Crea gratis la tua vetrina su Guidasicilia

Acquisti in città

Offerte, affari del giorno, imprese e professionisti, tutti della tua città

vai a Shopping
vai a Magazine
 Cookie

Caso Pasolini: ''Ci sono gli elementi per riaprirlo''

Le nuove tecnologie potrebbero aiutare a far luce sul delitto avvenuto trentaquattro anni fa

15 luglio 2008

La notte tra l'1 e il 2 novembre del 1975 veniva ucciso in maniera brutale il maggiore artista e intellettuale italiano del XX secolo: Pier Paolo Pasolini.
Un omicidio di allucinante ferocia. Pasolini, infatti, fu prima battuto più e più volte a colpi di bastone e poi travolto ripetutamente con la sua auto sulla spiaggia dell'idroscalo di Ostia, località del Comune di Roma.
Il cadavere massacrato e irriconoscibile venne ritrovato l'indomani mattina. Fu l'amico Ninetto Davoli a riconoscerlo.
L'omicidio fu attribuito ad un "ragazzo di vita", Pino Pelosi, detto 'Pino la rana' di soli diciassette anni, che prontamente si dichiarò unico colpevole. Due settimane dopo il delitto apparve un articolo su L'Europeo della giornalista Oriana Fallaci, dove la scrittrice ipotizzava una premeditazione ed un concorso di ignoti. Dieci anni dopo, i mezzi di informazione iniziarono a sostenere l'ipotesi della Fallaci, dipingendo il Pelosi come "ragazzo di vita", abitudinario della Stazione Termini, rilevato da Pasolini come esca per un'eventuale azione punitiva sui quali mandanti si immaginano avversari politici o malavitosi, ai quali lo scrittore avrebbe fatto dello sgarbo per dei tentativi altruistici di portare fuori dei giovani dalla strada.
Dopo trent'anni dalla morte del grande intellettuale, assieme alla ritrattazione dell'unico indagato, è emersa la testimonianza di Sergio Citti, amico e collega di Pasolini, su una sparizione di copie dell'ultimo film "Salò o le centoventi giornate di Sodoma" e su un eventuale incontro con dei malavitosi per trattare la restituzione. Sergio Citti morirà alcune settimane dopo.

Insomma, il "caso Pasolini" è da sempre rimasto avvolto nel mistero. Un caso che secondo il colonnello del Ris di Parma, Luciano Garofano, oggi va riaperto perché le nuove tecnologie a disposizione possono consentire "di acquisire le informazioni necessarie a ricostruire finalmente la dinamica del delitto". Le sue convinzioni, il capo del Ris di Parma, le ha messe nero su bianco nell'ultimo volume, edito da Rizzoli, "Delitti e misteri del passato", scritto insieme a Giorgio Gruppioni e Silvano Vinceti.
Spiega il colonnello Garofano che la prova del Dna e la tecnica del Bpa, utilizzata anche per il caso Cogne, potrebbero essere "valide per rileggere le modalità" del delitto avvenuto oltre trent'anni fa.

A modo di vedere di Garofano "l'analisi del Dna si potrebbe effettuare su molti reperti". Perché alcuni di essi, denuncia il capo del Ris, "non sono mai stati sufficientemente presi in considerazione". Tante, infatti, secondo l'investigatore-autore di altri due volumi che ricostruiscono i delitti d'Italia che hanno fatto notizia, le "falle del percorso indiziario". Si parte dall'auto sulla quale viene trovato Pino Pelosi, il 17enne accusato di avere assassinato lo scrittore-poeta. Ebbene, secondo Garofano "l'auto è stata conservata in un modo quantomeno discutibile, né sembrano essere stati fatti rilievi all'interno circa la presenza di impronte digitali o altra tracce biologiche di interesse"; "nessuno poi - scrive ancora il capo del Ris - ha fatto rilevamenti sul pullover verde né sul plantare, dal quale oggi potremmo ottenere materiale biologico sufficiente a una prova del Dna, né sul bastone o sulla tavoletta e nemmeno sull'anello di cui Pelosi rivendicherà la proprietà".

L'altra tecnica che potrebbe consentire di riaprire il caso è quella della Bpa, che consente lo studio della distribuzione e delle caratteristiche morfologiche delle macchie di sangue. "La disponibilità degli abiti di Pasolini, ma soprattutto di quelli di Pelosi - dice Garofano - ci consentirebbe di ottenere importanti informazioni sulle modalità dell'aggressione. Dallo studio delle macchie di sangue ancora presenti, si potrebbe infatti stabilire (e magari confermare) la tipologia di armi usate per colpire, le posizioni reciproche dell'omicida e della vittima e riscontrare l'attendibilità della versione fornita da Pelosi".
Insomma, per il comandante del raggruppamento investigazioni scientifiche, ci sono "una serie di piste non battute, una montagna di reperti ignorati, una tardiva quanto sconvolgente dichiarazione di innocenza del reo confesso" che costituiscono gli ingredienti giusti "per raccogliere la sfida" e per dire che "il caso non può essere considerato chiuso". [Adnkronos]

- "Pier Paolo Pasolini" da Wikipedia, l'enciclopedia libera

Condividi, commenta, parla ai tuoi amici.

15 luglio 2008
Caricamento commenti in corso...

Ti potrebbero interessare anche

Registra la tua azienda su Guidasicilia
Registra la tua azienda su Guidasicilia
Registra la tua azienda su Guidasicilia
Registra la tua azienda su Guidasicilia