Caro Herman, caro Josè Manuel ...
Un piano di crescita pronto entro il 15 novembre, mobilità per i dipendenti pubblici, pensioni a 67 anni: la lettera dell’Italia all'Ue
La bozza della lettera inviata dal governo italiano è piaciuta alla Ue, che "accoglie con favore i programmi per le riforme strutturali per rafforzare la crescita e per la strategia di consolidamento fiscale" e invita "la Commissione a presentare una valutazione delle misure e a monitorarne l'attuazione".
Sostanzialemnte è questa la valutazione del vertice di Bruxelles - che ha anche messo a punto un pacchetto di misure anti crisi - sul piano del governo. "Ora serve un ambizioso calendario per le riforme", hanno aggiunto i leader dell'Unione Europea.
"Si, siamo soddisfatti" ha detto il presidente francese Nicolas Sarkozy parlando delle misure presentate dall'Italia. "È quello che serve. Ora aspettiamo la loro realizzazione".
"Se non rispetteremo gli impegni presi non saremo più credibili". Silvio Berlusconi ha commentato così il via libero europeo alle misure: "Manterremo gli impegni anche questa volta".
Tra le misure contenute nelle 15 pagine: un piano di crescita pronto entro il 15 novembre; mobilità e Cig per i dipendenti statali; nel 2012 licenziamenti più facili per motivi economici e liberalizzazione orari dei negozi; dal 2026 in pensione a 67 anni; piano dismissioni per 5 miliardi l'anno in tre anni; via libera alla delega fiscale.
Questi i punti fondamentali della lettera che Silvio Berlusconi ha presentato all’Ue.
LIBERALIZZAZIONI ENTRO MARZO 2012. "Entro il 1/mo marzo 2012 saranno rafforzati gli strumenti di intervento dell'Autorità per la Concorrenza per prevenire le incoerenze tra promozione della concorrenza e disposizioni di livello regionale o locale. Verrà generalizzata la liberalizzazione degli orari degli esercizi commerciali in accordo con gli enti territoriali". Le principali disposizioni riguardano i settori della distribuzione dei carburanti e della RcAuto.
DAL 2026 IN PENSIONE ALMENO A 67 ANNI. "Grazie al meccanismo di aggancio dell'età pensionabile alla speranza di vita introdotto nel 2010 (art. 12 commi 12-bis e 12-ter, DL 78/2010, come modificato con art. 18 comma 4, DL 98/2011), il Governo italiano prevede che il requisito anagrafico per il pensionamento sarà pari ad almeno 67 anni per uomini e donne nel 2026". "Nella attuale legislatura - si legge ancora - la normativa previdenziale è stata oggetto di ripetuti interventi che hanno reso a regime il sistema pensionistico italiano tra i più sostenibili in Europa e tra i più capaci di assorbire eventuali choc negativi".
PER MAGGIO 2012 LICENZIAMENTI PIU' FACILI. "Entro maggio 2012 l'esecutivo approverà una riforma della legislazione del lavoro funzionale alla maggiore propensione ad assumere e alle esigenze di efficienza dell'impresa, anche attraverso una nuova regolazione dei licenziamenti per motivi economici nei contratti di lavoro a tempo indeterminato".
NELLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE ARRIVA LA MOBILITA'. Il governo interverrà nella Pubblica amministrazione e renderà effettivi "con meccanismi cogenti/sanzionatori: la mobilità obbligatoria del personale; la messa a disposizione (Cassa integrazione) con conseguente riduzione salariale e del personale; superamento delle dotazioni organiche".
- Leggi la LETTERA ALLA UE
La valutazione positiva sull'Italia, è stata messa poi, nero su bianco, alla conclusione del vertice: ACCOGLIAMO con favore i programmi dell'Italia per le riforme strutturali finalizzate a rafforzare la crescita e per la strategia di consolidamento fiscale, così come delineate nella lettera inviata ai Presidenti del Consiglio Europeo e della Commissione Europea ed invitiamo l'Italia a presentare urgentemente un ambizioso calendario per queste riforme. Apprezziamo l'impegno dell'Italia a raggiungere il pareggio di bilancio entro il 2013 e un surplus di bilancio strutturale nel 2014, portando ad una riduzione dell'indebitamento pubblico al 113% del PIL nel 2014, così come la prevista introduzione della regola del pareggio di bilancio nella Costituzione entro la metà del 2012.
