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CESSATE IL FUOCO!

Tredicesimo giorno di guerra tra Libano e Israele. Gli osservatori internazionali chiedono un immediato ''cessate il fuoco''

24 luglio 2006

Per il tredicesimo giorno consecutivo sono proseguiti gli scontri nel Libano meridionale tra truppe israeliane (che stanno penetrando sempre più in profondità in territorio libanese) e miliziani sciiti libanesi di Hezbollah. I soldati dello Stato ebraico stanno ampliando il proprio raggio d'azione, e dal villaggo appena conquistato di Maroun al-Ras puntano adesso verso nord, ma al momento si trovano impegnati in combattimenti quanto mai aspri con i guerriglieri integralisti.
Malgrado l'accanita resistenza delle forze del Partito di Dio, i militari israeliani sarebbero giunti alle porte di Bint Jbeil, una delle principali roccheforti di Hezbollah nella zona.
La radio israeliana ha poi precisato che, nel corso della notte, incursioni aeree israeliane hanno distrutto nove piattaforme per il lancio di razzi nella zona di Tiro, da dove gli Hezbollah hanno effettuato lanci contro la città israeliana di Haifa. Per la prima volta dall'inizio del conflitto, l'esercito israeliano ha bombardato il campo profughi palestinese di Rashidiye, nei pressi di Tiro.
Parallelamente si muove anche la diplomazia. Nel corso del suo viaggio verso il Medio Oriente, il Segretario Usa Condoleeza Rice ha lanciato un appello ''urgente'' per il cessate il fuoco, pur ammonendo che qualsiasi accordo dovrà cominciare con una soluzione delle cause del conflitto. Per un cessate il fuoco, ha spiegato la Rice, è necessario che il governo libanese stabilisca la piena sovranità sul territorio e che sia impedito a Hezbollah di usare il terrorismo per ''gettare il Libano e la regione nella guerra''. Il Segretario di Stato ha poi lamentato che siano sopravvalutate le non eccellenti relazioni degli Usa con la Siria, ed ha nel contempo espresso la disponibilità di Washington ad operare con Damasco, per risolvere la crisi nel Medio Oriente.

A poche ore dalla visita del Segretario di Stato Usa, il premier israeliano, Ehud Olmert, ha dichiarato che ''Israele è pronto ad accettare l'invio di una forza militare formata dagli Stati dell'Unione europea, una volta stabilito il mandato''. L'altro ieri anche il ministro della Difesa, Amir Peretz, si era detto favorevole al ''dispiegamento di una forza internazionale di interposizione a guida Nato, oppure con la partecipazione di forze dell'Alleanza Atlantica, nella parte libanese del confine con Israele''.

Il leader di Hezbollah, Hassan Nasrallah, ha intanto ammonito che un'invasione israeliana del Libano non impedirà ai militanti sciiti di lanciare razzi in Israele. In un'intervista al quotidiano ''As Safir'', Nasrallah ha detto che ''qualsiasi incursione israeliana non avrà risultati politici se non consegue i suoi scopi dichiarati, ed in primo luogo una fine dei lanci di razzi contro gli insediamenti sionisti nel nord della Palestina occupata''. Nasrallah, ha negato che ci siano stati ''contatti ufficiali'' con i tedeschi per la liberazione dei due soldati israeliani ma ha confermato che ''il canale tedesco, per noi, è ancora valido e non ci sono impedimenti per ricorrere ad altri canali, perché la questione richiede l'accettazione di entrambi le parti''. In merito all'annuncio d'Israele di accettare una forza d'interposizione a guida Nato nel sud libanese, Nasrallah ha poi detto: ''Questo cambiamento nella posizione israeliana è degno di essere studiato'', aggiungendo ''prima di prendere una posizione positiva oppure negativa, occorre soffermarsi bene'' sulla questione.
Anche la Siria sostiene la necessità di un cessate il fuoco, ma ha avvertito che se gli israeliani entreranno in profondità nel territorio libanese, Damasco ''entrerà nel conflitto''. Poi, un'apertura a Washington: ''La Siria - ha riferito il viceministro degli Esteri, Feisal Mukdad - è pronta al dialogo con gli Usa sulla base di rispetto e interesse reciproci''.

E la presenza, o se vogliamo, il significato che l'Italia sta assumendo per il conflitto israelo-libanese va facendosi sempre più marcata. Infatti, mentre si attende speranzosi la conferenza di mercoledì a Roma, dove a discutere della crisi mediorientale saranno l'America, l'Unione Europea e i paesi interessati nel conflitto, un osservatore italiano dell'Onu ieri è stato colpito dalle schegge di una granata, durante un conflitto svoltosi in una cittadina del Libano meridionale. Si tratta del capitano dell'esercito Roberto Punzo, ferito mentre prestava servizio presso Raf. Il capitano Punzo, è stato subito soccorso e ricoverato, in gravi condizioni, nell'ospedale civile di Haifa. Secondo i medici, non è in pericolo di vita.
Erano le tredici, ora italiana, quando una granata è esplosa vicino al militare. Soldati israeliani lo hanno soccorso per primi: è stato portato all'ospedale di Haifa, il più vicino, anche se sotto il tiro dei razzi Hezbollah.

E intanto è giallo (e polemica) sulle responsabilità dell'accaduto. La zona dove è stato ferito il militare italiano è bombardata dagli aerei israeliani. Bobo Craxi, sottosegretario agli Affari Esteri con delega ai rapporti con le Nazioni Unite ha avanzato, quindi, l'ipotesi che ''l'osservatore italiano dell'Onu potrebbe essere stato colpito dall'esercito israeliano mentre faceva rifornimento di carburante''. Un portavoce dell'esercito di Gerusalemme si è affrettato a smentire qualsiasi responsabilità israeliana nel ferimento del militare: ''Non è stato ferito dal nostro fuoco'' ha assicurato il portavoce. Poi l'edizione on line del quotidiano israeliano Haaretz ha affermato che il capitano è stato colpito dai miliziani Hezbollah. Infine l'ambasciatore israeliano in Italia Ehud Gol, secondo il quale ''Craxi sbaglia completamente, e avrebbe fatto bene a controllare e verificare prima i fatti direttamente con l'Unifil''.

E dal Libano arriva un inquietante allarme: Israele forse usa armi chimiche
In Libano si fanno sempre più pressanti i timori che Israele stia utilizzando armi chimiche, vietate dagli accordi internazionali, come le bombe al fosforo. Alle accuse lanciate dal governo libanese si sommano le testimonianze dei medici, come Imad Zuhaire, che lavora in un ospedale nei quartieri cristiani di Beirut: ''Riceviamo feriti con traumi, più o meno gravi. Siamo costretti a fare un gran numero di amputazioni perché Israele utilizza un tipo di bombe vietato dalle convenzioni internazionali''.
Altri medici, nel sud del Libano, parlano di pazienti con ferite, ''particolari, mai viste prima'', che potrebbero essere state causate da bombe al fosforo. Un gruppo di medici internazionali - secondo i media libanesi - esamineranno alcuni di questi feriti.

- ''Un sospetto negli ospedali di Beirut'' di Giuseppe Zaccaria (La Stampa)

- '' La guerra e l'ombra del male assoluto'' di Claudio Magris (Corriere.it)

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24 luglio 2006
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