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Chiedo perdono a tutti, ma senza lavoro non si può vivere...

Disperati e ammalati dalla crisi: nell'Italia dei suicidi per motivi economici

09 maggio 2012

"Chiedo perdono a tutti... Visto che sono un fallito ho deciso di farla finita. Senza lavoro non posso vivere". Il biglietto, d'addio, è stato ritrovato nella tasca dei pantaloni di Generoso Armenante, l'uomo di 48 anni che si è suicidato impiccandosi martedì pomeriggio a Salerno. È stata la figlia di 19 anni a scoprire il corpo. Armenante è stato solo il primo di una nuova giornata di suicidi legati alle difficoltà economiche che ha visto, sempre a Salerno, un altro morto, un disoccupato che si è sparato al petto. Nel milanese, invece, un imprenditore si è ucciso impiccandosi per la crisi della sua azienda. Tutti e tre hanno lasciato messaggi per spiegare l'angoscia di un futuro tra debiti e disoccupazione.

Il disoccupato salernitano... - Generoso Armenante, addetto alla guardiania di un cash&carry della zona industriale di Salerno, da circa un anno e mezzo, dopo che la ditta da cui dipendeva aveva cambiato proprietà, era senza lavoro. La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stato ordine di sfratto dall'alloggio, all'interno della struttura commerciale, che occupava assieme alla famiglia. A fine giugno l'avrebbe dovuto lasciare quella casa dove da circa un mese e mezzo, racconta la sorella, "viveva senza luce". Non era riuscito a pagare la bolletta e così gli avevano staccato tutto. "Mio fratello era un uomo di grande dignità e non aveva mai voluto essere aiutato da noi - ha raccontato tra le lacrime la sorella - In passato ha aiutato noi tutti, per noi era un punto di riferimento". Una speranza, costante, Generoso l'aveva: "Di essere riassunto dalla nuova ditta subentrata a quella che lo aveva licenziato. Ci ha creduto fino all'ultimo. Poi... la fine".
A ritrovare il cadavere è stata la figlia di 19 anni con la quale l'uomo, assieme alla moglie, aveva pranzato. Da quanto è trapelato, nulla lasciava presagire che quello sarebbe stato l'ultimo pranzo di Generoso Armenante con la sua famiglia. Alzatosi da tavola il 48enne è uscito dall'abitazione, lasciando il telefonino a casa. La figlia non vedendolo rientrare ha deciso di cercarlo. Lo ha fatto prima nel piazzale del deposito, poi si è incamminata nel capannone e dietro un telo di cellophane ha rinvenuto il corpo senza vita del genitore. L'uomo, originario di Vietri sul Mare (Salerno), lascia anche un altro figlio di 14 anni.
L'imprenditore milanese... - Aveva, invece, 60 anni, ed era titolare di un'azienda in crisi, l'imprenditore trovato morto impiccato a Cesate (Milano). A trovare il cadavere, nel pomeriggio, nei boschi del parco delle Groane sono stati dei passanti. Da tempo aveva difficoltà a pagare i dipendenti della sua azienda. Martedì l'imprenditore, sposato e padre di due figli, si è allontanato da casa nel primo pomeriggio, senza avvertire i familiari. Da Saronno ha raggiunto in auto Cesate, a pochi chilometri di distanza, si è inoltrato nel bosco e si è impiccato a un albero. Nel biglietto, ritrovato ai piedi del cadavere, ha motivato il gesto con i debiti contratti dalla sua piccola impresa.
L'"anziano" operaio - Aveva 62 anni l'operaio edile, Angelo Coppola, che si è ucciso, sempre a Salerno, con una fucilata al petto. L'uomo, disoccupato da Natale, viveva con la moglie e i figli a San Valentino Torio (Salerno). Accanto al corpo dell'uomo è stato rinvenuto un biglietto su cui c'era scritto: "Senza lavoro non si può vivere". L'operaio era disoccupato dal dicembre scorso quando la ditta per la quale lavorava, non avendo più commesse, era stata costretta a rinunciare alle sue prestazioni.

