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Cavie o fortunati pazienti? E' vero che il colosso farmaceutico Pfizer in Nigeria usò dei bambini come cavie?

10 maggio 2006

L'autorevole testata statunitense Washington Post ha scoperto un rapporto medico, completato cinque anni fa ma da allora rimasto segreto, dove viene riportato che nel 1996 un centinaio di bambini nigeriani fu sottoposto dalla società farmaceutica Pfizer a una sperimentazione medica non autorizzata. Nel rapporto la commissione medica che lo ha redatto afferma che la Pfizer selezionò nell'ospedale di Kano 100 bambini somministrando loro il Trovan, un medicinale contro la meningite non ancora approvato dalle autorità farmaceutiche americane.
Nel 1997, infatti gli Usa approvarono l'utilizzo del medicinale sugli adulti (sottoponendolo comunque due anni più tardi a forti restrizioni) ma non concessero mai i permessi per l'infanzia. Non è chiaro se i piccoli scelti fossero davvero affetti da meningite, ma cinque di quelli che presero il farmaco morirono, altri svilupparono l'artrite o ebbero danni celebrali; anche altri sei bambini cui era stato dato un placebo di controllo persero la vita.

Non fu possibile stabilire se la morte di quei bambini o l'insorgenza di altre malattie fossero in correlazione con l'esperimento. Secondo la commissione medica nigeriana non ci sono prove che le famiglie furono adeguatamente informate dei rischi della sperimentazione; inoltre il certificato del comitato etico della Nigeria, in cui si approvava l'operazione, risultò essere stato falsificato dal capo dei ricercatori della Pfizer a Kano.
Nel rapporto stilato dieci anni fa dalla commissione medica nigeriana incaricata si affermò che l'esperimento era "un test illegale di una medicina non registrata", in contravvenzione alla Dichiarazione internazionale di Helsinky e alla Dichiarazione Onu dei diritti dell'infanzia, e un "chiaro caso di sfruttamento dell'ignoranza della gente". Il panel di medici suggerì quindi alle autorità di "sanzionare adeguatamente" la compagnia farmaceutica, di chiedere risarcimenti e di pretendere le scuse ufficiali al governo e alla popolazione nigeriana ma anche di prendere misure affinché simili episodi non si ripetessero.
Nulla di ciò venne fatto e il rapporto non è stato mai reso pubblico, prima dell'inchiesta giornalistica.

Dopo le gravi accuse mosse dall'inchiesta del Washington Post, il colosso farmaceutico è passato al contrattacco. “Il governo nigeriano era ampiamente informato dello studio condotto dall'americana Pfizer in Nigeria nel 1996. I test sono stati eseguiti in modo responsabile, coerentemente con la legge nigeriana e con il consueto impegno per la sicurezza dei pazienti”. E il farmaco utilizzato “ha salvato vite umane”. Così, in una nota, il gruppo farmaceutico ha fornito alcune precisazioni sul caso sollevato dalla testata.
“Pfizer - si legge ancora nel comunicato - ha ampiamente collaborato con il comitato” che ha redatto il documento per conto del governo nigeriano. “Il governo nigeriano non ha contattato Pfizer su alcuna delle conclusioni del comitato, né tanto meno Pfizer era a conoscenza del fatto che il comitato avesse approvato un rapporto conclusivo. Sarebbe quindi inappropriato per l'azienda rispondere ai punti sollevati nel documento”.
Tuttavia, la società ritiene opportuno sottolineare che tutto è stato svolto dopo avere informato istituzioni e famiglie, e che lo studio ha prodotto benefici. Inoltre, “Pfizer respinge illazioni sul fatto che l'azienda abbia condotto lo studio in maniera non etica”
Il prodotto, prosegue la nota dell'azienda, nell'anno indicato “era in una fase di sviluppo avanzato e già valutato su 5mila pazienti. Pfizer aveva evidenza scientifica che il farmaco era efficace e avviò lo studio per determinare se era paragonabile al ceftriaxone, ossia il miglior medicinale disponibile all'epoca, per trattare la malattia”.

Il gruppo ha inoltre confermato che “la natura sperimentale di trovafloxacina era stata spiegata da infermiere bilingue, sia in inglese che nella lingua locale Hausa, ai genitori e ai tutori di ogni bambino che partecipava allo studio. In tutti i casi è stato ottenuto il consenso verbale”. Insomma, “Pfizer - conclude la nota del gruppo - ha sempre agito conformemente alle leggi nigeriane, con il consenso del ministero della Salute del Paese e coerentemente con il suo impegno per la sicurezza del paziente”.

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10 maggio 2006
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