CATANIA JAZZ 2009/10
27a stagione: anche quest'anno sul palco del teatro Metropolitan di Catania musicisti da ogni parte del mondo
PASSIONE PURA... Sì, perché dopo 27 anni, solo una grande passione può consentire di andare avanti, solo una grande passione può motivare la scelta di una stagione molto impegnativa, che come al solito, ormai da anni, non si svolgerà soltanto al Teatro Metropolitan.
[...] Noi sentiamo di rappresentare con la nostra attività, qualcosa di più di un semplice cartellone, in questa Catania sempre più brutta, incasinata, povera e corrotta, non solo economicamente, sappiamo di essere considerati, da anni, una specie di oasi, la prova che questa città ha le energie, le idee e gli uomini per risollevarsi, per costruire qualcosa di diverso, una migliore qualità della vita.
L'oasi Catania Jazz ha resistito grazie al suo straordinario pubblico (primi in Europa per media invernale) se no sarebbe stata spazzata via dal deserto già da molto tempo.
L’accanimento terapeutico nei nostri confronti non conosce sosta, stagioni, colori politici. A volte qualcuno ci chiede cosa abbiamo fatto, quali crimini abbiamo commesso per aver meritato tutto ciò, si pensa sempre (siamo in Sicilia no?) "chissà cosa c'è sotto".
Figurarsi: c’è chi lo dice di Roberto Saviano, e mica l’ultimo arrivato.
Noi siamo molto meno importanti dell’autore di Gomorra, ma capiamo bene i perché.
Noi siamo nati liberi ed indipendenti nel 1983, tali siamo rimasti sino ad oggi. Abbiamo difeso il nostro spazio con le unghia e coi denti, non abbiamo mai cercato né avuto sponsors politici, sogniamo un mondo dove sia possibile fare musica, teatro, cultura, senza averlo deciso prima a tavolino in sedi partitiche, senza pagare tangenti a nessuno, né morali né economiche.
Folli? Nossignore, siamo normali Catanesi.
Solo gente testarda e tenace poteva ricostruire per ben sette volte questa città. Noi siamo presuntuosi, questo sì, e sentiamo di avere e di rappresentare, in piccolo, le doti migliori di questa città.
Almeno fino a quando ci saranno altri folli e normali catanesi che attraversano il deserto e si fermano nell’oasi, Catania Jazz vivrà. [...]
Pompeo Benincasa, direttore artistico di Catania Jazz
Tutti i concerti si svolgeranno al Teatro Metropolitan di Catania. Il costo dell'abbonamento per seguire tutti i concerti in programma è di 75 euro; gli abbonati avranno la possibilità di scegliere il proprio posto sulla piantina del teatro e godranno di uno sconto per il concerto fuori programma di Ludovico Einaudi. Tutti i prezzi comprendono i diritti d'agenzia e tutti i posti sono numerati. Per tutte le informazioni riguardo abbonamenti, biglietti e rivendite autorizzate: www.cataniajazz.com
16 novembre 2009
AL DI MEOLA / World Sinfonia
Formazione: Al Di Meola (chitarra); Fausto Beccalossi (accordion); Gumbi Ortiz (percussioni); Peter Kaszas (batteria); Kevin Seddiki (chitarra); Victor Miranda (basso).
[Foto di Christian Fickinger]
Biografia - Al Di Meola, di origini italo-americane (all'anagrafe Al Laurence Dimeola), è nato a Jersey City, in New Jersey. Nel 1971 si è iscritto al Berklee College of Music a Boston (Massachusetts). Nel 1974 si è unito alla band di Chick Corea, Return to Forever, fino alla rottura avvenuta nel 1976.
Nel 2004 ha collaborato con l'interprete sardo Andrea Parodi, con il quale ha fatto una tournée mondiale chiamata "Midnight in Sardinia". Nel 2005 è uscito l'album che raccoglie i momenti migliori di questa tournée.
Di Meola ha esplorato vari stili, ma si è distinto per i suoi lavori di fusion influenzati dalla musica latina. Ha vinto per quattro volte il premio come miglior chitarrista jazz assegnato dalla rivista Guitar Player Magazine attraverso i voti dei lettori. Oltre a una prolifica carriera solista, è stato impegnato in una fruttuosa collaborazione con il bassista Stanley Clarke, il violinista Jean-Luc Ponty, e i chitarristi John McLaughlin e Paco de Lucía. È in lavorazione un disco in duetto con Pino Daniele. [www.aldimeola.com]
10 Dicembre 2009
MARCUS MILLER / Tutu Revisited
Formazione: Marcus Miller (basso e altri strumenti); Christian Scott (tromba); Alex Han (sassofono); Federico Gonzalez Pena (tastiere); Ronald Bruner (batteria).
