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C'è un indagato per l'omicidio dell'avvocato Fragalà

Si tratterebbe di un cinquantenne ex cliente del penalista. Ma le indagini continuano a non escludere alcuna pista

03 marzo 2010

C'è un indagato per l'omicidio dell'avvocato Enzo Fragalà, il noto penalista palermitano ucciso la scorsa settimana a colpi di bastone sotto il suo studio legale a pochi passi dal Palazzo di Giustizia di Palermo: è un ex cliente del noto penalista, un 50enne, titolare di una profumeria alla periferia di Palermo. L'uomo era stato arrestato per detenzione illegale di un fucile e avrebbe rimproverato a Fragalà una cattiva difesa. L'avvocato avrebbe garantito all'uomo la scarcerazione, che poi non ci sarebbe stata, e una parcella particolarmente esagerata.

L'uomo, già interrogato dai carabinieri, avrebbe fornito un alibi sui suoi movimenti la sera dell'omicidio che gli investigatori stanno verificando. La sua foto è stata mostrata ai testimoni oculari dell'aggressione - tre persone a cui poi si è aggiunta una quarta - ma dal riconoscimento non sarebbero emerse indicazioni decisive anche perché il killer indossava un casco. L'indagato avrebbe una corporatura massiccia come quella che, secondo i testimoni, aveva l'assassino.
"Ci teniamo a sottolineare - ha precisato il procuratore aggiunto Maurizio Scalia, che coordina le indagini - che si tratta di una delle piste seguite e che non c'é ancora nulla di decisivo".

Comunque, sarà solo l'esame del Ris dei suoi vestiti e del casco a stabilire se effettivamente ci sono tracce di sangue o saliva del penalista ridotto in fin di vita a colpi di bastone e poi morto dopo tre giorni di agonia. L'uomo indagato, per un atto dovuto, per consentirgli di nominare un difensore in attesa di un atto irripetibile che verrà svolto giovedì a Messina, non sarebbe l'unico su cui i Carabinieri indirizzano l'attenzione.
Le principali piste seguite restano cinque, e tutte accreditano l'ipotesi della vendetta per l'impegno professionale di Enzo Fragalà. Nel suo ultimo giorno di lavoro al palazzo di giustizia il legale aveva sostenuto un'appassionata arringa per la ragazzina costituita parte civile contro il patrigno che la faceva prostituire nei salotti della Palermo bene e nello studio di un insospettabile ingegnere (poi condannati entrambi): i nomi di molti clienti sono ancora oggetto di indagine da parte della Procura. I magistrati ipotizzano anche una possibile vendetta contro l'impegno di Enzo Fragalà nei processi per le faide del quartiere Cep di Palermo e di Lercara: qualche familiare delle controparti potrebbe non aver gradito i successi del legale, che aveva ottenuto assoluzioni e importanti sconti di pena. Fra le ipotesi che restano al vaglio degli inquirenti resta pure la vendetta di mafia, per la scelta di alcuni clienti di Fragalà di ammettere il loro ruolo di prestanome dei boss. Infine, c'è anche la pista che porta alla difesa di Giuseppe Castorina, l'imprenditore che sta svelando alla Procura i misteri della "sanitopoli palermitana".

[Informazioni tratte da ANSA, Adnkronos/Ing, Gds.it, Repubblica/Palermo.it]

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03 marzo 2010
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