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Chiesta riapertura delle indagini sulla sciagura aerea di Montagna Longa

Una foto scattata il giorno dopo del disastro rivelerebbe tre fori d'entrata sull'ala del Dc 8 schiantatosi quarant'anni fa sulla montagna di Carini

05 maggio 2012

Il 5 maggio del 1972, sulla cima di Montagna Longa, monte in provincia di Palermo che separa i comuni di Cinisi e Carini, si consumò il disastro aereo del Volo Alitalia AZ 112. Nello schianto rimasero uccise 115 persone.
A quarant'anni da quella sciagura, uno dei parenti delle vittime, il generale dei carabinieri Antonio Borzì, che nel disastro perse il fratello Rosario, ha avanzato attraverso l'avvocato Ernesto Pino la richiesta alla procura di Catania di riapertura del processo.

Secondo il legale, l'inchiesta che si svolse nel capoluogo etneo (sul volo proveniente da Fiumicino e diretto a Punta Raisi c'era un magistrato di Palermo, Ignazio Alcamo) ha omesso di approfondire alcuni elementi che avrebbero potuto accertare la verità sull'incidente, attribuito a un errore dei piloti.
Negli atti della richiesta, presentata a fine marzo e che dovrà essere esaminata entro settembre, il legale ha accluso alcune foto scattate all'indomani della sciagura. In una di esse - secondo quanto pubblicato dall'edizione locale del quotidiano La Repubblica - si vedono dei fori sull'ala, che secondo l'avvocato sarebbero compatibili con dei proiettili. A scoprire questa foto (di un fascicolo fotografico di ben 300 foto) è stata Erminia Borzì, figlia del generale dei carabinieri, nipote della vittime del disastro, che di recente ha riesaminato tutti gli atti dell'inchiesta assieme allo storico Giuseppe Casarrubea e all'avvocato Pino.

Montagna Longa, una nuova pista.
"Quell'aereo fu colpito dai proiettili"

di Salvo Palazzolo (Repubblica/Palermo, 03 maggio 2012)

Una fotografia potrebbe riaprire un giallo che dura da 40 anni. Ritrae un pezzo di ala del Dc 8 che la sera del 5 maggio 1972 si schiantò sul crinale di Montagna Longa: si distinguono chiaramente tre fori d'entrata, come quelli prodotti da proiettili di grosso calibro. Quella foto fu scattata il giorno dopo il disastro aereo che fece 115 morti, ed è sempre rimasta agli atti dell'inchiesta, assieme a 300 altri scatti che compongono il fascicolo fotografico redatto dal nucleo Investigativo dei carabinieri di Palermo. Una foto fra tante, che questa volta però non è passata inosservata: a scoprirla è stata la nipote di una delle vittime del disastro, Erminia Borzì, che di recente ha riesaminato tutti gli atti dell'inchiesta assieme allo storico Giuseppe Casarrubea e all'avvocato Ernesto Pino. Da questa ricerca è nata una richiesta di riapertura dell’indagine, presentata alla Procura di Catania.

C'è anche un altro inedito in questa clamorosa ricerca che arriva alla vigilia del quarantesimo anniversario del disastro: "Quel pomeriggio, c'era un'esercitazione della Nato sui cieli siciliani", spiega Casarrubea. Lo dice un altro atto dell'inchiesta che nessuno ha mai letto: "Da uno stralcio delle comunicazioni intercorse fra un altro veivolo e il nodo Roma informazioni, attorno alle 17, emerge una comunicazione chiarissima". Ora Casarrubea legge uno stralcio di quella conversazione: "Di traffici riportati non ne abbiamo specificamente - dice Roma informazioni - però abbiamo un Notam, il 112, il quale suggerisce di suggerirvi di volare fra Catania control zone e Ponza, fra 220 e 310". È una sequenza di parole in codice che si chiarisce poco dopo: "Al di fuori di questo slot c'è possibilità di possibile traffico, appunto, della esercitazione Down Patrol cui fa riferimento il Notam". Casarrubea spiega che il "Notam" è un avviso generale. E "Down Patrol" è in realtà un errore del trascrittore. "La dizione giusta è con la A: Dawn Patrol - dice ancora Casarrubea - che è un'esercitazione aeronavale della Nato".

Ce n'è abbastanza per delineare un altro scenario di guerra, come quello che fa da ombra al disastro aereo di Ustica. Ma quei proiettili potrebbero anche essere arrivati da terra. L'ultima ricerca su Montagna Longa ricorda una scoperta fatta da Peppino Impastato nel 1973: sopra Cinisi c'era una campo paramilitare gestito da alcuni esponenti della destra eversiva. Misteri su misteri.
Dice l'avvocato Pino: "Scenari a parte, abbiamo proposto alla magistratura degli elementi di fatto, peraltro già contenuti nella vecchia indagine, che evidentemente non erano stati mai esaminati. Il perché di questa disattenzione non saprei dirlo. Di certo, uno sguardo sereno e non preconcetto avrebbe visto quello che ho visto io. Vi assicuro che non abbiamo fatto grandi sforzi per trovare questi nuovi elementi".
Così, adesso, anche l'ultima ricerca torna su uno scenario già percorso da altre denunce presentate dai familiari delle vittime di Montagna Longa. "In quell’anno, la Sicilia pullulava di fascisti", spiega Giuseppe Casarrubea. "Un fascismo provocatorio ed eversivo su cui ancora molto c'è da scrivere".

- www.montagnalonga.it

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05 maggio 2012
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