[Foto di Erinc Salor]
Biografia - Marcus Miller (New York, 14 giugno 1959) è un bassista, compositore e produttore discografico statunitense. Considerato uno dei maestri del funk per il suo stile personale di suonare il basso, Miller viene soprannominato con l'appellativo di "the superman of soul". Numerose sono state le sue partecipazioni al fianco di famosi artisti come il trombettista Miles Davis, il cantante Luther Vandross e il sassofonista David Sanborn. Viene annoverato tra i maestri della tecnica slap che adopera in maniera eccellente ed è messa al servizio della melodia e del groove. Oltre al basso elettrico, Miller suona il clarinetto (strumento in cui ha avuto una vera e propria formazione musicale), il clarinetto basso, le tastiere, il sassofono e la chitarra. [www.marcusmiller.com]
25 gennaio 2010
INCOGNITO
Formazione: Jean Paul Maunick; Joy Rose; Tony Momrelle; Vanessa Haines; Francis Hylton; Peter Raymond Biggin; Finn Peters; Sid Gauld; Trevor Mires; Chris Blastock; Chris Lewis; Matt Cooper.
La carriera del gruppo ha inizio quando Chris Hill, allora il DJ più rivoluzionario ed influente del Regno Unito, procura loro un contratto con l'etichetta Ensign.
La passione di Chris nei confronti della musica soul e jazz influenza l'inconfondibile sound della band. Le precedenti collaborazioni del DJ includono infatti Steve Wonder, Philip Bailey, Marcus Miller, D’Angelo, Roger Sanchez, George Benson, Carleen Anderson, Terry Callier and David Morales.
L'esordio avviene nel 1981 con l'album "Jazz Funk": servendosi della splendida voce di Maysa Leak, Maunick riesce a creare un genere che mescola jazz e funk, ottenendone delle atmosfere uniche. Una decina d'anni dopo, questo nuovo stile si sarebbe chiamato acid jazz.
Nel 1991 gli Incognito tornano dopo un periodo di silenzio sulla scena internazionale con "Inside life". La consacrazione avviene con l'album seguente "Tribes vibes and scribes" del 1992, dove si trova una versione rivisitata di "Don't you worry about a thing", di Steve Wonder. Segue nel 1993 un altro successo con l’album "Positivity". L'ultimo album, "Adventures In Black Sunshine", pubblicato nel 2004 e composto da 14 canzoni, vede l'acclamato ritorno alla voce di Maysa Leak, che canta in sette brani, incluso il nuovo singolo "Listen To The Music" e in "Everything You Heart Desires", canzone dai sapori brasiliani.
Ci sono anche pezzi strumentali come "The World Is Mine" e "Beyond The Clouds", con un ritorno alle sonorità jazz-funk di un tempo, tipiche degli esordi di Bluey e compagni. Altri cantanti sono Tony Morelle, ospite fisso della line-up nei concerti live, e Imaani. I principali collaboratori di Bluey per la composizione dell'album sono stati Matt Cooper, Ski Oakenfull and Graham Harvey, tutti e tre ingredienti fondamentali dell' "Incognito sound" in tutti questi anni. [www.incognito.org.uk]
10 febbraio 2010
SWING OUT SISTER
Formazione: Corinne Drewery (voce); Andrew Connell (tastiere); Gina Foster (backing vocals); Daniel Swana (contrabbasso); Jody Linscott (percussioni); Tim Cansfield (chitarra).
Il gruppo pop inglese Swing Out Sister venne formato a Manchester nel 1985 dal tastierista Andy Connell e dal batterista Martin Jackson, che recrutarono subito la cantante Corrine Drewery per il loro singolo di debutto "Blue Mood". Appena un anno dopo la band scalerà le classifiche di mezzo mondo con il singolo "Breakout". Anche l'album del 1997 "It's Better to Travel" fu un enorme successo internazionale, al quale seguirono "The Best of Swing Out Sister", "Shapes and Patterns", "Filth and Dreams" e nel 2004 "Where Our Love Grows". [www.swingoutsister.com]
16 aprile 2010
YARON HERMAN TRIO
Formazione: Yaron Herman (pianoforte, celesta); Matt Brewer (contrabbasso); Gerald Cleaver (batteria).
