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C'è poco da festeggiare

All'indice di molti l'inopportuno festeggiamento (con cannoli) di Cuffaro per non esser stato condannato per mafia

21 gennaio 2008














E' lungo lo strascico lasciato dal “dopo sentenza Cuffaro”, dovuto principalmente al suo atteggiamento, alle parole del Procuratore nazionale antimafia, Piero Grasso, e a quelle chiaramente affermate dal presidente dell'Ars, Gianfranco Micciché.

Cinque anni di reclusione e l'interdizione dai pubblici uffici, per favoreggiamento semplice e rivelazione di segreti d'ufficio. Una condanna seria, che diventa ancor più seria se il condannato guida un'intera regione. E invece no, per Cuffaro, che aveva esplicitamente detto che si sarebbe dimesso solo se condannato per concussione con la mafia (leggi), continuare a sedere sullo scranno più alto non è soltanto legittimo ma doveroso, nei confonti di quel milione e mezzo di siciliani che nel 2006 lo hanno rieletto... Purtroppo per lui non sono pochi i suoi sostenitori che avrebbero invece preferito il contrario, che avrebbero preferito il proprio prescelto dimettersi dall'incarico così come quando rinunciò all'immunità all'inizio del processo alle ''Talpe''. “Un segno di assoluta trasparenza”, hanno detto molti cuffariani intervistati in questi giorni dai giornalisti.

Un segno di assoluta trasparenza al di la dei formalismi giuridici, questi ultimi puntualizzati dal procuratore nazionale antimafia, Piero Grasso, che non ha certo assolto il presidente. “E' rimasto provato il favoreggiamento da parte del presidente della Regione, Salvatore Cuffaro, di singoli mafiosi come Guttadauro, Aragona, Greco, Aiello e Miceli, ma tutto ciò non è stato ritenuto sufficiente a integrare l'aggravante contestata di avere agevolato l'associazione mafiosa Cosa Nostra nel suo complesso. [...] E' stato riconosciuto il comportamento dei singoli, come referenti di Cosa nostra: questa è la differenza sostanziale dal punto di vista tecnico-giuridico rispetto all'aggravante dell'articolo sette (che configura l'aver agito nell'interesse della mafia, ndr)". Il procuratore nazionale ha rivendicato la linea dell'azione dei magistrati parlando di prova "diabolica" da trovare. Quella cioè che attribuirebbe il favoreggiamento non a singoli mafiosi ma all'intera organizzazione. Un passaggio che fa diretto riferimento alla polemica che da anni divide la procura di Palermo, dove alcuni magistrati volevano contestare a Cuffaro il concorso nell'associazione mafiosa.
Una tesi, quella di Grasso, sposata anche da procuratore di Palermo, Francesco Messineo: "Quello che importa è che nel capo d'imputazione sia contestato il fatto oggettivo di aver aiutato qualcuno, a sua volta imputato per mafia, ad eludere le investigazioni".
Al procuratore nazionale antimafia Cuffaro ha risposto dicendo che "probabilmente non ha letto la sentenza per intero. E' stata studiata dai miei avvocati e sostiene che non solo non è stato favorito l'intero sistema mafioso ma neanche il singolo mafioso. Non ho motivo di non credere ai miei avvocati". Affermazione che si potrebbe riassumere bene con il detto siciliano:  “'Nzoccu ccè scrittu leggiri si voli” (Quel che è scritto è scritto).

Checché se ne dica, per Cuffaro la caduta dell'Art. 7 è da considera una una vittoria: "L'accusa infamante di aver favorito la mafia è stata cancellata, la mia famiglia è più serena". Una vittoria da festeggiare con cannoli e spumante...
"Non è certamente la buona notizia che la Sicilia attendeva e di cui aveva bisogno. Io speravo, infatti, in una netta estraneità del Presidente della Regione da qualsiasi ipotesi di reato". E' critico il commento del presidente dell'Ars, “l'amico” Gianfranco Miccichè.
"Se Cuffaro vuole sul serio tornare finalmente a lavorare deve pensare alla Sicilia e alle sue emergenze, alle questioni dei rifiuti, energetiche, dello sviluppo. Non può passare la vita a salutare la gente [...] La sua condanna indebolisce la Sicilia [...] A lui voglio bene sul serio, ma quando si è messo a festeggiare dopo la sentenza gli ho telefonato e gli ho chiesto 'Ma sei convinto?, e lui mi ha detto 'Sono uscito da un incubo'. Capisco il senso di questa liberazione, ma festeggi a casa sua, in famiglia”.

