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Centro e centrodestra, centristi scissionisti e legati alla Cdl: quale marasma investirà la Sicilia?

Follini, Cuffaro, Lombardo, Miccichè

28 ottobre 2005

Per qualcuno un traditore, per altri un frustrato aspirante despota, per altri ancora un uomo con una grande dignità: Marco Follini, ex leader dell'Udc dopo avere chiesto la sostituzione di Silvio Berlusconi come leader della Casa delle libertà, non ha certo intenzione di sospendere le proprie scommesse politiche, e fra i luoghi dove attuare le proprie idee spicca la Sicilia, terra da sempre affezionata a tutto quello che possa ricordare la vecchia Dc.
Follini, accortosi d'avere mantenuto accanto a se una esigua fetta del partito, è ovvio che guardi con simpatia, o addirittura incoraggi, le trattative molto riservate che Raffaele Lombardo, potente scissionista dell'Udc siciliana, starebbe conducendo sia con l'Udeur di Clemente Mastella sia con la Nuova Dc di Gianfranco Rotondi e Paolo Cirino Pomicino.
Anche se Mastella è più vicino al centrosinistra e il duo Rotondi-Pomicino è più vicino al centrodestra, un'eventuale loro accordo con Lombardo (fortissimo a Catania e in tutta la Sicilia occidentale) darebbe luogo ad un'aggregazione capace di raggiungere il 2 per cento e dunque di potere superare la soglia di sbarramento. Il che significherebbe un nuovo partitino avversario di Berlusconi (se dovesse farsi l'accordo con Mastella), o comunque autonomo e quindi capace di contrattare al meglio un accordo con il Cavaliere, se invece passasse l'alleanza con la Nuova Dc o addirittura un'aggregazione a tre.
Insomma, una situazione ghiotta per Follini che sarebbe ben lieto di mettersi all'opera per la creazione di un nuovo soggetto, avversario o interlocutore obbligato di Berlusconi.

Ma la corsa alla ri-conquista della Sicilia, da parte del centrodestra, si annuncia arzigogolata e per niente scontata.
Meno di una settimana fa Salvatore Cuffaro aveva fatto buon viso a cattivo gioco quando all'assemblea degli eletti di Forza Italia in Sicilia il ministro Gianfranco Miccichè lo aveva invitato a ''rientrare nei ranghi'', minacciando di togliere l'appoggio alla sua ricandidatura alla presidenza della Regione.
Oggi il governatore della Sicilia conquista punti con l'elezione di Lorenzo Cesa alla segretaria dello scudocrociato, da lui fortemente voluta, e a Forza Italia fa sapere di avere grande considerazione nell'Udc.
Adesso la partita che Cuffaro gioca in Sicilia potrebbe influenzare anche gli equilibri romani della Casa delle libertà.

Sabato scorso a Giardini Naxos (ME) Gianfranco Miccichè era stato perentorio: ''se Cuffaro insiste sull'idea di dimettersi per far precedere le elezioni regionali a quelle nazionali, non sarà più il candidato della Cdl''. Non ci si impicca alle date - aveva fatto notare qualche osservatore -, un attacco così nasconde ben altro.
Cuffaro, che è anche vicesegretario dell'Udc, da tempo insiste per interrompere anticipatamente la legislatura, spalleggiato dal suo ex compagno di partito Raffaele Lombardo, che col il suo neonato ''Movimento per l'autonomia'' è disposto a sostenere la Cdl a condizione che non venga messa in discussione la candidatura del presidente uscente.
Se alle affermazioni di Miccichè il governatore aveva laconicamente risposto che deciderà insieme agli alleati, Lombardo aveva dichiarato che c'erano buone ragioni perché le strade si dividessero: ''Quelle di Miccichè - aveva sostenuto il 'ribelle' Lombardo, artefice a Catania della riconferma di Scapagnini - sono vere e proprie minacce''. Con un alleato così Cuffaro sa che Forza Italia potrebbe sentirsi sotto scacco. E l'elezione alla segreteria nazionale di un ''non allineato'' alle posizioni del partito del premier, rafforza la sua posizione.

Se il governatore, fanno notare nel suo stesso partito, decidesse di dimettersi nonostante le parole di Miccichè e dopo che Tremonti ha dovuto rifare tutti i conti per sbloccare i due miliardi chiesti da Cuffaro per la Sicilia, allora sarebbe una vera e propria sfida a Berlusconi. Forse proprio per questo motivo i vertici siciliani di FI, con l'eccezione del ministro allo Sviluppo, tentano di tenere bassi i toni della disputa: lunedì, nel vertice di maggioranza alla Regione, due giorni dopo l'"ultimatum" di Giardini Naxos, si è deciso di non decidere e di rimandare la discussione sulla data delle elezioni siciliane a dopo la Finanziaria regionale.

I rapporti tra Cuffaro e Miccichè (il ministro solo da poco ha lasciato la guida di FI in Sicilia) in questi giorni hanno raggiunto il livello minimo dall'inizio della legislatura, quando l'attuale titolare dello Sviluppo non lesinò critiche, giudicando la prima giunta Cuffaro, a poche ore dal suo insediamento, un esecutivo di ''basso profilo''. Intanto, il 10 novembre si apre la sessione di bilancio all'Assemblea siciliana; approvata la Finanziaria Cuffaro potrebbe dimettersi. Se lo scontro si acuisse, non è escluso che lo stesso Miccichè potrebbe essere il candidato alla presidenza della Regione.
Tre giorni fa Cuffaro si era detto ben felice di sostenere il ministro e sia An che FI avevano trovato l'occasione per sottolineare che in Sicilia non ci sono Follini che lavorano contro Berlusconi. Ma tre giorni fa non c'era ancora il cesaniano Cuffaro.

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28 ottobre 2005
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