Centochiodi
Le religioni non hanno mai salvato il mondo... Il film testamento di Ermanno Olmi
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CENTOCHIODI
di Ermanno Olmi
Storie di amicizia, vita quotidiana e amore di un giovane professore di successo dell'Università di Bologna che, a causa di una difficile indagine, si butta tutto alle spalle andando a vivere in una remota località sulle rive del fiume Po. Il passaggio dalla vecchia alla nuova vita del protagonista viene sancita simbolicamente da una scena in cui il professore inchioda al pavimento di un'aula della facoltà in cui insegna, cento incunaboli custoditi nella biblioteca dell'università, avendo maturato la consapevolezza che i libri hanno mancato al loro compito di favorire l'incontro e la conoscenza tra gli uomini e hanno, invece, creato barriere e incomprensioni. Dopo essere vissuto nutrendosi di cultura, deluso, sostiene che prendere un caffé con un amico è preferibile alla lettura di tanti libri.
Anno 2007
Nazione Italia
Distribuzione Mikado
Durata 92'
Regia e sceneggiatura Ermanno Olmi
Fotografia Fabio Olmi
Con Raz Degan, Luna Bendandi, Amina Syed, Michele Zattara
Genere Allegorico
Dalle note di regia - ''Il titolo nasce da una mia ossessione, che ogni tanto ho, e che è quella di inchiodare qualcuno per impedirgli di fare del male. Non è casuale la scelta dell'ambientazione della storia, perché il Po, come tutti i fiumi, ha una connotazione che lo distingue dal mare che è l'argine. Quando lo varchi ti lasci alle spalle il mondo, e inchiodare qualcosa che è contrario alla tua idea di vita vuol dire anche varcare l'argine.'' [...] 'L'ho già dichiarato da tempo: prima ancora di iniziare le riprese sapevo che questo sarebbe stato il mio ultimo film narrativo di messa in scena. Continuerò a fare documentari come quando ho cominciato, più di cinquant'anni fa. Chiedo la cortesia di accogliere questa mia decisione come una scelta presa in serenità, senza motivazioni roboanti né ancor meno con doloroso distacco. Assolutamente non patetico. È per me, oggi, un atto naturale: la conseguenza di una mia trasformazione guadagnata con gli anni vissuti e che ora mi orienta verso altri scopi del vivere, in questo mio prezioso tempo che è l'età 'avanzata'. Ho passato una vita a raccontare storie con il cinema. Ho fatto agire e parlare cose e personaggi secondo la mia immaginazione e la mia volontà. Sempre cercando di essere leale con i miei interlocutori. Un patto che non ho mai tradito, sia quando un film mi veniva bene, sia quando il risultato non era al meglio.''
La critica
''Centochiodi è comunque un film d'addio, condensa il pensiero del regista, le cose da lui sempre amate. Il cinema autentico nell'inizio da thriller perfetto (...) Forse non è sbagliato identificare con Gesù il giovane professore che lascia tutto per vivere in povertà sul fiume, che viene creduto Cristo e racconta le parabole evangeliche, che viene arrestato, interrogato: ma anche senza una simile sovrapposizione il personaggio rimane amabile, venerabile, e la gente semplice che abita sulle sponde del Po lo aiuta a metter su casa, lo ammira, mentre la ragazza gli posa la testa sul petto. In ogni caso, 'Centochiodi' è pervaso da un sentimento che lo rende molto, molto commovente; commuovono persino l'acqua gonfia del fiume, la faccia bella di Raz Degan protagonista. E, visivamente, 'Centochiodi' è stupendo.''
Lietta Tornabuoni, 'La Stampa'
''La strage dei libri (meno male!) non vuole essere un'ipotesi reale, ma lo spunto di una parabola. Come il Professorino, Ermanno si confessa 'del tutto responsabile ma non colpevole'; e concede a lui e a se stesso, il flashback, un momento di esitazione nel piantare l'ultimo chiodo sull'ultimo libro. C'è dunque in tanta cultura traditora qualcosa che va salvato? Olmi si conferma lo spregiudicato teologo ruspante che esaltando i pastori condannò i Re Magi nel sottovalutato 'Camminacammina', un uomo di fede più scomodo di un miscredente. Attiene ai segreti della poesia il suo dono di fondere neorealismo e cinema dell'anima in un connubio tanto contagioso che dopo questa ispirata e ispirante rigenerazione rusticana balena per un attimo la tentazione di buttar fuori dalla porta tutti i libri che ci ingombrano la casa.''
Tullio Kezich, 'Corriere della Sera'
''Centochiodi, l'ultimo film di Ermanno Olmi, è un film che possiamo definire contro la chiesa di Ratzinger, un'opera culturalmente 'fuori linea'. Oggettivamente fuori linea. Sappiamo bene che il regista non aveva questa intenzione, sappiamo bene che il messaggio è più complesso, che non c'è alcuna ribellione, alcun intento direttamente politico, che quel film è innanzitutto un'opera artistica. Ma rimane il fatto che l'ultimo film dell'anziano regista è il primo grande evento, la prima opposizione artistica e di impatto mediatico alla Chiesa della dottrina militante, che fa prevalere la dottrina sulla fede, che non guarda le donne e gli uomini e la loro vita, ma preferisce definire i valori.''
Ritanna Armeni, 'Liberazione'
''Ermanno Olmi ha annunciato che 'Centochiodi' sarà la sua ultima opera narrativa: poi, tornerà ai documentari con cui iniziò l'attività registica. Ci auguriamo che non vada così; e tuttavia questo ha tutti i caratteri di un film testamento: per il soggetto che propone, per la lucidità con cui lo affronta, per lo stile eccezionalmente maturo che coniuga una spiritualità e una concretezza d'immagine rare a trovarsi al cinema. Olmi ha il coraggio di mettere in scena un nuovo apologo su Gesù Cristo con un impeto polemico che evoca Dostoevskij, una nitidezza d'immagini che fa pensare a Bresson, una leggerezza danzante vicina a Fellini. Dietro le immagini serene della vita di paese, o lo sguardo limpido di un sorprendete Raz Degan, trapela un'invettiva senza acrimonia ma determinata, dura e pura, contro coloro che manipolano il senso della vita, della fede, dei libri. Tutt'altro che predicatorio, il misticismo del regista lombardo ha questo d'impagabile: saperci raccontare di un Cristo quotidiano, che potremmo incontrare in un giorno e in un luogo qualsiasi, con la più assoluta naturalezza, rendendocelo familiare e facendo di noi amici tra i suoi amici. Olmi ci lascia con un compito enorme di enorme responsabilità: scegliere l'amore anziché l'odio, la pace al posto della guerra dipende unicamente da noi.''
Roberto Nepoti, 'la Repubblica'
Girato a Bologna, lungo gli argini del Po e nella provincia di Mantova.
Film realizzato con il contributo del Ministero per i Beni e le Attività Culturali dipartimento dello Spettacolo direzione generale Cinema.