Caso Contrada: ''Inammissibile la revisione del processo''
La Procura Generale: ''Ogni elemento del processo è stato analiticamente valutato e passato al microscopio''
Inammissibilità della richiesta di revisione del processo a conclusione del quale Bruno Contrada è stato condannato a 10 anni di reclusione per concorso esterno all'associazione mafiosa e rigetto per la sospensione esecutiva della pena.
Sono queste le richieste fatte nei giorni scorsi dal sostituto procuratore generale Antonino Patti alla Corte d'appello di Caltanissetta.
Il Pg nisseno si oppone alle istanze dei legali dell'ex 007 spiegando che, a suo parere, "ogni elemento del processo" è stato "analiticamente valutato e passato al microscopio" e che "i nuovi elementi citati dalla difesa non sono affatto nuovi ma ampiamente conosciuti e valutati nel corso dei dibattimenti".
Patti è intervenuto anche sulla presunta discrasia citata dagli avvocati Giuseppe Lipera e Grazia Coco tra le assoluzioni di Giulio Andreotti e Corrado Carnevale e la condanna di Bruno Contrada su dichiarazioni di pentiti. "L'inconciliabilità tra le due sentenze quale fatto legittimante il giudizio di revisione - ha osservato il Pg - non può essere riferita alla contraddittorietà tra le valutazioni espresse nelle due sentenze ma va riferita alla oggettiva incompatibilità tra gli elementi di fatto ritenuti nei due processi".
Contrada, 78 anni, attualmente agli arresti domiciliari per gravi motivi di salute, venne arrestato il 24 dicembre del 1992 e fu condannato in primo grado a dieci anni il 5 aprile del 1996 dal Tribunale di Palermo, presieduto da Francesco Ingargiola, per concorso esterno in associazione mafiosa.
L'ex funzionario del Sisde fu accusato di intrattenere rapporti con 'Cosa Nostra' tramite il conte Arturo Cassina, grande appaltatore palermitano, amico del boss Stefano Bontate. Dopo l'uccisione di Bontate nel 1980, Contrada avrebbe mantenuto contatti con i nuovi potenti di Cosa Nostra, i corleonesi di Totò Riina.
Successivamente i giudici d'appello lo assolsero con formula piena, "perché il fatto non sussiste", il 4 maggio del 2001. Fu la Cassazione ad annullare quella sentenza assolutoria il 12 dicembre 2002 e a disporre un nuovo processo d'appello. Il processo bis si concluse il 25 febbraio del 2006 con la condanna ancora a dieci anni. La Cassazione, il 10 maggio dell'anno successivo, rigettò il ricorso dei difensori di Contrada e la sentenza è così divenuta definitiva. L'indomani Contrada si presentò al carcere militare di Santa Maria Capua Vetere, dove è stato detenuto fino al 24 luglio del 2008 quando gli sono concessi gli arresti domiciliari per gravi motivi di Salute prima a Napoli e poi, nell'ottobre dello stesso anno, a Palermo. Il 'fine pena' è fissato per l'1 ottobre del 2014. Contrada si è sempre professato innocente respingendo ogni accusa: "Sono un uomo di Stato". Messo all'indice "per vendetta" da criminali che lui stesso aveva perseguito e fatto finire in carcere. [ANSA]