C'è chi vuole abolire il reato di "apologia del fascimo"
Cinque senatori del Pdl hanno proposto un disegno di legge che cancellerebbe la norma che vieta la "riorganizzazione" del partito fascista
Ieri nell'aula di Palazzo Madama è andata in scena una pessima commedia, o meglio, una vera e propria "commediaccia". Gli esponenti del Pdl Cristiano De Eccher, Fabrizio Di Stefano, Francesco Bevilacqua, Giorgio Bonacin, Achille Totaro (tutti ex An) hanno presentato un disegno di legge costituzionale per abolire la norma che vieta "la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista". Sì, insomma, questi tizi hanno presentato un disegno di legge per abolire il reato di "apologia del fascismo". In un primo momento il ddl riportava anche la firma di Egidio Digilio di Fli, successivamente ritirata dopo una telefonata con Italo Bocchino.
A quanto si è appreso da ambienti vicini alla presidenza di Palazzo Madama, il presidente del Senato, Renato Schifani, è rimasto sorpreso ed esterrefatto dalla notizia relativa all'avvenuta presentazione in Senato di un ddl costituzionale che, abolendo la XII norma transitoria della Costituzione, non ponga più divieti alla riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista. Il presidente del Senato, pur nel rispetto delle loro prerogative costituzionali, avrebbe auspicato che i firmatari della proposta possano rivedere la loro iniziativa.
I firmatari hanno poi voluto precisare: "Nessuno di noi ha mai pensato di avviare una battaglia di tipo ideologico fuori dal tempo e dalla storia. Il nostro ddl, infatti, si prefigge di intervenire su una norma transitoria che per sua stessa natura era quindi destinata, secondo la volontà dei padri costituenti, a valere per un tempo limitato". E i senatori De Eccher, Di Stefano, Totaro, Bevilacqua, Bornacin non demordono nonostante l'invito del presidente del Senato a ritirare il contestato provvedimento: "L'intendimento - hanno aggiunto - è semplicemente quello di intervenire su reati di opinione, tra l'altro non più attuali, in conformità a quanto già proposto da tanti parlamentari liberali e antifascisti in tempi nei quali le passioni ideologiche erano assai più vive di oggi".
Il testo si trova sul sito del Senato della Repubblica e prevede l'"Abrogazione della XII Disposizione Transitoria e Finale della Costituzione", che prevede il divieto di riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista. In base a questa disposizione, l'apologia del fascismo costituisce reato in quanto promuove la riorganizzazione del movimento fascista e denigra i valori di base della Costituzione. Per il segretario del Pd Roma Marco Miccoli e di quello dei giovani democratici di Roma Domenico Romano "questo ddl è inaccettabile e mette in risalto quanto questo governo sia ben lontano dai valori incarnati dalla Costituzione. Non permetteremo che questa vergogna venga portata a termine e chiediamo che questo atto venga subito ritirato. In caso contrario ci mobiliteremo in tutta la città".
Il Pdl "prenda le distanze" dai firmatari del ddl. Lo ha chiesto Alessandro Ruben del Fli. "Già in questo momento - ha spiegato Ruben - è palese la difficoltà del nostro Paese a livello internazionale e la semplice presentazione, oltre che l'eventuale discussione, di un tale disegno di legge ci trascina nel ridicolo ed è causa di un ulteriore danno all'immagine dell'Italia e della sua classe politica". Un disegno di legge "scandaloso" e che "lascia esterrefatti, tanto più che è stato presentato a pochi giorni dalle celebrazioni per il 150 dell'Unità d'Italia. Nella storia del nostro Paese il ventennio fascista non è stato una semplice parentesi, ma è stato un sistema di potere basato su una ideologia razzista, di violenza anti democratica, di esibizione guerresca ed espansionistica, di persecuzione del dissenso e di diffuso odio antisemita". "Dovremmo invece preoccuparci di trovare - ha concluso Ruben - i giusti strumenti legislativi per assicurare il diritto alla libertà di espressione, e nel contempo di perseguire duramente i cattivi maestri negazionisti". [Corriere.it]