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Camice verdi... di rabbia

Prima il dietrofront sulle ronde, poi la bocciatura sui Centri di identificazione ed esplusione

09 aprile 2009

Ieri il governo, prima ha fatto retromarcia sulle ronde (LEGGI), poi è stato battuto sulla norma, contenuta nel decreto legge sicurezza, che prolungava a 180 giorni il termine entro il quale gli immigrati potevano essere trattenuti nei Centri di identificazione ed espulsione (Cie). A voto segreto, chiesto da Pd, Udc e Idv, è stato infatti approvato l'emendamento soppressivo dell'articolo in questione.

A determinare la sconfitta sono stati 17 'franchi tiratori': l'emendamento è infatti passato con 232 sì e 225 no, mentre le astensioni, che sono comunque palesi, sono state 12: dieci deputati dell'Italia dei Valori, il liberale Paolo Guzzanti e Americo Porfidia, entrambi nel Misto, dopo essere stati eletti, rispettivamente, con Pdl ed Idv.
Nella maggioranza erano presenti 186 esponenti del Popolo della libertà su 269 (39 quelli in missione, 44 quelli non partecipanti al voto); 49 della Lega su 60 (8 in missione e 3 non presenti alla votazione); sette del Misto su 12. Il Governo disponeva quindi sulla carta di 242 voti, ma alla fine i contrari all'emendamento e favorevoli alla norma contenuta nel decreto sono stati 225, 17 meno del previsto. Di contro l'opposizione partiva da 215 voti: 172 del Pd su 216 (6 in missione e 38 non presenti); 12 dell'Italia dei valori su 27 (10 astenuti, 4 assenti e uno in missione), 28 dell'Udc su 35 (2 in missione e 5 non presenti) e 3 deputati del Misto. Alla fine il centrosinistra ha visto approvato l'emendamento con 232 sì, i 17 voti mancati alla maggioranza.
 
"Furibondo", il ministro dell'Interno Roberto Maroni per il quale si tratta di "un vero e proprio indulto per i 1.038 clandestini che il 26 aprile torneranno in libertà". E' una bocciatura che "mette in discussione tutto l'impianto delle politiche di contrasto all'immigrazione" e pone una questione politica all'interno della maggioranza, ha detto il titolare del Viminale, annunciando che "domani  (oggi per chi legge, ndr) prima del Consiglio dei ministri chiederò a Berlusconi un impegno personale per chiarire se quella del governo è ancora una politica di rigore sull'immigrazione". In mancanza di risposte, ha concluso il ministro, "sarò costretto a trarre le mie conseguenze".
Le parole di Maroni non sono però piacciute al Pdl. "Nessuno scagli la prima pietra, nessuno faccia il primo della classe, bisogna rimediare prima che sia troppo tardi, questo provvedimento è necessario" ha detto Ignazio La Russa, "semmai bisogna cercare di capire chi siano stati i 12 franchi tiratori e parlargli in separata sede. Piuttosto che lamentarsi bisogna adesso cercare di rimediare".

Oggi Silvio Berlusconi ha smorzato ogni polemiche interna al governo. "Abbiamo avuto un chiarimento con piena soddisfazione del ministro Maroni e la maggioranza dei presenti ha espresso piena condivisione" dell'azione di governo. Per Berlusconi "c'è l'assoluta necessità di non far decadere il decreto" e tra l'emergenza terremoto e altre questioni, continua il premier, "le norme bisognerà recuperarle". "Bisogna assolutamente far sì che non ci sia l'evenienza di mettere in circolazione oltre mille clandestini" e il governo si impegna, sottolinea Berlusconi, ad "anticipare i rientri" in patria.

[Informazioni tratte da Adnkronos/Ing, Repubblica.it, Corriere.it]

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09 aprile 2009
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