[Foto by Gala]
Giovane pianista israeliano, Yaron Herman è un musicista dotato di forte personalità e di un fraseggio straordinario che si sta affermando come uno dei migliori solisti di oggi. In brevissimo tempo, meno di sette anni, Yaron Herman è diventato un brillante pianista e conferenziere, ottenendo premi e riconoscimenti. Nato a Tel Aviv, Yaron inizia a studiare pianoforte a sedici anni con il maestro Opher Brayer, famoso per il metodo di insegnamento basato su filosofia, matematica e psicologia. Un elemento sorprendente di Yaron è la profondità della sua ricerca musicale. Il pianista ha sviluppato una teoria della musica e dell’improvvisazione chiamata “composizione in tempo reale” per la quale è stato invitato a una serie di conferenze alla Sorbona. Musica, filosofia e matematica si incontrano su un terreno che il musicista dimostra di padroneggiare come un esperto conferenziere, analizzando brillantemente i suoi maestri, specialmente Paul Bley, John Coltrane, Lennie Tristano ma anche Bach, la musica della sua terra e gli artisti pop della sua generazione (Björk, Beasty Boys). [www.yaron-herman.com]
11 maggio 2010
THE WOMAN NEXT DOOR / Omaggio a Truffaut
Formazione: Rita Marcotulli (piano/keyboards); Javier Girotto (sax, clarinetto, flauti); Alfredo Golino (batteria); Michel Benita (contrabbasso); Aurora Barbatelli (arpa celtica); Luciano Biondini (fisarmonica); Maria Teresa De Vito (regia).
Rita Marcotulli e François Truffaut: la poetica dell’innocenza, dell’infanzia, della solitudine e della malinconia. La filmografia di François Truffaut mostra in filigrana una genialità che fa perno sulla fragilità dei personaggi, sul loro infinito desiderio di amore e libertà. Un’indulgenza che non degenera mai nel patetico, nell’ovvio, al contrario, prende forma nella ricerca spasmodica verso l’immaginifico, un limbo tra sguardi, silenzi, parole, ed emozioni. Emozioni, vale a dire le sensazioni che gravitano nell’ambito della soggettività, infuse in immagini reali, il mondo oggettivo.
A tutto questo si ispira Rita Marcotulli la quale così descrive il suo incontro con il cinema del regista francese: "Non conoscevo bene i lavori di François Truffaut e quando un mio amico mi ha fatto vedere Ragazzo selvaggio sono rimasta folgorata, e di lì ne sono seguiti altri come Fahreneit 451 e Baci rubati. Tra l’altro proprio da questo ultimo film è tratta Que reste-t-il de nos amours che avevo già registrato. Ciò che ho fatto in "The Woman Next Door" (Label Bleu) è stato cercare di riportare in musica le emozioni che avevo provato nel vedere i film di Truffaut, più che provare a ricrearne l’atmosfera.
C’è un forte desiderio di ritrovare le atmosfere care a Truffaut, con il lascito del regista, un tipo che, avendo fatto storia a sé, ha avuto una libera relazione con la filosofia del cinema e del sonoro, tuttavia.
C’è un comune sentire - diviso tra Truffaut e Rita - di evocare attraverso i messi a loro più consoni l’ambiguità dell’amore, la nostalgia per l’infanzia e il desiderio di fuga. Tutto questo si rivela in Rita un motore per la sua poetica lirica, romantica, divisa equamente nel momento compositivo e nelle improvvisazioni.
"Per realizzare il progetto ho utilizzato sporadicamente le magnifiche colonne sonore composte per i film di Truffaut dai vari George Delerue, Maurice Jaubert, Antoine Duhanel e Bernard Hermann. Il tentativo è stato semmai quello di raccontare in musica quelle stesse storie: da Fahrenheit 451 a L’enfant sauvage, da Jules et Jim a La nuit américaine, dalla saga di Antoine Doinel a (per quanto sorprendente possa parere) Tirez sur le pianiste".