E ci sono i nuovi disoccupati: dirigente, 50 anni e senza lavoro - Più di 100 mila dirigenti hanno perso il lavoro nel nostro Paese dall'inizio della crisi: circa uno su cinque. È la dura realtà riportata dai dati Istat sulle forze lavoro, da cui emerge che il numero degli occupati con profilo professionale di "dirigente" è sceso da 500 mila unità nel 2008 a 396 mila nel 2011, con una caduta del 20,8%. Un tributo notevole alla crisi, se si considera che tra il 2008 e il 2011 il numero complessivo di chi lavora è sceso del l'1,9%. La scure si è abbattuta su tutti, senza grandi differenze tra uomini (-21,5%) e donne (-19,7%). È possibile immaginare anche che abbiano risentito della contrazione tutti i comparti, dal pubblico al privato.
Un'idea la offre l'organizzazione dei manager e delle alte professionalità del terziario, Manageritalia, che sulla base dei dati Istat e Inps, ha calcolato la fuoriuscita dal mondo del lavoro di 54.500 manager tra il 2006 e il 2011, solo del settore privato. Di questi, ben 43 mila tra il 2008 e il 2011. Le previsioni per l'anno in corso sono al momento "piuttosto negative, perché dopo un lieve miglioramento in atto nei primi mesi del 2011, da settembre in poi l'acuirsi della crisi ha visto la crescita dei licenziamenti e la diminuzione delle assunzioni".
Un'emergenza che va a incunearsi in una situazione ben difficile, visto che i dirigenti del settore privato in Italia sono già pochi: 0,9% per dipendente contro il 3% di Francia e Germania. Secondo i dati di Manageritalia, ogni anno il 20% dei dirigenti privati esce dal contratto, il 52% si ricolloca in una funzione equivalente, il 4% come "quadro" e ben il 18% con contratti atipici, anche di co.co.pro. Negli ultimi anni sono aumentati i licenziamenti o accordi consensuali "spontanei": se prima un 30% usciva per licenziamento e un 70% per scelta, oggi un 60% esce per licenziamento e un 40% per scelta. "La difficoltà di ricollocarsi è un problema che, alla luce della recente riforma pensionistica e dell'innalzamento dell'età pensionabile, diventa ancora più serio - osserva Guido Carella, presidente Manageritalia -. Oltre al fattore personale e sociale c'è la dispersione di valide professionalità delle quali la nostra economia avrebbe bisogno".

Il 2 giugno in piazza per il lavoro - "Abbiamo deciso di fare una grande mobilitazione a Roma il 2 giugno, nel pomeriggio. Per festeggiare insieme la festa della Repubblica, parlando di lavoro". E' stato il leader della Uil Luigi Angeletti ad annunciare così la decisione comune di Cgil Cisl e Uil di dare vita a una manifestazione unitaria con cui riportare l'attenzione del Paese sul lavoro.
"Nella nostra scelta ci sono una ragione simbolica e una sostanziale: quella simbolica è che il 2 giugno è la festa della Repubblica fondata sul lavoro, cosa che spesso viene dimenticata; quella sostanziale è che in un periodo di crisi la dimensione del lavoro è quella più sacrificata da molti punti di vista", osserva Angeletti, aggiungendo come "per la prima volta il sindacato vuole festeggiare la festa della Repubblica, parlando di lavoro". Il lavoro, per Angeletti, è il punto focale della crisi. "Non c'è ancora nella nostra leadership politica e soprattutto nel governo la consapevolezza di quanto sia fallimentare salvare il Paese salvando solo il pareggio di bilancio e il 'fiscal compact'". L'obiettivo è quello di "convincere o costringere" l'esecutivo ad invertire la tendenza per ciò che concerne la politica economica. "Abbiamo già avuto - ha detto - un preoccupante incremento della disoccupazione; purtroppo la prospettiva è negativa anche per il 2012, quando è realistico aspettarsi che il tasso di disoccupazione torni a due cifre", cosa che è successa, ricorda, "per l'ultima volta nel secolo passato".
Ma alla manifestazione i sindacati chiamano anche gli imprenditori, che di lavoro vivono. "Sono persone che vivono del loro lavoro e ci auguriamo di averle al nostro fianco", dice Angeletti commentando l'ondata di suicidi di questi giorni. E questo perché, conclude, "non si può celebrare la Festa della Repubblica facendo finta che l'articolo 1 della Costituzione sia stata solo un'idea geniale dei nostri Costituenti".

Una richiesta al Governo di cambio di marcia arriva anche dalla Camusso. "Siamo vicini a un punto di rottura e prima che si arrivi a un punto di non ritorno è auspicabile e rivendicabile che il governo cambi la politica economica". La leader della Cgil torna a sottolineare il valore simbolico della decisione di manifestare il 2 giugno. "Nella storia recente non esiste una manifestazione analoga che durante la festa della Repubblica chieda al governo di cambiare la politica economica", dice ribadendo come "l'intenzione è quella di fare il 2 giugno una festa come quella del 1 maggio per avviare un percorso di rivendicazioni".
La manifestazione del 2 giugno, sottolinea il leader della Cisl Raffaele Bonanni, ha l'obiettivo di "cambiare la politica economica" e in modo particolare, quello di "garantire assolutamente una sterzata sulla vicenda fiscale non solo - spiega - perché rappresenta il segno maggiore di ingiustizia nel nostro Paese, dove chi ha di più paga di meno e chi ha di meno paga di più, ma perché il tipo di tassazione che si applica ha una valenza economica straordinaria". Infatti "da parte di tutti gli altri stati la leva fiscale viene usata proprio al contrario: le economie asfittiche, infatti, vanno stimolate con i consumi e stipendi più bassi e tasse molto alte di certo non aiutano". Sempre a proposito di fisco, il leader della Cisl se la prende con l'Imu: "I sindacati - dice - hanno chiesto una patrimoniale per i ricchi e si sono ritrovati una patrimoniale per i poveri". E a quest'ultimo riguardo Bonanni si dice "molto vicino ai tanti sindaci che stanno pensando di rivedere l'Imu con l'obiettivo di non appesantire chi possiede una sola casa".

[Informazioni tratte da Ansa, Corriere.it, Adnkronos/Ign]

 

 

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09 maggio 2012
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