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Catania rischia il deserto commerciale

La Confesercenti etnea accende i riflettori sul rischio desertificazione nei centri storici

13 aprile 2013

Catania rischia di diventare una città deserta. A lanciare l'allarme è la Confesercenti etnea che alla vigilia dell'assemblea elettiva, convocata per domani, domenica 14 aprile, accende i riflettori sul rischio desertificazione nei centri storici. Il dato è stato rivelato dagli operatori locali del settore immobiliare che hanno verificato la percentuale dei negozi chiusi in città. Catania con il suo 27% di botteghe in disuso si attesta al terzo posto di quello che appare un podio tristissimo. Peggio della città etnea solo Cagliari con il 31% e Rovigo con il 29%.
Del cuore della città, quello commerciale e storico, resta solo lo spettro della ricchezza che fu. Le botteghe delle quattro vie principali, dove fino a qualche anno fa vi era un pullulare di negozi con rivenditori di grandi firme, via Etnea, via Umberto, viale XX Settembre e Corso Italia, sono oggi sfitte. Le attività commerciali sono al collasso. La fotografia che emerge della città etnea è quella di un susseguirsi di "vendesi" ed "affittasi". Un triste fenomeno di desertificazione, quello che ha colpito Catania, provocato dalla mancanza del commercio che rischia anche di portare ad un lento degrado urbano.

Cresce quindi la preoccupazione tra gli addetti ai lavori, che attraverso questo report, denunciano per la città etnea una perdita economica che va dai 18.000 ai 36.000 euro per singola unità sfitta. Nella migliore delle ipotesi i negozianti che stanno resistendo alla crisi, non serrando le porte, sono stati costretti a licenziare i loro dipendenti. Ad esempio in un negozio di media grandezza, con 7 dipendenti fino ad appena 3 anni fa, oggi si trova una situazione con 3 licenziati e 3 dipendenti part time, l'altro è il titolare. I licenziamenti nel commercio solo nell'ultimo anno hanno superato la quota del 15%.

Tra i negozi aperti negli ultimi 5 anni, uno su tre non resiste: al quindicesimo mese il negozio fallisce. "Catania - sottolinea il direttore di Confesercenti Catania, Salvo Polito - è la terza città d'Italia per numero di botteghe non affittate, non è stato mai registrato prima un dato così negativo. È ben visibile a tutti il processo di desertificazione del centro storico. I fattori che hanno portato a questa situazione sono certamente stati: il caro affitti che incide parecchio sulla crisi vera e propria, il cambio di abitudini di chi acquista, che ha abbandonato il centro, via Etna e via Umberto per spostarsi verso i centri commerciali in periferia e la mancanza di una politica vera e propria per la piccola impresa. Ci interroghiamo spesso sui progetti dei centri commerciali naturali, senza ottenere risposte. Inoltre l'eccessivo inasprimento delle aliquote, dei tributi locali, Tosap e Imu, ha inciso notevolmente sul prezzo degli affitti. Tutte queste tasse portano ad aumentare il canone di locazione e di conseguenza le imprese a chiudere".
Non molto differente la situazione dei centri commerciali dove le botteghe sfitte sono il 15% e comunque l'esercizio subisce un turn over di marchi. [Fonte: Corriere del Mezzogiorno - Italpress]

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13 aprile 2013
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