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Chiesta la conferma della condanna per Ciancimino jr

''Giudizi imprudenti [...] il pg non conosce ancora il contenuto delle mie dichiarazioni rese alle Procure''

04 dicembre 2009

Ieri, il procuratore generale Angela Tardio ha chiesto alla quarta sezione della Corte d'Appello di Palermo, la conferma della condanna per Massimo Ciancimino. Il figlio di Vito, l'ex sindaco del capoluogo siciliano in odor di mafia, è accusato di aver riciclato il tesoro del padre.
In primo grado era stato condannato a cinque anni e otto mesi dal gup Giuseppe Sgadari.
Il pg ha chiesto la conferma della condanna anche per il professor Gianni Lapis, l'avvocato Giorgio Ghiron e la madre di Ciancimino.
"Non trovo affatto prudente il giudizio del pg di Palermo che ha ritenuto poco attendibili le mie dichiarazioni, ipotizzando quasi velatamente che io strumentalizzi le Procura a cui oggi rendo dichiarazioni" ha affermato Massimo Ciancimino, commentando le richieste avanzate ieri dal pg di Palermo Angela Tardio.
"In questo momento così delicato avrei trovato più prudente - ha aggiunto Ciancimino junior - non fare queste affermazioni perché il pg non conosce ancora il contenuto delle mie dichiarazioni rese alle Procure. Non mi è sembrato il caso". Poi, Ciancimino ha ribadito però "la sua fiducia" nei magistrati. "Prima della camera di consiglio - ha concluso - renderò dichiarazioni spontanee davanti alla corte d'appello e risponderò a tutte le accuse che mi vengono rivolte".

Mercoledì mattina, all'indomani dell'interrogatorio di Ciancimino jr a Caltanissetta, i magistrati nisseni si sono riuniti in Procura, a Palermo, con i colleghi del capoluogo siciliano. Con il procuratore aggiunto Antonio Ingroia e il sostituto Nino Di Matteo si sono incontrati il capo della Dda di Caltanissetta Sergio Lari, l'aggiunto Domenico Gozzo e il sostituto Nicolò Marino. Oggetto della riunione i nuovi sviluppi dell'inchiesta sui presunti accordi e contatti tra rappresentanti delle istituzioni e boss mafiosi, mediati, secondo le ipotesi delle due procure, da Vito Ciancimino, ex sindaco mafioso di Palermo, padre di Massimo. È proprio quest'ultimo ad avere fornito agli inquirenti alcuni pizzini che Bernardo Provenzano inviava al padre: materiale di interesse sia per i pm di Palermo, che indagano sulla trattativa, sia per quelli di Caltanissetta, che hanno riaperto l'inchiesta sulla strage di via D'Amelio, alla ricerca di nuovi esecutori materiali e soprattutto dei cosiddetti mandanti a volto coperto.
Nell'interrogatorio di lunedì scorso Ciancimino ha parlato dei contatti tra Provenzano e un senatore che, secondo quanto risulta da un "pizzino", avrebbe informato il capo di Cosa Nostra degli sviluppi in sede politica circa la richiesta di interventi in favore dei mafiosi.
Secondo indiscrezioni, pubblicate in questi giorni da alcuni quotidiani (Leggi), Ciancimino avrebbe indicato Dell'Utri come il referente di Provenzano, specificando tuttavia di non esserne certo. Il figlio di Don Vito avrebbe inoltre parlato di presunti investimenti immobiliari da parte degli imprenditori Franco Bonura e Antonino Buscemi, poi condannati per mafia, nella Edlinord, l'azienda di Silvio Berlusconi che costruì Milano 2.

[Informazioni tratte da Adnkronos/Ing, La Siciliaweb.it]

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04 dicembre 2009
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