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Chi apre una scuola, chiude una prigione

Mobilitazione nazionale contro la riforma Gelmini: studenti e precari in corteo in 90 città d'Italia

08 ottobre 2010

Oggi migliaia di studenti di vario ordine e grado aderenti a varie sigle e movimenti studenteschi si sono mobilitati con manifestazioni in tante città italiane contro la riforma del ministro Gelmini. Un'ora di sciopero è stata indetta anche dalla Flc-Cgil, mentre Unicobas manifesta insieme agli studenti e ai coordinamenti dei precari di tutta Italia.
E una prima iniziativa è arrivata all'alba: sorretti da alcuni ragazzi con una maschera da mimo, due striscioni sono stati piazzati davanti al ministero della Pubblica Istruzione in viale Trastevere a Roma. E' l'idea dell'Unione degli Studenti e di Link-coordinamento universitario. "8 ottobre, 6.30 del mattino. Voi l'incubo, noi la sveglia" recita uno striscione, "La paura fa 90 .... Cortei in Italia", perché sono appunto novanta le città in cui si manifesta oggi.
"Nelle scuole ci sentiamo come in carcere - dichiara Tito Russo dell'Unione degli Studenti - l'edilizia fatiscente, la didattica vetusta, i costi elevatissimi necessari per studiare sono ormai insostenibili". Ed infatti un altro slogan che gli studenti porteranno in piazza recita: "Chi apre una scuola, chiude una prigione".
"Non accettiamo i tagli e le pseudo riforme della Gelmini - continua Russo - ma al tempo stesso intendiamo proporre la nostra alternativa e lo facciamo in oltre ottanta pagine con la nostra 'AltraRiforma'".
"Vogliamo costruire un fronte comune con tutti coloro che sono colpiti dalle politiche disastrose di questo governo - afferma Claudio Riccio di Link-Coordinamento universitario - intendiamo fermare il ddl Gelmini e salvare l'università pubblica". L'Uds chiede "una legge nazionale per il diritto allo studio, finanziamenti per scuola e università portati ai livelli europei, nuovi metodi didattici, organi di gestione della scuola più democratici e partecipati".

E intanto hanno preso il via in diverse città i cortei di studenti e insegnanti per il 'No Gelmini day'. A Milano sono circa 10 mila secondo la questura, 20mila per il Coordinamento dei collettivi. La testa del corteo, partito alle 9,30 da largo Cairoli si concluderà al provveditorato degli studi di via Ripamonti. "Make School not war" è lo striscione più visto, contro il progetto 'Allenati per la vita', nato dall'accordo tra ministero della Difesa e quello dell'Istruzione.
Anche a Torino stanno sfilando migliaia di studenti per protestare contro le politiche per la scuola del governo. Il corteo che si sta snodando per le vie del centro città è partito da piazza Arbarello e si concluderà a Palazzo Nuovo, sede delle facoltà umanistiche.
A Palermo l'appuntamento è in piazza Politeama.
Oltre che nelle città più grandi, la protesta si manifesterà anche nelle provincie. In Sicilia mobilitazioni a Salemi, Canicattì, Modica, Milazzo, Termini Imerese. In Sardegna, oltre a Cagliari, si sono organizzate Oristano e Olbia. A Sorgono è prevista un'assemblea in un liceo scientifico. A Brindisi si attendono quindici pullman dalla provincia. A Napoli e Bari il corteo si concluderà davanti ai palazzi della Regione. Altrove - Siena, Livorno, Viareggio, Savona, Piacenza, Ferrara, Cesena, Bergamo, Udine, Pordenone - finirà davanti ai provveditorati.

La protesta in Sicilia - Migliaia gli studenti siciliani scesi in piazza contro i tagli della legge 133 e la riforma della scuola. Manifestazioni a Palermo, Trapani, Caltanissetta, Ragusa e Messina.
Gli studenti chiedono il ritiro dei tagli a finanziamenti alla scuola pubblica, docenti e personale Ata e un'offerta formativa adeguata agli standard degli altri paesi europei. "Scuola, università e ricerca - ha detto il coordinatore della Rete degli studenti medi siciliana Angelo Frangiamore - sono oggetto di tagli indiscriminati da parte del governo, mentre la Gelmini dice che tutto ciò è per la qualità e il merito, noi vediamo solo meno ore, meno laboratori, meno diritti, meno insegnanti preparati e scuole che funzionano peggio". "Tagliare 8 miliardi di euro sui saperi - ha aggiunto - è una scelta, non una necessità, dettata dall'esigenza di questo governo di eliminare qualsiasi alternativa culturale in questo paese". "A chi ci dice che non ci sono soldi - conclude - rispondiamo che il nostro Paese spende 23 miliardi nell'apparato militare, cinque miliardi per le grandi opere, 700 milioni l'anno per le scuole paritarie. Noi chiediamo che questi soldi vengano reinvestiti nella scuola per il nostro futuro".

L'università contro la Gelmini - Atenei siciliani in stato di agitazione e inizio delle lezioni rinviato a metà ottobre a Palermo e Messina, mentre a Catania le lezioni slitteranno al 1° novembre solo alla facoltà di Architettura.
E' questa una settimana di mobilitazione per studenti, ricercatori e docenti contro il disegno di legge Gelmini sull'Università.
Mercoledì e ieri la Flc-Cgil ha organizzato volantinaggi e sit-in nelle piazze, mentre oggi si stanno svolgendo manifestazioni in tutte le città siciliane e italiane.
Da oggi la Flc-Cgil ha proclamato "lo sciopero della prima ora" nelle scuole, che si ripeterà ogni quindici giorni fino a dicembre.
Flc e Cgil hanno illustrato le difficoltà degli Atenei siciliani come "buchi" didattici in materie importanti dovuti al blocco del turnover, tetti degli incarichi a contratto, mancato riconoscimento di mansioni e carichi di lavoro dei ricercatori precari, sottolineando il rischio del rinvio dell'anno accademico.
"Chiediamo uno stop della riforma - ha detto il segretario Cgil Sicilia Mariella Maggio - la nostra preoccupazione è che nell'instabilità del governo nazionale passi una riforma che peggiora la qualità dell'offerta formativa universitaria". "C'è bisogno di un sistema accademico - conclude - effettivamente legato al mondo del lavoro ed un percorso di carriera certo per i ricercatori".

I ricercatori siciliani "non disponibili"  - Su 863 ricercatori dell'Università di Palermo, 485 si dicono "non disponibili" a svolgere attività non previste dal contratto, come la didattica, in segno di protesta contro il disegno di legge Gelmini. A questi si aggiungano 239 ricercatori su 629 dell'ateneo di Messina e 200 su 649 a Catania. Il "no" raggiunge una media del 43%. Sono i dati forniti dalla Flc-Cgil Sicilia nel corso di una conferenza stampa.
Il sindacato sottolinea che è a rischio il regolare avvio delle lezioni e la qualità dell'offerta formativa, mentre molti corsi di laurea partiranno senza una copertura degli insegnamenti fondamentali. "Sono i ricercatori a tenere in piedi il sistema universitario italiano - ha spiegato Giusto Scozzaro, segretario della Flc Cgil - il loro problema è quello di una stabilizzazione e di un'attività basati su requisiti certi. Chiediamo il blocco della riforma, che peggiora la qualità della formazione e riduce i finanziamenti".
 

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08 ottobre 2010
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