Invitiamo l'Italia a attuare le proposte riforme strutturali per aumentare la competitività riducendo i vincoli burocratici, abolendo le tariffe minime nei servizi professionali e liberalizzando ulteriormente i servizi pubblici e le utilities. Prendiamo nota dell'impegno dell'Italia a riformare la legislazione del lavoro e in particolare le regole e le procedure dei licenziamenti e a rivedere l'attuale frammentato sistema di ammortizzatori sociali entro la fine del 2011, tenendo conto dei limiti delle finanze pubbliche. Prendiamo nota del piano di innalzare l'età pensionabile a 67 anni entro il 2026 e raccomandiamo una rapida definizione dell'iter per raggiungere questo obiettivo.
Sosteniamo l'intenzione dell'Italia di rivedere i programmi dei fondi strutturali ridefinendo le priorità dei progetti e concentrandosi sull'istruzione, l'occupazione, l'agenda digitale e le reti infrastrutturali e ferroviarie con l'obiettivo di migliorare le condizioni per favorire la crescita e ridurre il divario regionale.
Invitiamo la Commissione a presentare una valutazione dettagliata delle misure e a monitorarne l'attuazione.
Il premier Silvio Berlusconi si è detto sollevato per "l'apprezzamento" dei partner europei per gli impegni assunti dall'Italia, e si è detto convinto di poter arrivare al 2013. Nel farlo, ha dichiarato pace fatta con Angela Merkel che, a detta sua, si è "venuta a scusare", mentre ha ammesso che c'é ancora un problema con Nicolas Sarkozy, me che è dovuto al nodo Bce e per questo ha lanciato un appello a Lorenzo Bini Smaghi affinché si dimetta dal board di Francoforte.
Il tutto non è però avvenuto in conferenza stampa, ma in diretta televisiva con il salotto di 'Porta a Porta'. Il presidente del Consiglio, infatti, in una pausa dei lavori del vertice ha telefonato a Bruno Vespa. "La posizione italiana è stata apprezzata da tutti dentro l'Eurogruppo", ha detto il cavaliere, forte delle parole contenute nelle conclusioni del vertice, ma ignorando la parte in cui l'Europa oltre ad annunciare che vigilerà sull'applicazione delle misure dice che "urge un calendario" preciso per le riforme.
Secondo Berlusconi, invece, i leader Ue "hanno apprezzato i tempi e i provvedimenti giudicandoli efficaci per constrastare la situazione". Poi ha smentito le indiscrezioni su un patto con Umberto Bossi per andare a votare a marzo del prossimo anno. E' "inesistente", ha detto. Anzi "arriveremo al 2013".
Berlusconi ha tentato di gettare acqua sul fuoco delle polemiche sulla maggiore flessibilità del mercato lavorativo, assicurando che ci saranno maggiori ammortizzatori: "I dipendenti troveranno nello Stato la garanzia, attraverso la cassa integrazione, di avere il tempo, remunerati, di trovarsi un nuovo lavoro". Nella lettera del governo inviata a Bruxelles, ha aggiunto, "c'è anche l'impegno a unificare i sistemi della cassa integrazione". Sulla tempistica dei provvedimenti ha spiegato che non si tratta di fare un solo intervento in una settimana, ma più provvedimenti "nell'arco dei prossimi mesi".
Bruno Vespa ha poi chiesto dei rapporti con Berlino e Parigi. "La signora Merkel è venuta da me a scusarsi", ha detto con riferimento alla stretta di mano cercata dal cancelliere tedesco all'inizio del summit. "E mi ha detto in maniera esplicita che non aveva nessuna intenzione di denigrare il nostro paese. E quindi con lei i rapporti sono cordialissmi". Berlusconi invece ha confermato il gelo con Parigi: "Con il presidente Sarkozy non abbiamo avuto modo di parlare perché non ci siamo incontrati". Il motivo è lui stesso a spiegarlo: "Purtroppo c'é la questione Bini Smaghi che rappresenta un punto dolente di frizione fra la Francia e l'Italia". "Quindi - ha aggiunto approfittando della diretta - se posso permettermi anche attraverso 'Porta a Porta' vorrei lanciare un appello al signor Bini Smaghi, che è stato nominato in quella posizione dal governo italiano e oggi il governo italiano gli chiede di dimettersi da quella posizione per non creare un casus belli con un Paese amico".
Che tra Italia e Germania ci siano rapporti cordiali, lo ha confermato anche il portavoce della Merkel, che però smentisce seccamente le scuse. In un tweet, Steffen Siebert ha risposto così a chi gli chiedeva un commento sull'affermazione di Berlusconi: "Nessuna scusa perché non c'era nulla di cui scusarsi". Poi ha aggiunto: "Berlusconi e Merkel hanno buone e aperte discussioni tra amici".
