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Buon Pro...di faccia

Il governo dell'Unione ha passato l'esame del Senato: ha riacciuffato la propria risicata maggioranza... per ora

01 marzo 2007

Alla fine il Senato ha dato la fiducia a Romano Prodi, senza che i voti dei senatori a vita fossero determinanti. Un finale che forse, nonostante l'ottimismo e la sicurezza sfoggiata negli ultimi giorni, nemmeno Prodi si aspettava, che si era dato l'obiettivo di raggiungere una maggioranza politica autosufficiente a Palazzo Madama. Certo, magari parlare di autosufficienza piena è esagerato, sicuramente il governo dell'Unione in Senato, e qui sta il busillis, è riuscito (ieri) a riacciuffare la sua oramai celebre ''maggioranza risicata''.  
Da parte sua, Prodi si è detto ''molto soddisfatto'': ''C'è l'autosufficienza sotto tutti gli aspetti, anche senza senatori a vita che sono comunque uguali agli altri. E in più Marini non ha votato''.

Ma andiamo a raccontare brevemente come si è svolta l'intensa giornata di ieri a Palazzo Madama...
Dopo che il Parlamento nelle persone dei capigruppo di tutti i partiti hanno mosso al premier accuse, scetticismi, complimenti, fiducia e fedeltà, rimproveri e condane, Romano Prodi, con voce ferma e decisa ha replicato per ventotto minuti senza mai essere interrotto, e applaudito tre volte (tiepidamente). Prodi ha chiesto al paese ''uno scatto in avanti'' per proseguire nella necessaria ripresa economica. Fermo, ma nello stesso tempo pacato, Prodi si è assunto la responsabilità di condurre il paese fuori da un non più sopportabile ristagno politico ed economico. ''L'Italia - sono le sue parole conclusive che hanno il sapore dell'appello - ha bisogno di governabilità e stabilità''.

Il premier ha parlato anche di unioni di fatto, al centro di tanti interventi in questi ultimi giorni, dicendo che sui Dico ''il governo ha esaurito il suo ruolo'' e che adesso ''la parola passa al Parlamento''. Il disegno di legge del governo non è un testo blindato ma anzi aperto a tutti i contributi. Soprattutto ''ognuno è libero di agire e decidere in assoluta libertà di coscienza''.
Ha poi ribadito l'impegno in Afghanistan sottolineando la necessità della Conferenza di pace per dare una svolta decisiva a quella missione, tema cardine per la parte radicale della coalizione che all'inizio era stata accolta con freddezza ma che ora è stata vista come unica soluzione per risolvere una situazione altrimenti difficilmente gestibile. Il governo, ha detto, prosegue ''un doppio cammino: quello di mantenere gli impegni con gli alleati ma anche di lavorare in modo intenso per un accordo politico in quel paese''. A questo deve servire la Conferenza di pace, che dovrà coinvolgere anche i paesi confinanti. ''Il governo - ha detto Prodi - continua a lavorare con un impegno lungo e serio per la pace che ha contribuito a concretizzare in questi mesi non con le parole ma con i fatti''. Qui il primo applauso a Prodi proprio dalla parte della sinistra radicale. Forse un buon auspicio (?) visto che tra due settimane il decreto che finanzia le missioni militari all'estero sarà in aula per il voto.

Nella sua replica Prodi ha poi pigiato il tasto di welfare e pensioni. Giusto nelle prossime settimane il governo avvierà con le forze sociali un tavolo per studiare ''con il metodo della concertazione'' i temi legati alla ''crescita della competitività e della produttività'' ma anche del mercato del lavoro. Tre gli obiettivi del tavolo: ''L'equilibrio di lungo periodo del sistema previdenziale''; pensare a ''forme di previdenza adeguate ai giovani e ad un lavoro meno precario'' ed infine ''l'innalzamento delle pensioni più basse''. Parallelamente a questo saranno decisi ''una razionalizzazione della spesa pubblica'' ad esempio unificando gli enti previdenziali e dei costi della politica.
Il tema che ha scatenato (tiepidamente) il secondo dei tre applausi concessi al presidente del Consiglio, è stato quello della Famiglia. Serve, ha detto Prodi, una ''politica forte per la famiglia''. ''Stiamo lavorando - ha aggiunto - soprattutto ad individuare gli aiuti finanziari alle famiglie numerose e l'aumento dell'offerta dei servizi, iniziando dalla crescita degli asili nido per cui è già stata studiata la dotazione finanziaria''.
Prodi ha poi parlato di quello che nel suo dodecalogo si trova al punto n° 4: Ambiente & Innovazione, ovvero energia solare ed altre energie alternative. Queste le scommesse che l'Italia ha accettato ''per salvare il nostro pianeta'' dal collasso ambientale. Prodi su questo ha esplicitato un concetto netto: ''Abbiamo la responsabilità di adottare un programma di risparmio dell'energia e in questo settore abbiamo già preso decisioni importanti fornite dei mezzi necessari''.