The woman next door è proposto sia in formazione originale, l’ottetto, sia in versione adattata a quartetto e a volte in duo, nel quale Rita Marcotulli si avvale del talento, della versatilità e dell’energia di Javier Girotto, con il quale da sempre vive una profonda sintonia artistica e umana.
Biografia Rita Marcotulli - Nasce a Roma nel 1959. Fin dalla più tenera età viene avviata allo studio del pianoforte presso il Conservatorio di Santa Cecilia a Roma. Dopo una curiosità iniziale per i ritmi sudamericani, in particolare per la musica brasiliana, verso i 20 anni comincia ad avvicinarsi al mondo del jazz….ed è subito successo. La sua carriera è travolgente, e dall'inizio degli anni '80 Rita Marcotulli ha la fortuna di poter collaborare con il "gotha" del jazz europeo : John Christensen, Palle Danielsson, Peter Erskine, Steve Grossman, Joe Henderson, Hélène La Barriere, Joe Lovano, Charlie Mariano, Tony Oxley, Michel Portal, Enrico Rava, Michel Bénita, Aldo Romano, Kenny Wheeler, Pat Metheny. Già nell'87, un referendum indetto dalla rivista "Musica Jazz" la classifica come miglior nuovo talento musicale dell' anno. Dal 1988 al 1990 fa parte della band di Billy Cobham. Nel 1988 lascia l'Italia per la Svezia, dove resterà fino al 1992, assimilando la passione per la ricerca e la sperimentazione. Tra il 1994 ed il 1996, collabora con Pino Daniele, Roberto Gatto, Ambrogio Sparagna, Bob Moses, Charlie Mariano, Marylin Mazur.
Da 14 anni accompagna Dewey Redman in tutti i suoi concerti. L'intimità della sua musica, la sua grande profondità, i suoi arrangiamenti delicati, che sanno sottolineare la singola nota ed amplificarne la carica emotiva, le permettono di spaziare e di cercare interconnessioni con le altre forme artistiche, specialmente con il cinema, per il quale ha elaborato diverse composizioni, subendo l'influenza di grandi musicisti come Thelonious Monk, Elis Regina, Bill Evans, John Coltrane. Oltre che dalle influenze sonore, le composizioni di Rita Marcotulli nascono dall'incontro con altre esperienze artistiche, letterarie, visive, e, naturalmente, cinematografiche.
A giugno 2008 è uscito il CD "Omaggio ai Pink Floyd", nella collezione "jazzitaliano live 2008" per La Musica di Repubblica-L'Espresso. [www.ejn.it/mus/truffaut.htm]
21 maggio 2010
JOHN MCLAUGHLIN / +4th Dimension
Formazione: John McLaughlin (chitarra); Gary Husband (tastiera e batteria); Mark Mondesir (batteria); Etienne Mbappé (basso).
John McLaughlin è considerato uno tra i maggiori chitarristi viventi. Dotato di ottima tecnica, si è spesso contraddistinto per sperimentazioni musicali influenzate dalle musiche di origine orientale e dallo stile fusion, ma anche per aver sviluppato negli anni un modo di suonare con un proprio stile molto singolare. Un libro pubblicato recentemente, "Power, Passion and Beauty: The Story of the Legendary Mahavishnu Orchestra", racconta la sua vita e quella relativa al gruppo Mahavishnu Orchestra In esso c'è un passaggio in cui si capisce la devozione che fin da giovane aveva per la musica.
«Mia madre dovette sequestrarmi la chitarra per mesi perché stavo tutto il giorno a suonarla e andavo avanti nonostante mi sanguinassero le dita».
McLaughlin inizia a suonare la chitarra all'età di undici anni attirato dallo swing e dal blues, ma fu anche il flamenco ad attirarlo per la sua immediatezza. Dopo le prime esperienze in sala di registrazione negli anni settanta, è a New York dove partecipa alle sessioni di In a Silent Way e Bitches Brew di Miles Davis.
Miles Davis (come viene riferito nel libro sopraccitato) aveva però notato che McLaughlin e Cobham erano maturi e pronti per iniziare il loro successo individuale: «Hey John è ora che cominci a pensare al tuo gruppo».
Dal 1971 al 1973 suona con la sua band in cui è presente il potente ed innovativo batterista Billy Cobham, la Mahavishnu Orchestra, per poi riformarla nel biennio 1974/1975 con la collaborazione del violinista Jean-Luc Ponty. In questo periodo vengono creati i capolavori Inner Mounting Flame e Birds of Fire ed è anche da ricordare l'album Between Nothingness and Eternity.Nel 1974 fondò inoltre la band di World music Shakti.