E che la situazione con la Francia sia un po' tesa lo confermano anche le parole di Nicolas Sarkozy, che nella notte, dopo l'accordo sul debito della Grecia ha detto. "L'Italia ha due membri nel board della Bce. Sono felice per lei, ma non è una situazione che può continuare finché non c'è alcun francese". E continua: "Ho la massima stima per Bini Smaghi, ma mi ero impegnato a sostenere la candidatura di Mario Draghi in cambio di impegni precisi". Poi la stoccata contro l'appello fatto dal premier Silvio Berlusconi: "È sempre meglio mantenere gli impegni. Non so se la televisione sia il modo migliore per farlo".
LE REAZIONI IN ITALIA - "Orrende anticipazioni sulla lettera del governo all'Ue". E' il commento del Pd, affidato al capogruppo della Commissione lavoro, Cesare Damiano: "Se il fulcro di una fantomatica manovra fatta di annunci e di compromessi pasticciati tra partiti di governo non più in grado di gestire la situazione è la libertà di licenziamento e la pensione a 67 anni per uomini e donne, siamo alla frutta - dice Damiano -. Questo governo dimostra di voler colpire sempre dalla stessa parte: i lavoratori, i pensionati e i ceti più deboli".
Il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, aggiunge che a giudicare dalle anticipazioni "toni e contenuti del documento del governo non lasciano purtroppo intravvedere niente di serio" e il governo ha voluto prendersi "qualche giorno di ossigeno" con l'Europa.
La risposta del governo all'Europa per affrontare la crisi è invece "deludente" secondo il leader dell'Udc, Pier Ferdinando Casini. "E' stato convocato un Cdm - dice Casini - poi disdetto perché non in grado di assumere decisioni. Ora c'è una lettera che è stata cambiata fino all'ultimo momento che è assai deludente. Quindi siamo preoccupati". "La lettera alla Ue sembra il libro dei sogni", ha aggiunto il leader dell'Udc.
Preoccupato il presidente dell'Italia dei Valori, Antonio Di Pietro, secondo il quale "così si rischia lo scontro sociale". Chi siede al governo, dice Di Pietro, "non vuole la pace ma lo scontro sociale, per questo è estremamente necessario che chi ha responsabilità istituzionali faccia finire la legislatura prima che lo scontro sociale aumenti. Di certo non si può fermare la disperazione con la repressione".
"L'Italia non è la Grecia" e le misure sul lavoro promesse all'Europa "sono sostenibile e non porteranno ad alcuna rivolta sociale". Ne è convinto Berlusconi che di primo mattino, lasciando Bruxelles, ha replicato così alla bufera sul'attacco all'articolo 18. Il presidente del Consiglio respinge poi l'idea che l'Italia sia ormai definitivamente commissariata dalla Ue ma chiede all'opposizione di approvare in Parlamento gli impegni assunti con i leader dell'Eurozona, rivendicando il "bel lavoro fatto" con la lettera di intenti e i successivi accordi raggiunti nella maratona salva-euro. "Per quanto ci riguarda abbiamo presentato un pacchetto di proposte per la ristrutturazione di certi nostri settori e per dare impulso alla nostra economia e sono state accolte positivamente", ha detto il premier assicurando di aver fornito "anche le date entro le quali realizzare le singole misure e lo confermeremo successivamente con un elenco completo delle date entro cui prevediamo che il nostro Parlamento possa approvare queste riforme".
Le riforme annunciate "non riguardano interessi di questa o quella parte, soprattutto non della maggioranza o di altre categorie ma gli interessi dell'Italia e degli italiani", ha detto ancora il premier. "Ci auguriamo che l'opposizione voglia uscire dai panni stretti che fino ad ora ha indossato nel dire sempre no e essere sempre contro, e voglia con noi partecipare all'attuazione di queste misure che servono all'Europa e anche all'opposizione".
Sulle misure riguradanti il lavoro, Berlusconi ha ribadito: "Non abbiamo introdotto misure così negative come in Grecia, dove ricordo che ci sono state misure come il licenziamento di un numero importante di impiegati pubblici, diminuzione del 25 per cento degli stipendi. Nulla di tutto questo: da noi c'è solo la mobilità, e la possibilità che degli impiegati pubblici siano messi in cassa di integrazione per periodi limitati, un piano sostenibile".