Le parole di Miccichè non sono piaciute ad alcuni esponenti di Forza Italia che hanno accusato il presidente dell'Ars di essere un giustizialista. Ma Miccichè non ha cambiato né idea né toni e nel suo blog ha rincarato la dose così scrivendo:
Perché quegli inutili festeggiamenti? chi festeggia una condanna 5 anni crea nell'opinione pubblica l'idea di essere abituato a sentenze e condanne! oppure l'idea che l'unica cosa che lo preoccupava fosse quella di doversi dimettere! Come si fa a non rendersi conto che l'immagine della Sicilia è, per forza di cose, legata al suo Governatore? Mi dispiace, avevo già detto ieri che non era una buona notizia, oggi è stata peggiorata! E mi dispiace anche che qualche stupido voglia fare passare queste mie considerazioni come quelle di uno che si vuole candidare alla Presidenza al posto di Cuffaro: solo chi non capisce niente di politica o chi è in malafede non capisce che il mio atteggiamento, al contrario, complicherebbe una mia eventuale candidatura. Non è per questo che in tutta la mia vita ho sempre detto quello che penso, specialmente quando si parla della nostra terra di Sicilia. Ieri il Governatore doveva avere la consapevolezza di avere, comunque, creato un problema in più all'immagine della Sicilia che governa e doveva presentarsi alle telecamere per difendere il suo onore e quello di tutti noi dichiarando il suo rammarico per una sentenza di condanna che io ancora spero possa dimostrarsi infondata. Oggi mi sono permesso di dire, con franchezza, quello che pensavo. Come faccio sempre. Apriti cielo!!! Sono stato attaccato come fossi un giustizialista! come qualcuno che utilizza una vicenda giudiziaria per interessi personali e sapete da chi da una persona del mio partito! Ed anche il mio coordinatore ha cercato di smentirmi! ma, alla fine, chi può pensare che uno come me si può lasciare intimorire da una contrapposizione interna al partito? Allora tutti voi dovete sapere che io continuerò a fare quello che credo giusto e continuerò a dire quello che penso!

E finalmente, anche il diretto interessato ha capito che forse la sua contentezza, o meglio, come ha sempre detto lui, il suo sollievo non ha poi portato acqua al suo mulino.. "Non ho mai festeggiato, perchè è forte in me la consapevolezza del peso della condanna a mio carico". Dopo due giorni Cuffaro, è tornato a farsi sentire. "Ho solo detto, e lo ribadisco da tre giorni, che ho provato conforto per una sentenza che stabilisce che io non ho mai favorito nè la mafia nè i singoli mafiosi. L'ho detto e lo ribadisco, non sento nessuna voglia di festeggiare, evidentemente a qualcuno fa comodo strumentalizzare anche i gesti più normali della buona creanza com'è quello di offrire un caffè ai giornalisti intervenuti alla conferenza stampa". "E' vergognoso - ha continuato Cuffaro - strumentalizzare il fatto che abbia sollevato un vassoio con dei cannoli (portato in buona fede da qualcuno dei tantissimi che si sono stretti a me per abbracciarmi) come i tanti presenti hanno potuto verificare, al solo scopo di toglierlo dal tavolo dove ci stavamo sedendo per fare la conferenza stampa. Chiedo ai giornalisti presenti e che hanno potuto constatare che non c'è stato alcun festeggiamento, di aiutarmi a ristabilire il reale svolgimento dei fatti”.
“A nessuno - ha aggiunto il governatore - auguro il calvario che abbiamo vissuto in questi lunghissimi cinque anni io e la mia famiglia, ma, quelli che come me, e sono purtroppo tantissimi, hanno dovuto sopportare per tanti anni il dramma di una accusa così infamante credo possono comprendere come ci si senta ad essere sollevati da un'accusa così pesante. Almeno in questo chiedo di essere capito". 

Intanto, è partita una singolare battaglia per le dimissioni di “Totò vasa-vasa”. Ad organizzarla è stato il Prc: da oggi la Sicilia sarà invasa di manifesti contro il governatore, ma soprattutto, a partire dai prossimi giorni sarà attivo il sito www.cuffarodimettiti.eu tramite cui i cittadini potranno sottoscrivere una petizione per le dimissioni del Presidente della Regione.

 

 

 

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21 gennaio 2008
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