Che Allah ci protegga
L'integralismo islamico ha puntato il suo terribile e vendicativo dito sull'Italia
''Morte all'Italia'', gridavano così gli studenti di Teheran che a centinaia hanno sfilato mercoledì scorso davanti all'ambasciata italiana in Iran.
I dimostranti scandivano slogan contro l'America, Israele, l'Italia e la Francia, ma hanno ingiuriato soprattutto il tricolore italiano, bruciandone alcuni in piazza insieme alle bandiere americane, israeliane e tedesche. Altre manifestazioni, anche più violente, erano già state organizzate contro le ambasciate dell'Austria, della Francia, della Norvegia e della Danimarca per protesta contro la pubblicazione delle vignette su Maometto. L'ambasciata della Norvegia era stata data alle fiamme, due settimane fa.
In Iran fino a qualche giorno fa la sede diplomatica italiana era stata risparmiata, poi i fatti di Bengasi hanno acceso l'odio contro gli ''infedeli'' italiani.
L'Iran è dunque il secondo paese, dopo la Libia, dove la rabbia panaraba contro la blasfemia delle vignette si sta scagliando anche contro l'Italia dopo che l'ex ministro leghista Roberto Calderoli ne ha fatto sfoggio pubblicamente in tv. ''I nodi con la Libia sono stati sciolti'' ha fatto sapere il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, ma non per le folle di quei Paesi, dall'animo esacerbato e carichi di odio.
Mercoledì prossimo, sull'emittente satellitare Al Jazira sarà trasmessa l'intervista, tradotta in arabo, a Silvio Berlusconi in cui il premier dice che ''la satira non deve essere irrispettosa'', e nella quale condanna le caricature del Profeta pubblicate sui giornali europei che hanno ''offeso i sentimenti dei credenti musulmani''. L'intervista è stata registrata a Roma martedì scorso, ma difficilmente le parole del premier italiano riusciranno a calmare il rancore cieco che infiamma le in-coscienze integraliste.
E dietro i gravissimi scontri avvenuti all'ambasciata italiana di Bengasi la scorsa settimana spunta l'ombra di Al Qaeda. ''Allah è grande, video distruzione e incendio ambasciata italiana a Bengasi, Libia, video sulla sconfitta dell'Italia'': è questo il titolo di un messaggio apparso l'altro ieri sul forum dell'organizzazione terroristica più temuta al mondo, nel quale si annuncia la realizzazione di un filmato che esalta l'incendio della nostra sede diplomatica in Libia.
Il messaggio, firmato da un internauta che si fa chiamare 'lo sgozzatore', fornisce una breve presentazione del filmato della durata di 2 minuti e 40 secondi. ''E' stato incendiato e distrutto il consolato italiano a Bengasi - si legge nel forum - che è una delle più famose città della Libia per il Jihad. Ne vedrete ancora di cose simili''. Il video in questione si apre con una scritta eloquente: ''Kill the Kafron for muslem'' (uccidi i miscredenti per i musulmani). L'aspetto più inquietante è che sono stati inseriti come sottofondo per le immagini alcuni canti tipici di al Qaeda usati per i filmati del gruppo di Abu Musab al Zarqawi.
Nel video vengono messi in evidenza la quantità di danni subiti dalla sede consolare. Le riprese sono state realizzate dopo le violenze di venerdì 17 febbraio, durante le quali sono morte 14 persone. Vengono inquadrate alcune scritte realizzate dai manifestanti sulle mura del palazzo. Quella più grande dice: ''Allah è grande'', mentre altre dicono ''La forza è di Allah e del suo profeta''.
Scritte realizzate probabilmente dai manifestanti durante gli scontri: infatti si in alcune si legge ''Bengasi 17/2/2006'' e più in basso si può vedere solo l'ultima parola di una scritta più lunga che è quella di 'Shuhada' (martiri in arabo).
Lo ''scontro tra civiltà'' in atto in questo ultimo periodo, dunque, adesso interessa sempre più da vicino anche l'Italia, ''nemico infedele'' che occupa le terre irachene e che irride, blasfema, la figura del profeta.
Tra l'incudine e il martello: dal ''Politically Scorrect'' all' "Islamically Correct"
E' stupido e ipocrita non riconoscere che quello in atto negli ultimi mesi è un vero e proprio scontro di civiltà gravissimo. Se ne parla cautamente e lo si nomina solo per esorcizzarne il timore, ma se ne sente sempre di più tutta la greve pregnanza.
Una situazione limite che intimorisce principalmente per le incognite create dal riconoscere come culturalmente-scorretti gli atteggiamenti che hanno tenuto personaggi come Calderoli, e dall'esigenza di difendere la propria occidentalità e i punti cardini di questa, fra i quali, ad esempio, la ''sacrosanta'' libertà d'espressione.
Ciò ha creato una sorta di corto circuito della ragione e le conseguenze hanno raggiunto vertici di ridicolo parassismo.
Per esempio, la scrittrice Oriana Fallaci, conosciuta in tutto il mondo per il feroce odio che nutre nei confronti degli islamici, odio paragonabile solamente all'insensato odio degli integralisti islamici nei confronti degli occidentali, ha pensato bene di rispondere alle rivolte islamiche contro le ''vignette sataniche'' preparandone una che raffiguri Maometto ''con le sue nove mogli, fra cui la bambina che sposò a 70 anni, le sedici concubine e una cammella col burqa. La matita, per ora, si è infranta sulla figura della cammella, ma il prossimo tentativo probabilmente andrà meglio''.
L'incauta provocazione della scrittrice è stata annunciata dalla stessa scrittrice martedì scorso nella sede del consolato italiano a New York, dove ha ricevuto la Medaglia d'Oro dal presidente del consiglio regionale della Toscana Riccardo Nencini.
Dalla parte opposta, invece, c'è chi sostiene che gli autori del realty show ''La fattoria'' abbiamo cambiato le parole di un passaggio della sigla del programma, la celebre canzone di Renato Carosone ''Caravan Petrol'', in virtù di un atteggiamento che già viene chiamato "islamically correct". Per farla breve, il ritornello dell'allegra e conosciutissima canzone di Carosone, si è trasformato da : ''Allah, Allah, Allah'' in ''Pascià, pascià, pascià''.
Una scelta, ha spiegato il capo-progetto del reality, Cristiana Farina, ''funzionale al nostro programma, incentrato quest'anno proprio sulla figura del pasha'', calmando subito tutte le possibili ed esagerate congetture fatte dai giornalisti. ''Tuttavia - ha però aggiunto la Farina - non avrei ritenuto opportuno lasciare il nome di una divinità, Allah come Gesù, in un contesto ironico e giocoso come questo. Non avrebbe avuto alcun senso''.
Insomma, è indubbio che il timore porti da un estremo all'altro.