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Caso Gambino. Il legale di Rosario Gambino spiega: ''Non c'è nessuna richiesta di estradizione pendente''

17 ottobre 2007

La decisione del giudice federale Usa su Rosario Gambino non ha riguardato una estradizione negata, ma era soltanto l'esito di un procedimento amministrativo avviato per l'espulsione dello stesso Gambino dagli Stati Uniti. E' quanto spiega il difensore del cugino del boss della mafia newyorkese Carlo Gambino, l'avvocato Daniele Francesco Lelli del foro di Roma. Rosario Gambino ha già scontato 22 anni di carcere negli Stati Uniti per traffico di droga e lo scorso 11 settembre il giudice di Los Angeles D.D. Sitgraves ha negato l'espulsione perché ''in Italia il 41 bis è una forma di tortura che viola le convenzioni dell'Onu in materia'' (leggi).
''Allo stato attuale non c'è alcuna richiesta di estradizione pendente sul mio cliente Rosario Gambino. Sono state scritte molte inesattezze su tutta la vicenda. Ma la cosa più inquietante è che esponenti autorevoli delle istituzioni abbiano rilasciato delle dichiarazioni senza conoscere gli atti''.

Dopo avere letto i giornali italiani che hanno ripreso una notizia pubblicata dal 'Los Angeles Times', l'avvocato Lelli ha tenuto a precisare che ''l'articolo del quotidiano americano non è stato letto e tradotto integralmente'' (leggi). E ha aggiunto: ''La richiesta di estradizione per Gambino venne presentata dal Governo italiano il 30 marzo del 2001. Fu il giudice della Corte distrettuale americana della California Ralph Zarefsky a rigettare la richiesta italiana il 18 maggio del 2004 perché per gli stessi fatti Gambino era già stato giudicato e, peraltro, assolto negli Stati Uniti il primo febbraio del 1983 dalla Corte distrettuale di New York''. Inoltre, l'avvocato Lelli, ha sottolineato che Rosario Gambino ''non è affatto un mafioso, come invece è stato definito su diversi giornali, perché non c'è alcuna condanna definitiva a suo carico. Quindi, non può essere definito mafioso''.

Il legale italiano di Gambino, che da un anno è detenuto nel Centro per immigrati di San Pedro in California, ha ribadito ancora che ''è assolutamente falso che i giudici americani abbiano negato l'estradizione in Italia del mio cliente, e il motivo è semplice: perché era già stato assolto negli Stati Uniti per lo stesso reato''. ''Per quanto riguarda la vicenda del 41 bis - ha spiegato ancora l'avvocato Lelli - questa riguarda il diverso procedimento di espulsione che prevede che i cittadini non americani vengano espulsi nel proprio Paese di origine dopo aver espiato una condanna, se non ricorrano casi particolari come è quello di Gambino che è persona anziana e malata''. ''Il procedimento amministrativo di espulsione - spiega Lelli - è iniziato su impulso dell'autorità giudiziaria Usa e non riguarda in nessun modo il Governo e l'autorità giudiziaria Italiana che, non trattandosi di procedimento estradizionale, non è competente in materia''.

Intanto, il prossimo 26 ottobre si aprirà davanti ai giudici della Corte d'Appello di Palermo il processo di secondo grado a suo carico nel procedimento noto come ''pizza connection'': deve rispondere dei reati di associazione per delinquere finalizzata al narcotraffico, detenzione di sostanze stupefacenti e associazione per delinquere di stampo mafioso. Il processo di primo grado si era chiuso il 6 giugno del 1983, sempre a Palermo, con una condanna a vent'anni di carcere, anche se Gambino era contumace perché negli Stati Uniti. Ci sono voluti 24 anni per riaprire il caso. Gambino, però, non potrà essere presente in aula. ''E' detenuto negli Stati Uniti - ha detto il legale - e non potrà essere in Italia, ma in ogni caso non sarebbe venuto perché ha paura di essere ucciso in Italia''.

Per conto suo il ministro della Giustizia Clemente Mastella ha voluto ribadire che ''La predica del giudice Usa sul caso Gambino mi sembra inutile. Il 41bis ha infatti superato le forche caudine del giudizio in sede europea, seppure si è guardato a questa norma in maniera severa''. Mentre il Procuratore aggiunto di Palermo, Sergio Lari, ha commentato: ''Altro che tortura, il 41 bis evita che i boss mafiosi detenuti possano continuare ad avere contatti con l'esterno anche dal carcere. Ritengo che la decisione del giudice Usa sul boss Gambino sia solo una boutade. Nulla di più...''.

[Nell'illustrazione una vecchia foto segnaletica di Rosario Gambino]

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17 ottobre 2007
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