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Chiesto il rinvio a giudizio per sei afghani implicati nell'omicidio della giornalista del Corriere Maria Grazia Cutuli

24 ottobre 2006

Il 19 novembre del 2001 Maria Grazia Cutuli, giornalista catanese del Corriere della Sera, veniva uccisa, insieme ad altri tre cronisti, in Afghanistan, lungo la strada che dalla capitale afghana, Kabul, porta a Jalalabad, nel distretto di Sarobi. Da allora sono ancora tanti i misteri che avvolgono la drammatica vicenda di questo duplice omicidio, e ancora oggi la difficile inchiesta sulla vicenda va avanti nel tentativo di poter scrivere la parola fine nella maniera più chiara e giusta

In questi giorni il procuratore aggiunto Italo Ormanni ha chiesto il rinvio a giudizio di sei persone in relazione all'omicidio di Maria Grazia Cutuli. Si tratta di Mar Jan, il cugino Miwa Jan, Mohmmad Taher Fedai, Reaza Khan, Mamur Gol Feiz e Zar Jan. I reati contestati sono quelli di rapina ''perché, in concorso tra loro e con altri allo stato non identificati, adoperando violenza e minaccia con armi, per procurarsi un ingiusto profitto, si impossessavano di oggetti personali appartenenti a Maria Grazia Cutuli tra i quali una radio, un computer, una macchina fotografica'', e di omicidio volontario per aver procurato la morte della giornalista, subito dopo averla derubata, ''esplodendo contro di lei colpi di arma da fuoco''.

L'approdo alla richiesta di rinvio a giudizio rappresenta il risultato di un intenso impegno della Procura che ha dovuto ricorrere più volte alle decisioni del Tribunale del riesame e della Cassazione per ottenere l'emissione di ordinanze di custodia in carcere negate dal gip. L'ultimo passaggio in ordine di tempo è la pronuncia, a luglio dello scorso anno, dei giudici della libertà che hanno accolto la richiesta del magistrato di misure cautelari per Reaza Khan e Mamur Gol Feiz che erano state respinte dal giudice per le indagini preliminari sulla base di una pronuncia del 2003 con cui la cassazione aveva detto no all'arresto di altri tre presunti componenti della banda (Miwa Jan, Mar Jan e Mohmmad Taher Fedai) perché non presenti sul territorio italiano.
La Procura ha evidenziato, invece, davanti al riesame che il gip aveva ignorato un secondo provvedimento della suprema corte del 2004 in cui veniva disposto il carcere per i tre alla luce del riconoscimento del movente politico del delitto Cutuli, circostanza che fa sì che non sia necessario che gli indagati si trovino nel nostro paese.

Reaza Khan, che aveva confessato la partecipazione all'agguato, che era stato interrogato anche dal procuratore Ormanni e che aveva manifestato la sua intenzione di essere estradato in Italia al fine di poter essere giudicato a Roma, aveva indicato in Zar Jan il capo del commando che uccise, oltre alla Cutuli, anche il giornalista spagnolo di El Mundo Julio Fuentes, il cameraman australiano Harry Burton e il fotografo afghano Azizullah Haidari, entrambi della Reuters. Quanto a Zar Jan, arrestato a giugno dello scorso anno dopo uno scontro a fuoco con la polizia afghana, aveva respinto l'accusa di essere stato un complice di Reaza Khan.

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24 ottobre 2006
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