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Caso chiuso. Mistero aperto

Se Ettore Majorana negli Anni 50 visse in Argentina, nel marzo dell'81 vagava per le via di Roma

06 febbraio 2015

Il fatto che la Procura di Roma abbia deciso di archiviare il caso sulla scomparsa del geniale fisico catanese Ettore Majorana, prendendo per buona la tesi che lo vorrebbe vivo e vegeto, tra il 1955 e il 1959, nella città venezuelana di Valencia, non ha dissipato certamente i misteri attorno a quella misteriosa e lontana sparizione avvenuta nel 1938.
Infatti, anche se la procura romana, dopo aver aperto un apposito fascicolo nel 2011, ha accertato la fondatezza di quanto testimoniato e sostenuto da Francesco Fasani, un meccanico emigrato italiano in Argentina, che disse di aver conosciuto personalmente Majorana con il cognome Bini, ed aver fornito una foto dell’individuo rivelatasi compatibile, secondo il Ris, con i tratti somatici del fisico catanese, della sorte di Majorana-Bini, dopo quegli anni, non si è potuto scoprire altro principalmente a causa "dell'inerzia degli organi diplomatici venezuelani" (LEGGI).

Zone d’ombra che danno la possibilità di alimentare ancora, dunque, il mito dell’eccezionale scienziato siciliano. Ad esempio, proprio dopo questi ultimi, clamorosi sviluppi un testimone ha raccontato di averlo incontrato nel centro di Roma 34 anni fa insieme a mons. Luigi Di Liegro, il fondatore della Caritas romana: Majorana sarebbe stato un senzatetto, che poi è stato riportato nel convento dove era ospitato.
"Ettore Majorana era sicuramente vivo nel 1981 ed era a Roma. Io l'ho visto. Sono stato tra i collaboratori più vicini di mons. Di Liegro e con lui abbiamo incontrato Majorana probabilmente il 17 marzo 1981. E non è stata l'unica volta, l'ho incontrato in tre-quattro occasioni", ha affermato l'uomo, un programmista regista, originario della Calabria ma trasferitosi a Roma da giovane, che chiede che non venga citato il suo nome.

"Majorana stava in piazza della Pilotta, sugli scalini dell'Università Gregoriana, a due passi da Fontana di Trevi. Aveva un'età apparente di oltre 70 anni". Il testimone, che faceva parte di un gruppo che assisteva i senzatetto, rimase colpito dal fatto che uno dei clochard disse, inserendosi in una conversazione, che lui aveva la soluzione del Teorema di Fermat, l'enigma del '600 che per secoli è stato un rompicapo per i più grandi geni della matematica e che all'epoca non era stato ancora risolto, perchè la soluzione risale al 2000. "A quel punto gli dissi di farsi trovare la sera seguente perché volevo farlo incontrare con Di Liegro". L'incontro avvenne e il sacerdote portò via il senzatetto con la sua auto. "Dopo un'ora e mezza tornò e mi disse: 'Sai chi è quell'uomo? È il fisico Ettore Majorana, quello scomparso. Ho telefonato al convento dove lui era ospite e mi hanno detto che si era allontanato. Ora ce l'ho riportato'".

Il testimone racconta di aver saputo da don Di Liegro, che a sua volta lo aveva appreso dal responsabile del convento, "che Majorana aveva intuito che gli studi che stava facendo avrebbero portato alla bomba atomica e ha avuto una crisi di coscienza e voleva essere dimenticato". Sempre il responsabile del monastero gli disse che prima Majorana era ospite di un convento di Napoli e poi andò a finire in questo nei pressi di Roma. Erano certi che fosse lui anche per una cicatrice su una mano, la destra. "Chiesi a don Luigi di riferirlo ai parenti di Majorana, ma lui disse che non potevamo. Io per tanti anni ho provato a tornare sull'argomento, ma don Di Liegro, che non lo riferì a nessuno, nemmeno ai suoi più stretti collaboratori, non voleva saperne e mi raccomandò di tacere. Mi disse di non dire niente a nessuno almeno per 15 anni dopo la sua morte, avvenuta il 12 ottobre 1997. Ormai il tempo è passato".

"La scomparsa dello zio Ettore Majorana è stata per la famiglia un momento di enorme dolore, che si perpetua da 77 anni". Marcello Majorana, nipote del fisico nucleare catanese, in un'intervista radiofonica ha voluto commentare l’interesse suscitato dagli ultimi sviluppi delle vicenda.
"Zia Dorina, la mamma dello zio - rivela Marcello Majorana -, quando morì scrisse nel testamento che lasciava alcune cose a Ettore per quando sarebbe tornato. Sentiva che era ancora vivo".
Eppure il nipote di Ettore Majorana afferma di essere scettico sulla nuova svolta dell'inchiesta riguardante la scomparsa dell'allievo prediletto di Enrico Fermi: "Ci sono state sempre molte ricerche e nessun risultato - ha aggiunto -. Ricordo che quando mio padre rilasciava un'intervista sul caso, arrivavano a casa telefonate che dicevano: abbiamo visto Ettore sui monti dell'Alaska, lo abbiamo visto con gli extraterrestri, insomma segnalazioni e avvistamenti di ogni genere, ma nulla di concreto".

- Il nipote e la verità su Majorana: "Non si uccise, io credo a Sciascia" intervista di Massimo Sideri (Corriere.it)

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06 febbraio 2015
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