Ha collaborato con importanti figure della musica mondiale, tra le quali il sassofonista Bill Evans, che partecipò ad una terza riunione della Mahavishnu Orchestra negli anni ottanta.
Tra i suoi album più conosciuti sono da citare Extrapolation, My Goals Beyond, disco acustico con influenze indiane, Handful of Beauty, con gli Shakti, uno dei primi esempi di World Music, il live Friday night in San Francisco, registrato con i chitarristi Paco de Lucia e Al Di Meola nel 1981, e Love devotion surrender in coppia con Carlos Santana, pubblicato nel 1973, che contiene un'interessante rivisitazione di A love supreme di John Coltrane. [www.johnmclaughlin.com]
FUORI PROGRAMMA
23 dicembre 2009
LUDOVICO EINAUDI / Nightbook
Formazione: Ludovico Einaudi (pianoforte); Federico Mecozzi (violino, chitarra); Mauro Durante (violino, percussioni); Antonello Leofreddi (viola); Marco Decimo (violoncello); Robert Lippok (live electronics); Matteo Ferroni (live visuals)
Un paesaggio notturno. Un giardino rischiarato dalla luce della notte. Nel cielo scuro qualche stella, le ombre degli alberi intorno. Alle mie spalle una finestra illuminata. Quello che vedo è familiare e al tempo stesso sconosciuto. È come in un sogno, tutto può succedere."
Così, come il punto di passaggio tra la luce e il buio, tra il noto e l’ignoto, Ludovico Einaudi descrive Nightbook, il suo nuovo e attesissimo album, in uscita a tre anni dal successo internazionale di Divenire.
La notte è una chiave. Che permette di entrare negli universi del desiderio, del sogno, del mistero. "Nightbook è un percorso, ogni brano è il capitolo di una storia, la sfaccettatura di un prisma, uno sguardo possibile sulle esperienze che appartengono al lato più onirico, più interno di noi stessi" dice Ludovico Einaudi "la musica apre delle porte su mondi nascosti. Ascoltandola, ognuno può riuscire a entrare in contatto con le proprie emozioni profonde".
La composizione dell’album ha seguito le tappe dei tour in tutto il mondo, nel corso dei quali Einaudi ha continuato a riempire taccuini di pensieri e suggestioni, registrando gli "appunti musicali" che sono diventati l’anima di questo progetto. Alcuni eventi in particolare hanno ispirato le atmosfere di Nightbook racconta Einaudi: "nel 2006 ho suonato a Milano all’Hangar Bicocca circondato da I Sette Palazzi Celesti di Anselm Kiefer: quello spazio sterminato, in cui il pianoforte sembrava perdersi, l’incombenza delle torri, mi hanno spinto a lavorare su forme musicali diverse e tonalità più misteriose. Successivamente il concerto a Villa Adriana a Tivoli per il Festival del Mito, con il musicista elettronico Robert Lippok, e quello al Cargo di Londra, con il video-artista Matteo Ferroni, sono stati un’occasione per riflettere su forze musicali che hanno un loro potere primordiale".
E le atmosfere di cui parla Ludovico Einaudi si riflettono nella grande libertà espressiva, nella scelta di composizioni dalla struttura più aperta, nelle sonorità originali ottenute da un vero e proprio incontro del pianoforte con archi e percussioni, e da un uso dell’elettronica che, in pezzi come Il giardino e The Crane Dance , amplifica il suono del pianoforte proiettandolo, come un’ombra, in tutte le direzioni. Brani come Rêverie e Indaco, con la sua esplosione finale degli archi, sono invece pervasi dall’aura circolare, ipnotica e struggente, che ha reso inconfondibile la musica di Einaudi.
Se Divenire è un album che evoca un movimento verso il mondo, il flusso della vita nella direzione dell’armonia, della luce, della vitalità, Nightbook apre una finestra sull’interno, e sulla possibilità di entrare in contatto con quegli aspetti profondi della realtà che rimandano a una dimensione mitica, potremmo dire originaria. "Per esempio un pezzo come Eros" dice Ludovico Einaudi "è quasi come un rito pagano che, in un crescendo, racconta il raggiungimento di un’estasi". [www.einaudiwebsite.com]