C'era una volta il Ponte sullo Stretto...
Nel Documento di economia e finanza del Governo più di un miliardo di euro destinato alla sua realizzazione? Niente affatto, solo un'errata lettura
Mai vista una cosa del genere! Altro che mostro di Loch Ness! Parliamo una costruzione gigantesca, mai realizzata, che appare e scompare… sulle carte. Una storia, oramai leggendaria, che i padri hanno raccontato ai figli e i nonni racconteranno ai nipoti.
Siamo sicuri che tutti hanno capito di cosa stiamo parlando... Sì, avete capito benissimo! Stiamo parlando del Ponte sullo Stretto di Messina.
E perché mai stiamo parlandone di nuovo? Si chiederà magari qualcuno. Perché il ponte, dopo essere scomparso - si pensava definitivamente - dai programmi politici di governi, sembra essere ricomparso nel Def (Documento di economia e finanza).
Una ricomparsa che ha fatto insorgere il Movimento 5 stelle, Sel, il Codacons e il Wwf. Ma il ministero delle Infrastrutture e dei trasporti ha smentito tutto: "Un'errata lettura di una tabella dell'allegato del Def ha indotto a ipotizzare un rifinanziamento del ponte" (sembrerebbe oltre un miliardo di euro destinato alla sua realizzazione).
Nel frattempo, però, le associazioni si erano scatenate: "Non si capisce a quale titolo - avevano detto gli ambientalisti - compaia nell'aggiornamento al Def oltre un miliardo di euro destinato al ponte. E' da tempo che vengono accreditati dai media contatti tra il presidente del Consiglio Renzi e i vertici dell'ormai sciolta Stretto di Messina, le indiscrezioni sulla riapertura del 'file' del ponte sarebbero giustificate in ambito governativo dal rischio di penali, ma non è così: noi sappiamo che alla luce dei rapporti contrattuali tra Società Stretto di Messina e il General contractor non esiste alcuna penale da pagare e pertanto l'investimento di oltre un miliardo di euro è assolutamente ingiustificato".
Anche il Codacons era sceso sul piede di guerra: "Il governo deve fornire chiarimenti urgenti sullo stanziamento di quasi 1,3 miliardi di euro per il ponte, o la Corte dei conti sarà chiamata a indagare sull'ennesimo caso di utilizzo 'fantasioso' di soldi pubblici". "Da una parte il premier Renzi pensa di trovare risorse ricorrendo all'aumento dell'Iva e delle accise sulla benzina inserendo clausole di salvaguardia che danneggiano pesantemente le famiglie, dall'altro sembra voler stanziare una cifra abnorme per un'opera dalla controversa utilità, che non migliorerà certo le condizioni economiche dei cittadini del sud Italia - aveva commentato il presidente Carlo Rienzi -. Ci aspettiamo una smentita urgente del governo su tale finanziamento; in caso contrario sarà inevitabile un ricorso alla Corte dei conti per fare luce sul corretto utilizzo dei soldi pubblici. Con questi 1,3 miliardi di euro il governo avrebbe potuto aiutare le famiglie calabresi e siciliane in difficoltà, considerando che proprio in queste due regioni si registra il più elevato tasso di povertà d'Italia".
Dopo l'interrogazione parlamentare presentata da Sel, il ministero delle Infrastrutture e dei trasporti ha smentito e spiegato tutto. "Si tratta - hanno spiegato dal ministero - della tabella Revoche e reimpieghi, pubblicata sul sito del Cipe per obbligo di legge sin dal gennaio scorso e riportata all'inizio dell'Allegato Infrastrutture. Il Decreto legge 23 dicembre 2013, n. 145 (convertito dalla legge n. 9 del 21 febbraio 2014) stabilisce, all'art. 13, comma 1/bis, che venga pubblicata un'anagrafe dei provvedimenti aventi forza di legge con i quali siano state revocate le assegnazioni disposte con delibere Cipe per la realizzazione di interventi infrastrutturali". "Il termine reimpieghi indica non lo stanziamento di risorse a un'opera, ma l'indicazione storica di risorse revocate e non utilizzate né utilizzabili", prosegue la nota del ministero, che aggiunge: "A riprova che per il Ponte sullo Stretto di Messina non sono state assegnate risorse basta consultare la Tabella 2 dell'Allegato Infrastrutture "Stato dell'arte e degli avanzamenti del programma infrastrutture strategiche" dove alla voce "Ponte Stretto Messina" (pagina 70) non risultano stanziamenti".
Dunque, i chiarimenti sono arrivati e il Ponte sullo Stretto resta un capitolo chiuso, un’opera archiviata... Non proprio. Almeno secondo il viceministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Riccardo Nencini che vuole "mettere il punto interrogativo accanto alla frase 'il ponte di Messina è un'opera archiviata'". Il sottosegretario, intervistato dall'Adnkronos, ha detto infatti che: "Potrebbero esserci capitali stranieri interessati a realizzarlo", e ha puntualizzato come la sua "non è un'affermazione generica".
Secondo Nencini, uno dei problemi riguardanti il Ponte è che si tratta di una infrastruttura "segnata da un fattore simbolico eccessivo", perché "collegata al nome e al cognome Silvio Berlusconi". Un’opera che, ha evidenziato ancora, "ha generato nel tempo una frattura tra chi sta di qua e di chi sta là senza possibilità di ragionare sui contenuti". Per questo, "fuori dai simboli", secondo il viceministro, "la domanda da porsi è se vi sia una utilità vera di quel ponte, una utilità per la mobilità delle persone e delle cose e quindi per la civiltà di un Paese". Anche perché il ritardo infrastrutturale della Sicilia impone soluzioni concrete: "O il ponte o aumentiamo i servizi via terra e via mare. Tertium non datur".