Chiuse le indagini sulla strage di via D'Amelio
La Procura di Caltanissetta ha chiesto il rinvio a giudizio di sette indagati
La Direzione distrettuale antimafia di Caltanissetta ha chiuso le indagini sulla strage di via D'Amelio in cui morirono il giudice Paolo Borsellino e 5 agenti della scorta, Emanuela Loi, Agostino Catalano, Vincenzo Li Muli, Claudio Traina, Eddie Walter Cusina.
I magistrati con la chiusura delle indagini hanno chiesto anche il rinvio a giudizio di sette indagati: i boss Salvatore Madonia e Vittorio Tutino, i pentiti Gaspare Spatuzza, Vincenzo Scarantino, Salvatore Candura, Calogero Pulci e Francesco Andriotta.
I boss mafiosi Madonia e Tutino devono rispondere di strage, così come il collaboratore di giustizia Gaspare Spatuzza. Sono invece accusati di calunnia aggravata con l'aggravante di avere agevolato cosa nostra i pentiti di mafia Vincenzo Scarantino, Salvatore Candura, Calogero Pulci e Francesco Andriotta.
La Procura nissena ha, invece, chiesto l'archiviazione per Maurizio Costa, un meccanico accusato di avere eseguito un intervento sulla Fiat 126 che poi venne usata per autobomba il 19 luglio 1992 in via d'Amelio.
"Nella nuova indagine per la strage di via d'Amelio abbiamo fatto miracoli investigativi" ha detto il procuratore capo di Caltanissetta Sergio Lari. "Per un colossale errore giudiziario - prosegue Lari che coordina il pool antimafia - furono condannate otto persone che l'anno scorso sono state scarcerate. In questi ultimi periodi si sono fatti passi avanti da gigante".
I magistrati hanno raccolto riscontri alle dichiarazioni del collaboratore di giustizia Spatuzza, che ha fortemente contribuito a ridisegnare il quadro delle responsabilità ed è stato ritenuto attendibile: si è attribuito un ruolo nella preparazione dell’attentato di via D’Amelio, ammettendo di aver rubato la Fiat 126 che venne poi usata come autobomba per assassinare Borsellino. Esce di scena, dunque, il meccanico che avrebbe sistemato le ganasce del Fiat 126, Maurizio Costa.
Tutino è accusato di aver effettuato, assieme a Spatuzza, il furto della Fiat 126 da utilizzare per la strage. Avrebbe anche procurato due batterie e un’antenna, necessari per alimentare e collegare i dispositivi di innesco dell’esplosivo collocato nella Fiat 126 parcheggiata in via D’Amelio. Pulci, risponde solo di calunnia aggravata perché nel processo "Borsellino Bis" in appello incolpò falsamente Gaetano Murana, di aver partecipato alle fasi esecutive dell’attentato di via D’Amelio. Murana venne poi condannato all’ergastolo.
Resta aperta l'inchiesta sui poliziotti Mario Bo, Vincenzo Ricciardi e Salvatore La Barbera che facevano parte del pool che coordinò l'indagine sulla strage e che avrebbero indotto i pentiti a fare le false dichiarazioni sugli organizzatori e sugli esecutori dell'attentato.
[Informazioni tratte da Adnkronos/Ign, ANSA, Lasiciliaweb.it, Repubblica/Palermo.it, Corriere del Mezzogiorno]