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Cammarata non querela l'Amia e viene chiamato in giudizio...

Ieri per il sindaco di Palermo Diego Cammarata è stata una giornata alquanto movimentata

11 marzo 2009

I termini per la presentazione della querela contro gli ex dirigenti dell'azienda ex municipalizzata di Palermo per la raccolta dei rifiuti (Amia) - tra cui l'ex presidente e attuale senatore di Fi Enzo Galioto -, indagati dalla procura per falso in bilancio, sono scaduti ieri, 90 giorni dopo l'apertura dell'inchiesta. Tutti aspettavano la decisione del primo cittadino, e Diego Cammarata ha così deciso: "Non ritengo che vi siano i presupposti per presentare querela, ho consultato l'ufficio legale che sulla vicenda mi ha fornito un parere articolato e circostanziato. La decisione è frutto di un mio convincimento, assunta nella responsabilità della mia funzione e non si discosta comunque dalle indicazioni del parere. E' mia ferma opinione che la mancata presentazione della querela non sia né ostativa all'accertamento di un eventuale danno patrimoniale né alla tutela dell'amministrazione, qualora il danno vi fosse. Sono cresciuto nella consapevolezza della tutela della legalità e su questo fronte non ho niente da imparare da suggeritori occulti o palesi".

Ieri mattina era in programma la discussione in Consiglio comunale della mozione presentata dal centrosinistra per impegnare il sindaco a presentare la querela, ma l'aula è stata rinviata per mancanza del numero legale, poiché i consiglieri di maggioranza hanno disertato l'aula. Per protesta l'opposizione ha occupato sala delle Lapidi. "Il rifiuto della maggioranza di avviare almeno una discussione - ha detto il consigliere comunale del Pd, Maurizio Pellegrino - getta una luce fosca non più solo sul sindaco ma su tutto il centrodestra e non solo sui consiglieri comunali". 
"Il Sindaco Cammarata ha avuto la possibilità di fare un gesto di verità e responsabilità nei confronti dei palermitani e, invece, ha dimostrato di essere del tutto connivente con gli ex vertici di Amia, corresponsabile del dissesto dell'Azienda"
. Questo il commento della deputata palermitana del Pd, Alessandra Siragusa, alla decisione di Cammarata di non costituire il comune parte civile nei confronti "di chi ha condotto al dissesto la partecipata". "Il sindaco - ha aggiunto Siragusa - impedisce che vada avanti l'inchiesta sul falso in bilancio a carico dell'ex presidente Vincenzo Galioto e degli altri amministratori dell'Amia, dichiarando con ciò la sua corresponsabilità. Adesso vedremo se ha il coraggio di aumentare anche la Tarsu".

E nel giorno in cui la vicenda giudiziaria dell'Amia si è chiusa, per Cammarata si è aggravata quella legata all'emergenza smog: il gip Marina Petruzzella ha, infatti, rinviato a giudizio il sindaco di Cammarata e gli assessori comunali all'Ambiente che si sono succeduti dal 2001 al 2007, Lorenzo Ceraulo e Giovanni Avanti, quest'ultimo attuale presidente della Provincia, per omissione di atti d'ufficio ed emissione di sostanze pericolose e nocive. La vicenda è relativa ad un'indagine dei carabinieri del Noe sull'inquinamento in città. Secondo gli inquirenti, gli imputati non avrebbero adottato le misure necessarie per contrastare il fenomeno.
L'inchiesta, condotta dalla Procura, si basa, tra l'altro, su una consulenza dei militari dell'Arma che accertò che, tra il 2001 e il 2006, a Palermo i limiti previsti dalla legge per gli ossidi e i biossidi di azoto e le cosiddette polveri sottili vennero superati fino a cinque volte. L'indagine fu avviata per la prima volta nel 2005 a seguito di un rapporto presentato dai vigili urbani. L'adozione da parte dell'amministrazione comunale di alcune misure come il blocco del traffico un giorno alla settimana e la circolazione a targhe alterne, indusse la procura a chiedere e ottenere l'archiviazione del procedimento.
I provvedimenti 'anti-smog', però, rimasero in vigore solo qualche mese. Dopo la revoca delle misure, i carabinieri tornarono a fare i rilievi sulle centraline dislocate nei punti nevralgici della città verificando, tra il 2005 e il 2007, un ulteriore incremento dei livelli di ossidi e biossidi di azoto e delle polveri sottili. Gli accertamenti convinsero i pm a richiedere la riapertura dell'indagine. 
Il processo comincerà il 7 aprile davanti ai giudici della III sezione del tribunale di Palermo.

"Sono molto amareggiato e anche rammaricato per il rinvio a giudizio ma aspetterò il dibattimento con serenità e proverò con i miei legali le estraneità alle contestazioni". Così Cammarata ha commentanto la notizia del suo rinvio a giudizio. "Noi sindaci siamo sottoposti a tutte le intemperie - ha aggiunto - francamente non pensavo di esserne anche causa. Sono tranquillo". "Non so che fatti nuovi ci siano - ha spiegato Cammarata riferendosi alla prima inchiesta - è un argomento nel quale i sindaci hanno pochi poteri, a mio avviso il problema dovrebbe essere trattatto dal ministero dell'Ambiente. Noi sindaci facciamo quello che possiamo. Io, comunque, continuerò a fare tutto quello che è in mio potere per combattere lo smog a Palermo". Infine Cammarata ha concluso: "Continuerò a fare il sindaco con tutta l'energia che ho e con rispetto. In otto anni ho vissuto momenti difficili mamanche di grande soddisfazione, la vita di un sindaco è fatta di momenti diversi. E il momento attuale è difficile, perché alla città mancano delle risorse necessarie per la sua vitalità. Non si può però addossare alla classe dirigente la responsabilità di una mancata politica di sviluppo".

[Informazioni tratte da Repubblica/Palermo.it, Adnkronos/Ing, La Siciliaweb.it]

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11 marzo 2009
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