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Caccia ai mandanti occulti della ''Strage Bosellino''. La procura di Caltanissetta ritorna all'attacco

Dalla settimana scorsa interrogatori a tappeto per inchiodare i mandanti, ancora sconosciuti, della strage di Via D'Amelio

22 novembre 2004

19 Luglio 1992, il giudice Paolo Borsellino viene ucciso dalla mafia con un'autobomba.
Per cercare di scoprire i mandanti occulti che hanno voluto la sua morte, i magistrati della Dda di Caltanissetta stanno ascoltando, dalla scorsa settimana, decine di persone, fra cui anche boss mafiosi detenuti, cosiddetti irriducibili, che non hanno mai accettato di collaborare con la giustizia.
Nella lunga lista di persone da interrogare figurano ex deputati e senatori, funzionari dei servizi segreti e collaboratori di giustizia.
Il procuratore Francesco Messineo, che coordina l'inchiesta, ipotizza che le motivazioni delle stragi di Falcone e Borsellino sono coincidenti, ma l'attentato di via D'Amelio avrebbe subito un'accelerazione ''perché Totò Riina era alla ricerca di nuovi referenti politici che tardavano ad arrivare''.
I pentiti Giovanni Brusca e Nino Giuffrè hanno fornito ai magistrati e alla Dia di Caltanissetta che svolge le indagini, moventi e chiavi di lettura che però non appaiono coincidenti.

L'ex boss di San Giuseppe Jato, Giovanni Brusca, ha sostenuto che la decisione di uccidere Paolo Borsellino sarebbe stata ''accelerata'' dalla necessità di far decollare la ''trattativa'' che Riina aveva avviato con uomini delle istituzioni per ottenere vantaggi legislativi in favore di Cosa Nostra. Antonino Giuffrè, ex Totò Riinauomo di fiducia del super latitante Bernardo Provenzano, che ha parlato di una sorta di sondaggio fatto dai boss nel '92 tra gli imprenditori e i politici vicini a Cosa Nostra per verificare se c'era il loro consenso alle stragi, ha pure affermato che la morte di Borsellino sarebbe stata voluta da Provenzano per impedire al magistrato di avviare indagini sul nodo mafia e appalti. Su queste differenti versioni stanno indagando gli investigatori, che risentiranno i due pentiti.
Gli inquirenti si chiedono anche se la ricostruzione di Giuffrè possa rappresentare un movente aggiuntivo, rispetto a quello indicato da Brusca, o se un' ipotesi esclude l'altra. In particolare, la Dda vuole accertare il motivo per cui Provenzano avrebbe ordinato la morte di Borsellino, se cioè sia legato agli appalti o alla ''trattativa''.
I pm sottolineano anche il fatto che Riina, come emerge dalle dichiarazioni di numerosi pentiti, in quel periodo non sarebbe stato ''in sintonia'' con Provenzano.
Alla luce di ciò gli inquirenti si chiedono perché il boss latitante avrebbe dovuto aiutare Riina a "dare un altro colpetto dopo Falcone"?
Bernardo ProvenzanoL'interrogativo è stato rivolto dai magistrati di Caltanissetta a Giuffrè, il quale ha spiegato che in Cosa Nostra non si usava fare troppe domande: ''La curiosità - aveva spiegato - per i boss è l'anticamera della sbirritudine o della morte''.

Questa inchiesta sui mandanti occulti è la terza che viene condotta dalla procura di Caltanissetta. Le altre due precedenti, che hanno visto fra gli indagati anche il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi e il senatore di Forza Italia Marcello Dell'Utri, sono state tutte archiviate.
Il procuratore Messineo vuole cercare di colmare i buchi investigativi sulla strage di via D'Amelio, in particolare chi ha schiacciato il pulsante che ha provocato l'esplosione ma soprattutto chi si sarebbe nascosto 12 anni fa dietro Cosa nostra, portando ''per mano'' Riina a deliberare le stragi.

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22 novembre 2004
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