Cambia carcere la "dama di compagnia" di Riina
Alberto Lorusso è il boss pugliese che ha "raccolto" le furiose minacce del capomafia corleonese
E' stato trasferito in un altro carcere Alberto Lorusso, il detenuto con cui Totò Riina ha trascorso la "socialità" negli ultimi mesi. Il boss pugliese della Sacra corona unita è la cosiddetta "dama di compagnia" (così viene definito nel gergo carcerario il compagno con cui il boss detenuto al 41 bis trascorre due ore al giorno) con cui Riina ha parlato dei magistrati di Palermo, minacciando ripetutamente il pm Nino Di Matteo e gli altri componenti del pool sulla trattativa. Lorusso nei giorni scorsi è stato interrogato dal procuratore di Palermo Francesco Messineo e dal suo aggiunto Vittorio Teresi.
Ieri il comitato di presidenza del Csm ha deliberato di mandare in visita una delegazione venerdì per solidarietà ai pm minacciati dalla mafia. La proposta sarà sottoposta al plenum. "Il Comitato di presidenza ha deliberato - si legge in una nota - di proporre al plenum per il prossimo 20 dicembre la visita di una delegazione consiliare guidata dal vicepresidente a Palermo per incontrare i capi degli uffici giudiziari, manifestare la presenza solidale del Csm nei confronti dei magistrati oggetto di intimidazioni e verificare i possibili interventi dell'Organo di governo autonomo a supporto del sereno ed efficiente esercizio della giurisdizione in quel territorio".
Il Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria ha, intanto, messo Lorusso a disposizione dei due pm, trasferendolo di carcere e da quel momento lo ha lasciato nella nuova struttura penitenziaria. Riina ha così un nuovo compagno di socialità, un altro mafioso non siciliano, appartenente cioè a un'altra organizzazione criminale.
Secondo quanto si è appreso, i magistrati di Palermo sospettano che Lorusso sia un infiltrato dei servizi segreti, messo accanto a Riina per controllarlo per apprendere notizie da lui. Ma il ruolo dell'esponente della Sacra corona unita è ancora sotto esame, dato che Riina lo ha "utilizzato" per le sue esternazioni furibonde contro il pm Di Matteo in particolare ma anche contro altri magistrati e pure contro il ministro dell'Interno Angelino Alfano, il quale ha ribadito che il carcere duro può essere ulteriormente inasprito.
Infatti, nei giorni scorsi il ministro dell'Interno, a conclusione della riunione della Commissione nazionale antimafia, ha detto: "Se provano a far uscire ancora informazioni o comunicazioni dalle carceri lo Stato è pronto a inasprire, ancora di più, il regime del carcere duro". "Nessun dettaglio verrà trascurato e il livello di sicurezza a loro protezione sarà mantenuto altissimo". "Lo Stato è dalla parte dei magistrati e metterà a disposizione tutti i mezzi tecnologici e di sicurezza per salvaguardare la loro vita". "Ogni attacco ai magistrati - ha continuato Alfano - è un attacco allo Stato. Non avremo nessuna timidezza"