Caccia aperta a Provenzano. Scoperto a Marsiglia l'appartamento dove il boss abitò nel 2003
Molti e utili gli indizi finora raccolti dagli inquirenti nel corso della rogatoria internazionale
La caccia al super latitante Bernardo Provenzano continua a svolgersi a Marsiglia, dove nel 2003
la ''primula rossa di Corleone'' si recò per operarsi alla prostata.
Secondo quanto emerge dalla rogatoria internazionale che viene effettuata nella città provenzale dal procuratore di Palermo, Pietro Grasso e dal pm della Dda, Michele Prestipino, al vecchio padrino corleonese sarebbe stata messa a disposizione nell'ottobre 2003 un'abitazione in cui trascorrere le settimane in attesa di essere ricoverato.
A Marsiglia Provenzano è rimasto a lungo, anche da turista, protetto da alcuni favoreggiatori come Salvatore Troja e Nicola Mandalà, entrambi della cosca di Villabate, e adesso in carcere, ritenuti gli organizzatori del viaggio della speranza del vecchio padrino. Oltre ai due gregari siciliani, il boss avrebbe avuto altre persone fidate in Francia che lo avrebbero aiutato.
Gli inquirenti, con la collaborazione degli investigatori della polizia dello Sco, stanno seguendo alcune piste che per il momento vengono tenute riservate, ma che presto potrebbero portare ad importanti sviluppi investigativi. Aver individuato a Marsiglia la casa in cui il boss ha vissuto per 19 giorni, in attesa di essere sottoposto all'ormai noto intervento chirurgico alla prostata, è importante per scoprire chi l'ha affittata, che tipo di collegamenti può avere avuto con Provenzano, quante persone vivevano con il boss e che abitudini avevano.
Basti pensare che fino ad ora, in 42 anni di latitanza, gli investigatori non sono mai riusciti a individuare un solo covo del capo di Cosa nostra e quindi non si conoscono le ''abitudini''. Nessuno - anche fra i suoi uomini più fidati - ha mai visto il luogo in cui vive.
Alla clinica ''La Casamance'' in cui è stato sottoposto a due interventi clinici, la sua stanza aveva un solo letto e la finestra domina la valle del Huveaune. Al momento del suo ricovero, nell'ottobre 2003, chiese espressamente di non avere il telefono in camera, cosa che peraltro hanno tutti i pazienti della clinica perché l'uso dei cellulari è vietato. E mentre il padrino veniva curato, Mandalà e Troja, trascorrevano le notti nei casinò. Anche il giorno in cui il boss venne operato non disdegnarono di fare un ''tour'' per i locali notturni della città. Adesso la polizia sta cercando di acquisire i video filmati dalle telecamere a circuito chiuso di alcune sale da gioco frequentate dai due gregari.
Inoltre le testimonianze di medici e infermieri raccolte in questi giorni dagli investigatori, sono servite agli esperti della polizia scientifica per ''ritoccare'' le guance, il mento e la fronte dell'identikit già reso pubblico qualche mese fa: un uomo dal volto più invecchiato e sofferente.
Resta invece immutato, rispetto alla precedente ricostruzione della scientifica, il taglio degli occhi e quello sguardo penetrante, che ha colpito tutte e hanno sottolineato tutti i testimoni ascoltati nel corso della rogatoria internazionale.