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Calderoli di nuovo ministro? Una catastrofe...

Secondo il figlio di Gheddafi il ritorno al governo dell'esponente leghista potrebbe essere catastrofico

03 maggio 2008

Era il 16 febbraio 2006. Mentre nel mondo islamico infuriavano le proteste contro la pubblicazione da parte di un giornale danese di alcune vignette satiriche sul profeta Maometto e l'Islam, l'allora ministro delle Riforme del governo Berlusconi, il leghista Roberto Calderoli, si presentò in televisione mostrando una delle caricature incriminate stampigliata sulla maglietta, innescando una crisi fra Italia e Libia.
Nei mesi di gennaio e febbraio del 2006 le proteste avevano toccato l'apice, infiammando le piazze: in Pakistan, Indonesia, Nigeria, Siria, Arabia Saudita, Libia e in molti altri Paesi musulmani le bandiere danesi venivano bruciate in pubblico da folle inferocite, mentre i governi iniziarono un boicottaggio contro le merci scandinave. Proprio in questo contesto di disordini e di crisi diplomatiche, Roberto Calderoli si mostrò in televisione con una delle caricature incriminate stampigliata sulla maglietta che indossava. Il 17 febbraio, a poche ore dallo “show” di Calderoli sul telegiornale di Raiuno delle 20.00, centinaia di persone assaltarono il Consolato italiano di Bengasi bruciando le auto del personale e cercando di penetrare nel palazzo. Il bilancio dell'assedio, dopo la reazione della polizia libica, fu di 11 morti e un altissimo numero di feriti.
Dopo giorni di frizioni diplomatiche tra Palazzo Chigi e il regime di Gheddafi, Calderoli fu costretto alle dimissioni...

"Se l'esponente della Lega Nord Roberto Calderoli ridiventasse ministro del prossimo governo Berlusconi si avrebbero ripercussioni catastrofiche nelle relazioni tra l'Italia e la Libia".
A distanza di due anni dai deprecabili fatti di Bengasi, il figlio del leader libico Muammar Gheddafi, Saif El Islam, ha rilasciato queste affermazioni all'agenzia ufficiale libica Jana.
Saif El Islam Muammar al Gheddafi considera, infatti, l'eventuale decisione del premier in pectore Silvio Berlusconi di rinominare ministro Roberto Calderoli "un affare interno che riguarda l'Italia", ma nel contempo fa presente "la gravità di questa questione".
La nota della Jana ricorda, infatti, la manifestazione di protesta scoppiata a Bengasi nel febbraio 2006 contro il Consolato italiano in seguito alla maglietta con la vignetta anti-islamica mostrata da Calderoli in televisione. "La crisi - si legge nel testo della Jana - è stata allora circoscritta, causando anche le dimissioni del ministro italiano. Ma in seguito alla vittoria della destra italiana nelle ultime elezioni, sono giunte voci sulla possibilità di ricandidare nuovamente quel ministro, che si considera il vero assassino dei cittadini libici morti in quell'occasione".

Una affermazione pesante quella libica che in Italia è stata respinta dai partiti in maniera bipartisan, anche se la questione è stata affrontata dai leader del Pdl, a cominciare da Silvio Berlusconi, con la massima cautela per evitare di alimentare quelle che potrebbero trasformarsi nelle prime frizioni diplomatiche che il nuovo Esecutivo sarebbe chiamato a gestire.
A replicare immediatamente è stato proprio Calderoli, il quale ha ricordato come la scelta dei ministri del governo italiano spetti al leader del Pdl, "che ha avuto mandato dal popolo sovrano".
Alle sintetiche e generiche dichiarazioni a caldo dell'ex ministro delle Riforme, si sono aggiunte quelle di Roberto Maroni e Mario Borghezio che hanno manifestato solidarietà al loro compagno di partito.

Ma la levata di scudi contro le affermazioni del figlio del leader libico c'é stata anche dai partiti dell'opposizione, come il Pd e l'Udc, col netto rifiuto del "diktat" nei confronti dell'esponente del Carroccio, giudicato "inaccettabile".
Come detto, nessun intervento specifico invece, almeno ufficialmente, dai leader del Pdl, a cominciare da Silvio Berlusconi che, insieme al presidente della Camera Gianfranco Fini, e allo stesso leader della Lega Umberto Bossi , ha deciso di adottare un "low profile", un atteggiamento di massima cautela, per non alimenatre tensioni con la vicina Libia che potrebbero sfociare in una crisi diplomatica. Da qui l'assenza di dichiarazioni pubbliche del Cavaliere e dei leader alleati. Ferma restando, secondo quanto si racconta in ambienti parlamentari della maggioranza, la solidarietà che non sarebbe mancata all'esponente del Carroccio in un giro di telefonate private.
Nella tarda serata di ieri è stato proprio Calderoli a dirsi "commosso" per la "solidarietà ricevuta da parte di tutti, maggioranza ed opposizione".

I rapporti tra il leader libico ed il presidente del Consiglio italiano in pectore sono sempre stati molto buoni, anche se le relazioni tra Roma e Tripoli hanno vissuto negli ultimi anni periodi altalenanti, con un lungo contenzioso bilaterale, originato dall'occupazione coloniale italiana, che non è stato ancora chiuso. Un contenziono che Silvio Berlusconi ha più volte spiegato, durante il suo precedente governo, di voler sanare per giungere ad una piena e soddisfacente collaborazione con il vicino nordafricano.
Nella nota dell'agenzia libica è stato ricordato anche che il 9 febbraio 2006, quindi a pochi giorni dall'assalto al Consolato italiano, la Fondazione internazionale al Gheddafi per le Associazioni di beneficenza e sviluppo rilasciò un comunicato "invitando a manifestare in segno di protesta contro l'allora ministro Calderoli" per aver indossato una maglietta su cui era stampata una della vignetta caricaturali del profeta Maometto. Riguardo alla manifestazione di Bengasi, in cui morirono undici persone, la Jana ha rammentato: "Detta manifestazione è stata affrontata da parte delle forze dell'ordine in Libia e sono caduti numerosi cittadini libici aumentando, così, la rabbia popolare che ha portato a bruciare il consolato italiano a Bengasi. La crisi è stata circoscritta, causando anche le dimissioni del ministro italiano".

- VERGOGNA! (Guidasicilia.it, 18/02/06)

- A Bengasi la folla grida "Morte all'Italia" (Guidasicilia.it, 20/02/06)

- Italia e Libia? Paesi amici! (Guidasicilia.it, 03/03/06)

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03 maggio 2008
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