C'è il rischio che scoppi la guerra degli affamati... La fame sta divorando il futuro e la pace di milioni persone
La fame divora corpo e mente di un esercito disarmato di milioni di bambini cancellando il loro futuro entro i primi due anni di vita, arrestandone la crescita per sempre e con lei le possibilità di vivere in salute e avere successo nello studio e nel lavoro, gli unici strumenti per affrancarsi dalla prigionia della povertà cui sono stati condannati dalla nascita. Se sono infatti circa 3,5 milioni l'anno i bimbi morti per fame nel mondo (oltre un terzo dei 10 milioni di bimbi sotto i 5 anni che muoiono annualmente), è incalcolabile e molto più alto il numero di quelli che sopravvivono ma con danni enormi e irreversibili perché non si è intervenuti in tempo, nei primi due anni di vita per far ripartire la loro normale crescita corporea, ha spiegato Caroline Fall del Medical Research Council Epidemiology Resource Centre presso l'Università di Southampton in Gran Bretagna sulla rivista britannica The Lancet dedicata nei mesi scorsi al grave problema della malnutrizione materna e infantile.
Eppure con interventi precisi che raggiungano le popolazioni, come supplementazione dei nutrienti fondamentali per la crescita (vitamine principali), circa un quarto di queste morti sarebbero evitate, si ridurrebbe del 36% il deficit di sviluppo corporeo a 36 mesi, si ridurrebbe del 25% la disabilità associata al deficit di sviluppo corporeo. A soffrire di malnutrizione nel mondo sono 178 milioni di piccoli sotto i 5 anni ovvero il 32% di tutti i bambini di questa età, secondo il dato riferito all'ANSA da uno degli autori degli articoli, Robert Black della Johns Hopkins School of Public Health, Baltimora. Il problema si annida più ostile in una ventina di paesi, dove si concentra l'80% dei bimbi malnutriti: Repubblica Democratica del Congo, Etiopia, Kenia, Madagascar, Nigeria, Sud Africa, Sudan, Uganda, Tanzania, Egitto, Yemen, Afghanistan, Bangladesh, India, Myanmar, Nepal, Pakistan, Indonesia, Filippine, Vietnam.
Purtroppo l'aumento dei prezzi dei beni di prima necessità negli ultimi tempi sta rendendo ancora più difficile l'ardua battaglia contro la fame nel mondo: riso, mais e grano hanno subito un incremento dei prezzi del 50% negli ultimi mesi e sempre più persone soffrono per la mancanza di cibo. Questa sta mettendo a rischio la pace in molti Paesi e le popolazione si ritrova sempre più spesso a dover fare file interminabili davanto hai negozi di alimentari.
Nel cuore della Thailandia, la criminalità non era mai stata un problema. Adesso, come nel resto del Paese, l'esercito monta la guardia alle risaie per difederle dagli attacchi dei banditi. Il prezzo riso del riso è cresciuto nell'ultimo mese del 50% e adesso è prezioso come l'oro.
Attualmente in Egitto il Raiss Moubarak ha tre problemi gravi, che si chiamano pane, pasta e riso. E' il cibo del 40% dei suoi sudditi, tutti sotto la soglia di povertà, sempre più impazienti perché sono aumentati in media del 25%. Da settimane il pane a prezzo sovvenzionato che toglie, più o meno, la fame alla maggioranza dei 76 milioni di egiziani, quelli che la cautelosa stampa governativa definisce "cittadini con guadagni limitati", è diventato raro, quasi introvabile. Le code davanti ai forni si allungano, sempre più spesso si convertono in piglia piglia, in saccheggi deliranti, poi in sommosse. Il presidente Moubarak ha ordinato all'esercito di aumentare la produzione dei forni e di dare la caccia al farabuttismo del mercato nero. Il governo egiziano ha sospeso anche l'esportazione del riso per sei mesi. Anche il suo prezzo è raddoppiato ed è l'alimento che dovrebbe sostituire pane e pasta.
La guerra per il pane è arrivata anche in Tunisia. Ieri fonti sindacali hanno riferito che nella cittadina di Redeyef, nel centro del Paese, negli ultimi tre giorni vi sono stati scontri tra polizia e manifestanti scesi in piazza per denunciare l'aumento dei prezzi dei generi alimentari e la disoccupazione. Oltre venti i fermi, di cui otto sono stati trasformati in arresti. Sono rare le notizie di disordini in Tunisia, dove il presidente Zine al Abidine Ben Ali, al potere dal 1987, ha sempre mostrato poca tolleranza per il dissenso.
Le rivolte per il cibo in questi giorni hanno sconvolto anche Haiti dove ci sono stati almeno cinque morti e una quarantina di feriti. Il contingente dei 'caschi blu' dell'Onu è dovuto intervenire per impedire saccheggi e per proteggere il palazzo presidenziale a Port-au-Prince
Purtroppo le rivolte della fame sono oramai un mappamondo. Si scende in strada a manifestare (e talora si spara e si saccheggia) dal Messico al Cameroun, dal Burkina Faso alle Filippine. E' sembra che sia soltanto l'inizio. Secondo la Banca mondiale almeno 33 paesi sono a rischio di insurrezioni e moti sociali per l'aumento dei prezzi delle materie prime agricole. Secondo la Fao la crescita è stata nel 2007 in media del 40% per il grano che ha il prezzo più alto da 20 anni, il mais, il riso ma anche la soia, la colza e l'olio di palma che tengono in vita, più o meno, le plebi immense dei paesi poveri. Ipnotizzato dall'aumento del prezzo del petrolio il mondo ricco non si è accorto che si stava sviluppando un fenomeno ancora più insidioso, una carestia mondiale. Per due terzi del pianeta una variazione di riso e farine segna il brusco passaggio alla fame.
Sempre secondo la Fao, la bolletta cerealicola delle nazioni povere, aumenterà addirittura del 56% nel 2007/2008. Per far fronte a questa emergenza, l'organizzazione internazionale ha esortato tutti i Paesi donatori e le istituzioni finanziarie internazionali a incrementare la propria assistenza per un ammontare compreso tra 1,2 ed 1,7 miliardi di dollari.
E in vista del vertice del G8, che si terrà a Tokio nel mese di luglio, ma anche in preparazione dei colloqui con l'amministrazione Usa in calendario la prossima settimana, il premier britannico Gordon Brown ha deciso di lanciare un'offensiva senza precedenti contro l'aumento dei prezzi dei generi di prima necessità. Il premier si è rivolto al Fondo monetario internazionale, alla Banca Mondiale e alla comunità internazionale per esortarli a un'azione coordinata per fermare l'inflazione globale. Riprendendo la denuncia dell'Unione europea e della Fao, che hanno avvertito come sull'Africa stia per abbattersi uno "tsunami umanitario", il leader laburista ha chiesto che la questione abbia la prioritàmassima al vertice del G8 di Tokyo.
"Per la prima volta in decenni è cresciuto il numero di persone minacciate dalla fame", ha detto Brown che, in una lettera al primo ministro giapponese Yasuo Fukuda ha chiesto anche che il vertice sia occasione per chiedersi se i biocarburanti siano una scelta "responsabile e sostenibile".