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Buried - Sepolto

Una matita, un cellulare e un accendino... Sepolto per 94 minuti di suspance e un finale ben architettato

18 ottobre 2010

Noi vi segnaliamo...
BURIED - SEPOLTO
di Rodrigo Cortés

Iraq. In seguito all'attacco perpetrato ai danni di un convoglio l'autista americano Paul Conroy si troverà rinchiuso in una bara e in possesso solo di un accendino e di un cellulare. In una disperata lotta contro il tempo Paul, in debito di ossigeno e assalito dal panico, cercherà di liberarsi dalla trappola mortale.

Anno 2010
Nazione Spagna
Produzione Versus Entertainment, The Safran Company, Dark Trick Films, Studio 37
Distribuzione MovieMax
Durata 94'
Regia e Montaggio Rodrigo Cortés
Soggetto e Sceneggiatura Chris Sparling
Con Ryan Reynolds, Robert Paterson, José Luis García Pérez, Stephen Tobolowsky, Samantha Mathis, Warner Loughlin, Ivana Miño, Erik Palladino
Genere Thriller


In collaborazione con Filmtrailer.com

La critica
"A una matita, un cellulare, un accendino è affidata la salvezza di un lavoratore civile americano in Iraq, un autotrasportatore rapito e nascosto, in attesa del riscatto, in una cassa di legno seppellita sotto la sabbia del deserto. Il film, tutto girato nella cassa quasi in tempo reale, è una vera sfida: ben riuscita, di gran tensione sino al colpo di scena finale. La parte più angosciosa riguarda il telefono che serve a nulla. Lui chiama per cercare aiuto: gli interlocutori non rispondono o non capiscono, lo mettono in attesa, pretendono che digiti questo e quello, hanno lasciato un messaggio, sono occupati, lo invitano alla calma, lo abbandonano."
Lietta Tornabuoni, 'La Stampa'

"'Buried-Sepolto', che è a suo modo proprio un film sull'Iraq anche se 'non si vede nulla' - appunto - perché dal primo all'ultimo fotogramma siamo chiusi insieme al protagonista Ryan Reynolds in una cassa sepolta chissà dove, proprio in Iraq. Non è una scelta da poco, anche politicamente. Rinunciare alle immagini significa svuotarle di significato, diffidarne, disinnescarle. Ma soprattutto è una vera sfida. Chi ha chiuso il 'contractor' (un semplice camionista, non un combattente) in quella cassa? Come potrà convincere qualcuno ad aiutarlo se non ha idea di dove si trovi? E come si fa un film con un attore solo, chiuso in uno spazio angusto con un videotelefonino e un accendino per unici compagni? Lo spagnolo Rodrigo Cortés, che nelle interviste cita l'Hitchcock di 'Lifeboat' e 'Nodo alla gola', manda allegramente all'aria la verosimiglianza concedendosi di tutto: zoom, carrellate, sapienti effetti di luce. Nella cassa ci sta lui, mica noi. Ogni mossa è lecita se giustificata da psicologia e racconto. E poi in fondo basta un cellulare e il mondo intero può entrare fra quelle assi di legno. Magari ci volevano musiche meno retoriche e Cortés poteva credere almeno un attimo al potere del vuoto, concedersi un tempo morto o un lampo di oscurità reale. Però anche così, con uno script (di Chris Sparling) incalzante come un perfetto radiodramma, 'Buried' funziona benone, come certi vecchi episodi di 'Ai confini della realtà'. Anche se il meglio, più che sul piano politico, è nei tocchi di 'black comedy'. Le conversazioni surreali con gli operatori dei vari call center sono da antologia dello humour noir. Ma la telefonata più horror viene da un nemico che non concede tregue: il datore di lavoro. In fin dei conti le guerre le fanno quelli come lui."
Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero'

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18 ottobre 2010
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