Chi l'ha visto Provenzano? Il procuratore antimafia Piero Grasso, in tv per trovare la ''Primula rossa''
Forse il procuratore di Palermo nel programma ''Chi l'ha visto?'' mostrerà il nuovo identikit di Bernardo Provenzano
Oltre che con sulle nuove piste spianate dall'intervento alla prostata eseguita su Bernardo Provenzano in una clinica di Marsiglia nel 2003, la ricerca della ''Primula rossa di Corleone'' si muove anche via etere, attraverso i programmi tv.
Dopo la partecipazione a "Che tempo che fa" ed altri programmi tv, il procuratore di Palermo, Piero Grasso, infatti ha deciso di proseguire il suo tour televisivo, che lo vedrà questa sera (7 marzo) a "Chi l'ha visto?", su RaiTre alle 21, per parlare del numero uno di Cosa nostra, Bernardo Provenzano, visto l'ultima volta ben 42 anni fa, e la cui immagine più recente è quella allestita, nei mesi scorsi, nei laboratori della polizia scientifica che hanno realizzato un nuovo identikit del superlatitante di Corleone.
Un identikit diverso da quello conosciuto da tutti che si basa su di una possibile trasformazione che il volto giovane, della foto che lo ritrae poco più che ventenne, ha potuto subire con il passare del tempo. E forse proprio stasera il procuratore Grasso potrebbe mostrare il nuovo identikit realizzato sulla base delle rivelazioni dell'ultimo pentito di mafia, Antonino Giuffrè, e delle informazioni fornite dai medici e dagli infermieri marsigliesi che hanno curato Provenzano.
Un identikit che fino ad ora è rimasto chiuso in un cassetto e che, per scelte investigative, non è stato diffuso. Scelta questa, non condivisa da molti magistrati ed addetti ai lavori, tra i quali il sostituto procuratore di Roma, Luca Tescaroli, che rappresentò l'accusa nei processi per le stragi di Capaci e di via D'Amelio, e Giuseppe Lumia, capogruppo dei Ds nella Commissione parlamentare antimafia.
"Normalmente se ci sono degli identikit - afferma Luca Tescaroli - di personaggi ricercati, questi vanno diffusi perché potrebbe esserci un utile contributo da parte di cittadini che potrebbero riconoscere il latitante e segnalare la persona agli organi investigativi. Questa decisione va però rimessa all'autorità giudiziaria che coordina le indagini".
"Personalmente - dice Lumia - non escluderei l'ipotesi di divulgare l'identikit del capo di Cosa nostra ma questa è una decisione delicata che va vagliata dalla magistratura".
Ma perché non viene diffuso il nuovo identikit di Provenzano? Ma per un semplice motivo: alla Procura di Palermo alcuni magistrati che coordinano le inchieste che lo riguardano, sostengono che l'identikit non è stato ancora diffuso per non dare "vantaggio" al latitante per eccellenza.
"Se il boss vedesse il suo identikit e se questo fosse molto simile alla sua faccia, potrebbe cambiare connotati rendendo ancora più difficile la sua cattura".
Una ricerca che sembra, alcune volte, possa protrarsi all'infinito e che ha provocato furenti polemiche all'interno degli organi investigativi ed anche tra procure. L'ultima, in ordine di tempo, quella tra la Procura di Palermo e quella di Roma, dopo che nel dicembre scorso un gruppo di investigatori della Dia di Roma sbarcò a Palermo con una segnalazione precisa: un presunto covo di Provenzano in via Dante a Palermo.
Il covo fu perquisito. Palermo disse che non sapeva nulla, Roma invece aveva detto che i colleghi del capoluogo siciliano erano stati avvertiti.
Su questo incidente la Procura della Capitale ha avviato nei giorni scorsi un'inchiesta.