. Purtroppo, appena dopo l'adolescenza sono cominciati problemi con gli occhi, la miopia, che mi tagliava la strada. Poi, l'arrivo degli americani ha deciso per me. Successivamente avrei voluto diventare poeta, e non ci sono riuscito, e infine scrittore, e ci sono riuscito. Però, quanti anni ho aspettato Faccio mio il motto 'primum vivere, deinde filosofare': tutti gli accidenti della filosofia sono secondari al vivere''.

Qualcuno della sua età quando apprende della scomparsa di un coetaneo si sfrega le mani. E' il suo caso?
''Sono di temperamento diverso. Via via acquisti la sensazione di essere un superstite e quasi te ne vergogni. Invece di dire 'ce l'ho fatta', ti chiedi: 'perché non è toccata a me?'. Mi accade come a coloro che tornavano dai campi di concentramento e si vergognavano. Questo nasce anche dall'aver perso i compagni con i quali condividevi una memoria comune. E non solo: c è un elenco impressionante di miei allievi morti giovanissimi, quindi non è solo un fatto di età, è perché uno si sente superstite. Io ho anche le memorie dei miei amici morti, e certe volte queste diventano inconsciamente mie. Accade che racconto un evento, un esperienza, poi mi capita di dover riconoscere, vergognandomi, che non l'ho fatta io ma un mio amico''.

E Andrea Camilleri si gode i suoi 80 anni seduto in cima alla graduatoria dei bestseller con le sue ultime novità: ''La luna di carta'' (Sellerio) e ''Il medaglione'' (Mondadori), rispettivamente al primo posto, con oltre 450.000 copie vendute, e al secondo gradino nella classifica delle top ten di narrativa.
Inedito e ricercato, invece, il Camilleri pubblicato dall'editore Donizzelli, che riscovando e pubblicando un classico dei racconti di genere come ''Il diavolo innamorato'' di Jacques Cazotte, ha deciso di metterlo in un volume insieme a un racconto inedito sul tema del ''diavolo'', di Andrea Camilleri. Con il solito gramelot siculo, il papà del commissario Montalbano si immagina un povero diavolo alle prese con poche prospettive di carriera in una società diabolica retta da una cupola che mantiene se stessa con una sorta di racket inflitto ai diavoli semplici che commette un errore. Si lascia tentare da se stesso e interviene modificando un embrione sul quale sia i diavoli che l'altra parte puntavano molto in termini di disegni universali. Sono poche pagine ma geniali. Si intitola ''Il diavolo tentatore/innamorato''.

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06 settembre 2005
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