C'era una volta la ''paghetta'' ora diventato ''stipendio''. E se i genitori non versano, dritto in tribunale
Ecco come cambiano i tempi...
C'era una volta la ''paghetta''. C'era un volta sì, perché oggi il gruzzoletto settimanale o mensile che i genitori davano ai propri figli ha assunto i connotati di un vero e proprio stipendio.
A dirlo è il risultato di un'analisi condotta dall'Osservatorio sui diritti dei minori su un campione di 200 genitori di figli adolescenti in età compresa fra i 14 e i 17 anni, dislocati su tutto il territorio nazionale.
Per il 77% di loro la soglia minima di erogazione finanziaria mensile ai figli, necessaria a mantenere nella norma il livello di confronto, è di 200 euro.
Lo abbiamo detto e ripetuto: il carovita c'è, e c'è per tutti!
La causa dell'innalzamento della ''fu paghetta'', almeno secondo il 72% dei genitori, sarebbero le spese per la tecnologia. ''Un'enormità - secondo il parere del sociologo Antonio Marziale, presidente dell'Osservatorio - se paragonate alle 100mila lire mensili che bastavano e avanzavano fino all'avvento dell'euro''.
Per questo mantenimento delle "spese tecnologiche", il 65% dei genitori dichiara di dare ai figli circa 105 euro mensili: 25 per l'acquisto di ricariche telefoniche, 30 per l'acquisto di qualche giochino, cd musicale o dvd, 30 per l'acquisto di accessori vari, 20 per l'acquisto di eventi sportivi su Pay-tv. Tra le risposte rilevate non rientra invece l'abbonamento ad internet addebitato ai figli.
In ribasso, invece, l'abbigliamento griffato, un minimo fisso giornaliero per lo spuntino a scuola, le iscrizioni a società sportive o a scuole artistiche, il ritrovo in locali pubblici per la pizza o l'happy hour, il carburante per il motorino (che comunque incidono sul bilancio complessivo familiare).
Ma chi, tra mamma e papà, apre più volentieri il portafoglio? Beh, volentieri è una parola grossa, ma almeno a sentire il 66% delle mamme sono i padri ad elargire l'obolo, papà che devono poi sentirsi rimproverare dalle mamme per le ''emorragie fuori bilancio'' determinate proprio dall'intramontabile generosità paterna.
E se i genitori scelgono la via del ''minimo sindacale''? Beh, che stiano attenti, perché potrebbero essere trascinati in tribunale ''dal sangue del loro sangue''.
Non stiamo scherzando, è infatti quello che accade in Francia, dove il fenomeno delle cause intentati dai figli per avere più sostegno economico sta raggiungendo cifre da allarme sociale. Secondo i dati del ministero della Giustizia francese, citati dal quotidiano Le Figaro, da 30 casi registrati nel 1992 si è passati a 1.800 nel 1999 e a oltre 2.000 nel 2003. Su 400.000 casi di diritto familiare sottoposti a giudizio ogni anno, 2.000 riguardano le cause dei figli contro i genitori.
L'epicentro giuridico di questo terremoto è l'ormai famoso articolo 203 del codice civile. A questo fanno appello i ragazzi per legittimare le loro richieste e precisamente al passo che recita che i genitori hanno ''l'obbligo di nutrire, mantenere e allevare i propri figli''.
Tale obbligo non si esaurisce con la maggiore età del figlio, ma si prolunga fino al momento in cui quest'ultimo non avrà raggiunto la piena autonomia economica, cioè - come ha specifica la Corte di Cassazione francese nel 2000 - ''quando avrà trovato un lavoro stabile''.
Secondo l'avvocato Marie-France Ponelle, specializzata nel diritto di famiglia e responsabile di diritto minorile al foro di Parigi, l'esplosione di questo fenomeno è dovuto ''all'americanizzazione dei costumi, alla crisi dell'autorità dei genitori, ma anche e soprattutto al numero crescente di divorzi, che generano conflitti familiari, a cui si aggiunge la prolungata dipendenza economica dei giovani dai genitori''.
L'articolo 203 è stato contestato dalle famiglie e sottoposto ad alcuni tentativi di riforma, nel 2000 e nel 2002, volti a colpire particolarmente gli oneri imposti ai genitori, senza tuttavia mettere in discussione la legittimità del principio che, invece, è giudicato fondamentale nei casi di divorzio o di decesso di un genitore. Allo stato attuale, se il figlio vince la causa, riceve un sussidio pari al 10% dei redditi mensili dei genitori.