Infine, e così si è chiusa la replica del premier,  Prodi non ha mancato di sottolineare che una delle azioni di cui l'interno Parlamento si deve fare responsabile è quella di cambiare l'attuale legge elettorale. ''L'ingovernabilità - ha detto Prodi - è il rischio più grosso per l'Italia'', quello che va assolutamente risolto e rimosso ''perché l'economia per ripartire ha bisogno di stabilità'' come ci chiedono i paesi stranieri. Ecco perché è necessaria il prima possibile una legge elettorale ''condivisa da tutte le parti politiche'' e che ''dia la possibilità ai cittadini di scegliere i propri candidati''. Servono maggioranze politiche chiare e solide. Il premier non è entrato nei dettagli tecnici né ha accennato a possibili modelli di riferimento o a luoghi di confronto tra maggioranza e opposizione perché, ha detto, sarebbe ''prematuro tratteggiare modelli e luoghi''.

L'uscita dei numeri
Passate da pochi minuti le 21, il presidente del Senato Franco Marini ha annunciato il risultato: ''320 presenti, 319 votanti, quorum a quota 160. I favorevoli sono 162, i contrari 157. Il Senato approva''.
Il governo Prodi, dunque, ha ottenuto la fiducia.
Prodi ha ottenuto i voti dalla maggioranza degli eletti: 158 su 315, più i voti favorevoli dei quattro senatori a vita (Levi Montalcini, Colombo, Ciampi e Scalfaro) che non sono risultati determinanti. Anche, Turigliatto e Rossi (i due dissidenti), Pallaro e gli altri incerti hanno votato compatti. Fiducia anche da Follini che ha votato tra gli applausi del centrosinistra ed è stato tacciato di ''trasformismo'' da Forza Italia.
Scampato pericolo, dunque, per ora... Per ora, appunto, perché la fiducia data, per esempio, dal trotskista Turigliatto è stata accompagnata dalla premessa ''che non farò il capro espiatorio della crisi'' e dalla promessa che si opporà al finanziamento della missione in Afghanistan, all'Alta Velocità e ''all'eventuale controriforma delle pensioni''. Poi bisogna pensare che già c'è il fermo ''no'' sui Dico dell'indecisofinoall'ultimo italiano nel mondo Pallaro. Nemmeno l'atteso assenso di Follini è di quelli che trascina. D'altronde lo stesso ex leader centrista frena gli entusiasmi spiegando di appoggiare Prodi ''non per cercare gli allori ma per condividere le difficoltà''.

Adesso, per chiudere la pratica, il Prodi dovrà attendere il voto di venerdì alla Camera ma a Montecitorio la maggioranza non è ''risicata'' come a Palazzo Madama e può contare su numeri meno stretti.
È fatta, dunque, ma per ''tirare a campare'' martella la Cdl che parla di ''fiducia a tempo'' o ''a responsabilità limitata''. L'opposizione, insomma, fa il suo lavoro denunciando le fragilità intrinseche del governo e annunciandone la prematura scomparsa.
Ieri, intanto, sono scomparsi i manifesti mortuari dedicati al ''Mortadella'' che la Lega aveva già preparato, iniziativa smentita in serata dallo stato maggiore del Carroccio a Palazzo Madama: ''No, no, di questi annunci non ne so niente. Li ho visti, erano una goliardata ma non è farina del nostro sacco... Qualcuno li avrà pure messi lì ma noi non c'entriamo niente''.

- ''Il gioco dell'oca ritorna alla prima casella'' (G. A. Stella, Corriere.it)

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01 marzo 2007
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