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Cambiata la ''blocca-processi''

Dopo il sì al 'Lodo Alfano' il governo trasforma la discussa norma contenuta nel decreto sicurezza

12 luglio 2008

Al'indomani del via libera della Camera al "lodo Alfano" sull'immunità per le quattro più alte cariche dello Stato (LEGGI), il governo ha presentato in aula due emendamenti che riformulano sostanzialmente la tanto discussa norma "blocca-processi" contenuta nel decreto sicurezza, il cui esame è iniziato ieri mattina alla Camera.
Nella riformulazione della norma, che era stata definita dal Consiglio Superiore della magistratura "irragionevole, casuale e arbitraria" (LEGGI) non ci sarà nessuna sospensione dei processi, ma solo un rinvio, fino a 18 mesi, di quelli 'meno importanti'. I processi che potranno essere sospesi, secondo la proposta di modifica dell'esecutivo, riguarderanno per lo più quelli commessi fino al 2 maggio 2006.

Come ha sintetizzato Giulia Bongiorno, presidente della commissione Giustizia, con la riformulazione del governo spariscono "le due principali obiezioni mosse dall'opposizione. Quella sulla data e quella sulla sospensione, che sparisce dal provvedimento, dove invece si parla di rinvio". Per quanto riguarda il primo punto, la sospensione, o meglio il rinvio, dei processi è applicato ai reati commessi non più fino al 2002 ma fino al 2 maggio 2006, data in cui venne approvato l'indulto. Il secondo punto, "quello contestatissimo, della sospensione - ha spiegato l'esponente di An - non c'è più: nell'emendamento si parla di 'rinvio della trattazione di processi' che viene deciso esclusivamente dai 'dirigenti degli uffici giudiziari', infatti viene attribuita - ha illustrato l'on. Bongiorno - ampia discrezionalità ai magistrati per stabilire, nell'ambito di alcuni criteri che vengono individuati, la trattazione dei processi prioritari o meno. Quindi non c'è più la sospensione automatica".
Giulia Bongiorno si è augurata che ci possa essere il sostegno del centrosinistra al provvedimento: "Così come è stata riformulata, questa norma non può essere in alcun modo ricondotta a Silvio Berlusconi. Spero che ora ci possa essere il sostegno dell'opposizione".

Da parte sua, Niccolò Ghedini, avvocato del premier nonché parlamentare del Pdl, ha rimarcato: "E' una riformulazione dell'emendamento in cui rimane fermo il principio generale di dare priorità ai processi più gravi, ma si da' assoluta discrezionalità ai dirigenti degli uffici, quindi ogni singolo tribunale farà la propria valutazione su come gestire i ruoli d'udienza". "L'opposizione - ha aggiunto - aveva fatto una polemica sbagliata su queste norme. Il lodo Alfano ha una precisa funzione, mentre il 'blocca-processi' serve a far sì che si possano celebrare i processi davvero urgenti. E' certamente diversa la norma così come verrà approvata da quella che era passata in Senato, quindi io penso che anche l'opposizione potrà tranquillamente votarla".

Nei confronti del "cambio di rotta" del governo si è subito registrata la soddisfazione da parte dei magistrati: "Un netto miglioramento rispetto alle previsioni della blocca-processi", sulla quale "i fatti ci hanno dato ragione". Così l'Associazione nazionale magistrati ha giudicato l'emendamento al decreto sicurezza. La "blocca-processi" era stata duramente criticata dall'Anm che ne aveva sottolineato "le evidenti disfunzioni che avrebbe potuto comportare sul sistema".
La nuova formulazione "prevede una responsabilizzazione dei capi degli uffici giudiziari - ha osservato il presidente dell'Anm Luca Palamara - oltre a tener conto delle specificità dei casi concreti. Inoltre, a differenza della blocca-processi, la sospensione non è obbligatoria, ma facoltativa e con un limite di pena edittale nettamente inferiore".
Ma resta una perplessità di fondo: "Questa materia proprio per l'impatto che può avere sulla funzionalità del sistema, dovrebbe essere rimessa a un più ampio dibattito parlamentare".

