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CAOS IN IRAN

Alta tensione a Teheran: spari sui manifestanti pro Moussavi. Incertezza sul numero dei morti

16 giugno 2009

AGGIORNAMENTO - Cresce con il passare delle ore la tensione in Iran. Sette persone sono morte negli scontri che si sono verificati nella notte durante la manifestazione dei sostenitori di Moussavi. Secondo un'emittente televisiva iraniana si tratta di civili che volevano attaccare postazioni militari e danneggiare la proprietà pubblica nei pressi di piazza Azadi. Sempre nella notte sono stati arrestati due esponenti riformisti molto vicini all'ex presidente Khatami. E oggi si annuncia un'altra giornata difficile. I sostenitori di Moussavi hanno oganizzato una nuova manifestazione che partirà alle 17, le 14.30 ora italiana da piazza Vali Asr, la stessa in cui si sono dati appuntamento anche i sostenitori di Ahmadinejad. Il presidente del parlamento Larijani punta il dito contro il ministero dell'interno, responsabile a suo dire, dei violenti attacchi contro gli studenti e contro gli abitanti di una cittadina a nord di Teheran. E mentre la Russia prende le distanze precisando che si tratta di un affare interno del popolo iraniano, la comunità internazionale guarda con preoccupazione all'ondata di proteste e violenza che si sta scatenando nel paese.
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Ieri è stata una giornata di caos a Teheran. Alcuni spari sarebbero stati avvertiti durante il corteo a sostegno del candidato riformista Mir Hossein Moussavi, sconfitto alle presidenziali del 12 giugno. La BBC ha riferito che un dimostrante è stato ucciso e alcune persone sarebbero rimaste ferite. La manifestazione con migliaia di sostenitori di Moussavi che hanno protestato contro presunti brogli elettorali, si è svolta a Teheran nonostante i divieti imposti dalle autorità. In piazza anche i sostenitori del presidente rieletto Mahmoud Ahmadinejad, pare armati di bastoni. Non sono mancati momenti di tensione tra le due fazioni.

Lo stesso Moussavi ha preso parte alla manifestazione, definita "illegale" dal ministero dell'Interno. Con lui, l'ex presidente del Parlamento e candidato moderato Mehdi Karroubi e l'ex presidente della Repubblica Islamica, Mohammad Khatami. I tre hanno deciso di scendere in piazza per invitare la popolazione alla calma e per evitare i possibili scontri con la polizia. Moussavi ha anche tenuto un discorso nel quale ha chiesto nuove elezioni tra i suoi sostenitori che gridavano: "Moussavi, riprenditi i tuoi voti".
"Il voto della gente è più importante di Moussavi o di qualsiasi altra persona", ha detto l'ex premier iraniano, mentre la moglie Zahra Rahnavard, che è stata una figura chiave della sua campagna elettorale, ha fatto sapere che le proteste contro la vittoria di Ahmadinejad, che sarebbe stata viziata da brogli, continueranno. "Resisteremo fino alla fine", ha affermato.

Un invito alla calma è arrivato anche dal leader supremo iraniano, ayatollah Ali Khamenei, che ha incontrato l'altro ieri sera il candidato sconfitto alle presidenziali esortandolo a ricorrere a mezzi legali per contestare l'esito del voto. Khamenei, cui spetta l'ultima parola su ogni questione, ha anche ordinato al Consiglio dei Guardiani, competente per eventuali violazioni elettorali, di esaminare con attenzione il ricorso presentato da Moussavi sui presunti brogli elettorali. Il Consiglio dei Guardiani, uno degli organi legislativi più importanti della Repubblica Islamica, ha annunciato che entro dieci giorni si esprimerà in merito ai ricorsi presentati, oltre che dal candidato riformista Moussavi, anche dal conservatore Mohsen Rezaei.

Un appello a rispettare l'"autentica volontà" del popolo è arrivato dal segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-Moon sottolineando che l'Onu seguirà "da vicino il modo in cui saranno condotte le inchieste" sulla regolarità del voto. Da parte loro, gli Stati Uniti si sono detti "estremamente preoccupati" per quanto sta accedendo e il dipartimento di Stato ha poi fatto sapere che "monitorerà attentamente" gli sviluppi della situazione.
Mentre dopo la Germania, anche la Francia ha deciso di convocare l'ambasciatore iraniano a Parigi per chiedergli conto dell'esito del voto. "La Francia - ha annunciato il portavoce del Quai d'Orsay, Eric Chevallier - condanna i numerosi arresti, in particolare di figure politiche, avvenuti da sabato e chiede il rilascio delle persone detenute".
In Italia, invece, ha dichiarato il ministro degli Esteri Franco Frattini "sarà il nostro ambasciatore a Teheran a chiedere notizie in loco. A Roma l'Iran ha solo un incaricato d'affari, non credo che possa dirci molto". Frattini ha infine ribadito che "più aumentano le violenze, più aumentano le nostre preoccupazioni e la nostra condanna". Ieri i ministri degli Esteri Ue hanno pubblicato conclusioni del Consiglio in cui si esprimono "serie preoccupazioni per le violenze sulla strada e l'uso della forza contro dimostranti pacifici".

Intanto, fonti di PeaceReporter riferiscono che sarebbero almeno cinque, e non tre, gli studenti rimasti uccisi negli scontri con la polizia avvenuti tra sabato e domenica a Teheran. Le vittime sono due ragazze, Fatemeh Barati e Mobina Ehterami, e tre ragazzi, Kasra Sharafi, Kambiz Shoaei e Mohsen Imani.
Dopo la tensione di questi giorni, le autorità iraniane hanno imposto un giro di vite sulla comunicazione, ostacolando la diffusione di notizie e immagini degli scontri. Molti inviati della carta stampata internazionale, alcuni dei quali hanno subito anche violenze fisiche, hanno denunciato difficoltà nel fare riprese video delle proteste a causa dell'attività di controllo della polizia. Due giornalisti olandesi del programma televisivo 'Nova' sono stati addirittura arrestati domenica e poi liberati oggi, dopo essersi visti sequestrare la cassetta con le immagini delle proteste divampate per le strade di Teheran. Secondo l'agenzia d'informazione 'Dpa', i due sono stati costretti dalla polizia di Teheran a lasciare l'Iran e a fare ritorno in Olanda.

Sono entrati in azione anche gli hacker della Rete. Alcuni sostenitori di Moussavi hanno oscurato il sito ufficiale di Mahmoud Ahmadinejad, il presidente iraniano rieletto (che a causa delle proteste ha rinviato la visita che aveva in programma per oggi a Mosca), oltre a quelli dei media filogovernativi e i siti web degli organi politici della Repubblica Islamica. [Adnkronos/Aki/Ign]

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16 giugno 2009
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