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Cambiare o no la Costituzione Italiana? Il popolo d'Italia chiamato nuovamente alle urne per dire NO oppure SI

24 giugno 2006

E gli italiani per l'ennesima volta quest'anno sono chiamati di nuovo alle urne. Domenica 25 e lunedì 26 giugno si voterà, infatti, per il referendum confermativo che ha per oggetto la Riforma della Costituzione approvata dal centrodestra e pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il 18 novembre 2005.

Di seguito troverete tutto quello che c'è da sapere sul Referendum che aspetta il riscontro dei cittadini italiani

IL QUORUM - Per la validità del referendum confermativo non è necessario il raggiungimento di un quorum. La consultazione sarà valida indipendentemente dal numero elettori che andranno alle urne.
IL QUESITO - ''Approvate il testo della legge costituzionale concernente 'Modifiche alla Parte II della Costituzione' approvato dal Parlamento e pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 269 del 18 novembre 2005?''
LA SCHEDA - è di colore arancio. Chi non vuole introdurre le modifiche della riforma nella Costituzione attuale deve tracciare una croce sul NO; chi invece vuole introdurre le modifiche previste dalla riforma deve barrare il SI. Si ricorda che votare è un diritto, ma non un dovere legale. Quindi l'astensione al voto, le schede bianche e quelle nulle sono ugualmente espressioni legittime di ogni cittadino.
CHI VOTA - Gli elettori iscritti nelle liste elettorali sono in tutto circa 49.730.000. Di questi 47.129.008 sono nel territorio nazionale (24.556.105 donne e 22.572.903 uomini) e circa 2.600.000 residenti all'estero (che hanno votato per corrispondenza inviando le buste ai propri consolati entro le 16 locali di giovedì 22 giugno). I dati del ministero dell'Interno sono aggiornati al 10 giugno e sono suscettibili di alcune modifiche al termine della revisione straordinaria. Le sezioni elettorali sono 60.978.
QUANDO SI VOTA - Si vota domenica 25 giugno dalle ore 8 alle 22, e lunedì 26 giugno dalle ore 7 alle 15. Per essere ammessi al voto occorre un documento di identità valido e la tessera elettorale. Chi non ce l'ha o l'ha smarrita può richiederla agli uffici elettorali del proprio Comune di residenza che resteranno aperti negli stessi orari di voto. All'orario di chiusura chi si trova all'interno dell'edificio dei seggi potrà votare. Alla chiusura dei seggi lunedì inizierà subito lo scrutunio.

I punti principali della Riforma della Costituzione
LE DUE CAMERE - La riforma cancella il bicameralismo attuale con Camera e Senato che esercitano collettivamente la funzione legislativa e ogni legge deve essere approvata da entrambe le Camere. La riforma prevede che la Camera esamini le leggi su materie riservate solo allo Stato (Politica estera, immigrazione, energia...) e il Senato possa solo proporre modifiche ma in tempi stretti: 30 giorni per le leggi, 15 per i decreti. Ma sarà sempre la Camera a decidere. In pratica: per ogni nuova legge potrà bastare un solo voto, non due o tre come ora. Il Senato Federale si occuperà invece di leggi su materie di competenza sia dello Stato sia delle Regioni. Anche in questo caso un solo voto e la Camera può chiedere modifiche ma decisione finale al solo Senato. Dal 2016 i deputati saranno 518 (oggi 630), i senatori 252 (oggi 315).

IL PREMIER - Secondo la riforma il Capo dello stato nomina Primo Ministro il candidato della coalizione vincente. Il Primo Ministro sostituisce la figura del Presidente del Consiglio e non ha più bisogno del voto di fiducia delle Camere (sottopone al voto della Camera il programma). Nomina e revoca direttamente i ministri e può decidere di sciogliere le Camere (oggi tocca al Capo dello Stato). Può porre la fiducia su un provvedimento, come anche ora: ma in caso di voto contrario deve dimettersi, con scioglimento delle Camere e nuovo voto, (mentre un voto contrario oggi non comporta conseguenze). Stessa cosa se il provvedimento passa con voti decisivi dell'opposizione. I parlamentari della maggioranza possono presentare una mozione di sfiducia costruttiva con l'indicazione di un nuovo premier: se passa, non si scioglie la Camera, ma cambia il premier.

IL RAPPORTO GOVERNO-CAMERE - Secondo la riforma, se il governo ritiene che proprie modifiche a un disegno di legge all'esame del Senato siano essenziali per l'attuazione del programma, può essere autorizzato dal Capo dello Stato a esporne le motivazioni al Senato federale che decide entro trenta giorni. Se tali modifiche non sono accolte, il disegno di legge è trasmesso alla Camera che decide in via definitiva a maggioranza assoluta. I disegni di legge del governo avranno sempre una via preferenziale nel calendario dei lavori delle Camere. Se l'esecutivo lo richiede, verranno iscritti all'ordine del giorno e votati entro tempi certi.

POTERI ALLE REGIONI - Alle Regioni la riforma assegna un potere legislativo esclusivo su organizzazione sanitaria, organizzazione scolastica e definizione di parte dei programmi, polizia amministrativa. In caso lo Stato ritenga che una legge regionale vada contro interessi nazionali, può bloccarla. Il governo in questo caso, secondo la riforma, invita la Regione a cancellarla. Se non lo farà la questione passa al Parlamento in seduta comune che entro 15 giorni può annullare la legge. Il governo potrà anche sostituirsi alle Regioni in caso di mancato rispetto di trattati o per motivi di sicurezza pubblica o per garantire prestazioni essenziali.

CAPO DELLO STATO - Il presidente della Repubblica non è più il rappresentante dell'unità nazionale, ma ''rappresenta la Nazione ed è garante della Costituzione e dell'unità federale della Repubblica''. Sarà eletto dall'Assemblea della Repubblica composta da tutti i parlamentari, i governatori e i delegati regionali. Potrà diventare presidente della Repubblica chi ha compiuto 40 anni (oggi 50). Al Capo dello Stato non avrà più il potere di sciogliere le Camere e di nominare Presidente del Consiglio e ministri. Resteranno altri: indire elezioni e referendum, inviare messaggi alle Camere, concedere la grazia.

CORTE COSTITUZIONALE E CSM - La Corte Costituzionale sarà sempre di 15 membri ma con la riforma saliranno da 5 a 7 (4 dalla camera, 3 dal Senato) quelli di nomina politica. Capo dello Stato e le supreme magistrature ne indicheranno 4 ciascuno. Il Csm per due terzi sarà eletto da magistrati, un sesto dalla Camera e un sesto dal Senato ( oggi un terzo dalle Camere in seduta comune).

Cosa succede se vince il...
NO -
La riforma votata dalla maggioranza di centrodestra non entra in vigore. la costituzione rimane come è ora. Tuttavia l'Unione ha dichiarato di voler avviare un processo di riforma coinvolgendo anche la casa delle Libertà
 
SI - La riforma della Costituzione è approvata ed entra in vigore subito la ''devolution'' dei poteri alle Regioni. I tempi di attuazione delle altre parti della riforma sono più lunghi. Con le elezioni politiche del 2011 sarà attuato il resto della riforma, compresa l'elezione del Primo Ministro. Soltanto nel 2016 si avranno il Senato federale e la riduzione dei parlamentari.

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24 giugno 2006
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