Al contrario di quanto auspicato dall'onorevole Buongiorno, l'opposizione resta in trincea. Le modifiche apportate dal governo non soddisfano l'opposizione: resta il "no" alla norma anche nella nuova riformulazione del governo. Il Partito democratico voterà contro la nuova norma sia per un motivo di metodo, perché tali misure non sono considerate omogenee al dl sicurezza "e dovrebbero essere eliminate completamente", sia per motivi di merito "criticando la discrezionalità data ai presidenti di tribunale". Ad annunciarlo, conversando con i giornalisti a Montecitorio, è stato Lanfranco Tenaglia. La richiesta del Pd, ha spiegato il Guardasigilli del governo ombra, "è di eliminare completamente queste norme dal dl sicurezza".
Il Pd ha parlato anche di "strane coincidenze": "La maggioranza ha presentato due emendamenti al decreto sicurezza per eliminare il blocco dei processi per i reati con pene inferiori a 10 anni compiendo un clamoroso passo in dietro" ha rilevato in una dichiarazione Donatella Ferranti, capogruppo pd in commissione giustizia della Camera. "Questa vergogna che avrebbe avuto effetti dirompenti nell'ordinamento giudiziario, come più volte denunciata con forza dal Pd, viene finalmente fermata; e questo accade all'indomani dell'approvazione del cosiddetto lodo Alfano a dimostrazione, se mai ce ne fosse stato bisogno, che era stato tutto architettato per mettere al riparo il premier dai suoi problemi giudiziari".
Concetto ribadito più tardi da Veltroni, che ha detto: "Quanto successo oggi a Montecitorio è la conferma che il provvedimento era stato pensato per venire incontro agli interessi di una sola persona".
Interpretazione identica a quella fornita dall'Italia dei valori. "Abbiamo la dimostrazione - ha commentato il capogruppo alla Camera Massimo Donadi - che l'Italia dei valori aveva ragione: il premier era pronto a mandare all'aria centomila processi per salvare se stesso. Berlusconi ha ottenuto il riscatto e cioè la 'porcata', il lodo Alfano, e adesso, forse, messosi in salvo lui, lascia libera la giustizia".

Al decreto sicurezza l'opposizione ha presentato inoltre più di mille emendamenti. E se l'opposizione è pronta a dare battaglia, il governo ventila l'ipotesi di un ricorso alla fiducia sul dl. "L'Italia dei valori ha presentato 90 emendamenti, il Pd 1.075... forse è una tattica parlamentare con cui ci vogliono obbligare a mettere la fiducia per non votare sì a un provvedimenti che recepisce le loro proposte" ha detto Elio Vito, ministro per i Rapporti con il Parlamento. "Certo - ha proseguito Vito - ognuno applica la tattica parlamentare che vuole, però sia chiaro che se saremo obbligati a mettere la fiducia per rispettare i tempi la responsabilità sarà dell'opposizione". Il Popolo della libertà, infatti, ha presentato soltanto i due emendamenti sulla blocca-processi, la Lega nessuno: basta questo per far dire a Vito che "l'indurimento della dialettica parlamentare è colpa dell'opposizione". Se comunque fosse posta la questione della fiducia, chiarisce ancora il ministro, "noi entro martedì dobbiamo chiudere la questione".
E ovviamente l'atteggiamento del Pd non è piaciuto al premier, che in consiglio dei Ministri si è detto "indignato" dall'atteggiamento dei democratici e ha aggiunto che "le opposizioni di Veltroni e di Di Pietro non si distinguono più". Poi, secondo quanto riportato dai giornalisti presenti, ha concluso dicendo "io non mi faccio intimidire da nessuno e andrò avanti con una azione dura per risolvere, una volta per tutte, questo problema della giustizia in Italia".

[Informazioni tratte da Adnkronos.com, Repubblica.it, Corriere.it]

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12 luglio 2008
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