I sindacati, però, lanciano l'allarme. Il primo a dirlo è il segretario della Cisl Raffaele Bonanni dagli schermi di Sky: "Così facendo si attaccano solo i più deboli: permettere i licenziamenti per motivi economici è solo uno specchietto per le allodole per le imprese. Il risultato è istigare le persone alla ribellione".
"Dal Governo - attacca anche il segretario confederale della Uil Paolo Pirani - arriva sempre la stessa ricetta: far pagare ai dipendenti e ai pensionati il prezzo della crisi senza dire nulla su evasione fiscale, su sprechi e privilegi".
Per il segretario Cgil Susanna Camusso c'è un "triplice attacco: alle norme sul lavoro, intollerabile il via libera al licenziamento tirando in ballo la lotta al precariato, ai dipendenti pubblici e alle pensioni". In quest'ultimo ambito "si fa una forzatura ad un sistema che è in equilibrio e senza indirizzare nemmeno una piccola parte delle risorse che s'intende recuperare a favore della previdenza dei giovani". Camusso ha quindi proposto agli altri sindacati una "iniziativa di mobilitazione unitaria che rimetta al centro le ragioni del lavoro e della crescita, ancora una volta negate dalle scelte di questo governo".
LA PAURA DEGLI ITALIANI - Nel giorno del vertice europeo, quasi 9 italiani su 10 si dichiarano seriamente preoccupati per la crisi finanziaria che vive il nostro Paese e per i sacrifici che, in prospettiva, immaginano di dover affrontare. E' uno dei dati più significativi che emergono dall’indagine condotta dall’Istituto nazionale di ricerche Demopolis all’indomani dell’ultimatum dell’Unione europea al governo italiano. Il timore per la crisi economica è cresciuto di oltre 30 punti percentuali negli ultimi due anni, passando dal 56% del 2009 al 71% della primavera scorsa, sino all’87% odierno.
Secondo la maggioranza dei cittadini intervistati da Demopolis per il programma Otto e Mezzo, l’ultimatum di 72 ore e il richiamo all’Italia di Angela Merkel e Nicolas Sarkozy sono inopportuni nei tempi e soprattutto per le modalità; per un italiano su quattro, invece, è un segno di scarsa fiducia, una provocazione giustificata dai pesanti ritardi del governo alle richieste dell’Ue. Si avverte comunque un’ampia consapevolezza delle difficoltà del nostro Paese. Il piano urgente chiesto all’Italia dall’Unione europea divide l’opinione pubblica, in modo trasversale, quasi prescindendo dalla collocazione politica degli intervistati.
"Per far fronte alla crisi - ricorda il direttore di Demopolis Pietro Vento - emerge netta nell’opinione pubblica la richiesta di una più seria lotta all’evasione fiscale, di un giro di vite sulla finanza speculativa e di un concreto piano per lo sviluppo e l’occupazione, fino a oggi assente nell’agenda di governo".
Quali misure deve prendere il governo per evitare il rischio Grecia? In assenza di concreti segnali di crescita economica, molti dei provvedimenti in discussione per la riduzione del debito pubblico italiano risultano impopolari.
Centrale resta il nodo pensioni: secondo l’indagine rappresenta ancora una minoranza il numero di chi si mostra favorevole all’aumento dell’età pensionabile. Il dato di contrarietà del 57% si alza nel Nord del Paese e soprattutto tra gli elettori della Lega, il 73% dei quali si dichiara del tutto contrario a qualunque ipotesi di innalzamento dell’età pensionabile.
Sullo sfondo la convinzione, ribadita dal 73% degli italiani, che il governo Berlusconi non sia oggi in grado di gestire l’attuale emergenza economico-finanziaria, né di varare misure in grado di rilanciare seriamente la crescita del nostro Paese.
"Solo un terzo degli intervistati si mostra più ottimista - dice Vento -, escludendo del tutto tale ipotesi, nella convinzione che l’Italia sia un Paese in difficoltà, ma con molte risorse. Le ragioni della crisi, nella percezione degli italiani, sono da individuare per il 78% nell’abnorme evasione fiscale; per i due terzi vanno ricercate negli sprechi della Pubblica Amministrazione e nei costi eccessivi della politica. Il 59% evidenzia invece la grave e perdurante assenza di concrete politiche per la crescita e lo sviluppo".
[Informazioni tratte da Adnkronos/Ign, ANSA, Repubblica.it, Corriere.it, Lasiciliaweb.it]