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Ciancimino jr, Grasso e la "guerra" tra le procure

In vista dell'audizione al Csm, il procuratore nazionale antimafia parla del 'caso Ciancimino'. Il movimento delle Agende Rosse al fianco del pm Ingroia

14 maggio 2011

"Sono sereno per l'audizione al Csm, perché la tregua è raggiunta. Ma non c'era una guerra, piuttosto un armistizio". Queste le parole del procuratore nazionale Antimafia, Piero Grasso - ospite al Salone del Libro di Torino, per la rubrica 'Storiacce' di Radio 24 che andrà in onda oggi alle 19.30 su Radio 24 - riferendosi alla sua prossima audizione (forse lunedì) a Palazzo dei Marescialli, sulla gestione del caso Ciancimino tra le Procure di Palermo e Caltanissetta. "Io ho dato delle direttive agli uffici, se non dovessero seguirle sarebbe una fase patologica, affrontata poi nelle sedi competenti", ha aggiunto Grasso, smentendo un suo ruolo "da paciere" tra le due Procure, che avevano opinioni diverse sulla gestione di Massimo Ciancimino. "Ho solo cercato di coordinare al meglio gli uffici e razionalizzare le indagini, l'etichetta della pace - ha detto ancora - è al massimo una conseguenza. Ma non c'è guerra".
Secondo il Procuratore nazionale Antimafia, comunque,  "è sbagliato evocare una Commissione d'inchiesta sui pentiti, perché Massimo Ciancimino non è un pentito". "Si può pure fare la Commissione d'inchiesta, ma se è riferita a Ciancimino jr ne rimarrebbe fuori proprio lui, l'origine. Lui non è un pentito, è un dichiarante e le sue dichiarazioni, se riscontrate sono utili, altrimenti - aggiunge Grasso - non vengono neanche prese in considerazione".
Il procuratore Grasso parla anche dell'ombra del "puparo", ipotizzata dietro il 'pizzino' di Massimo Ciancimino risultato manomesso. "Le indagini vanno avanti e cercheremo di accertare la verità, anche se spesso la verità processuale è relativa. Ma bisogna continuare a cercare la verità assoluta: non si può pensare di calare una coltre sul passato, se vengono fuori degli elementi nuovi, anche dopo anni".
A chi ha criticato le indagini sulla trattativa Stato-Mafia, "dicendoci che spendevamo male i soldi dei contribuenti, io rispondo che lo dobbiamo ai cittadini e ai parenti delle vittime, di accertare sempre e ad ogni costo la verità", ha concluso Grasso.

Sul caso Ciancimino, intanto, chiede che ssi faccia immediata chiarezza il presidente dell'Associazione nazionale magistrati, Luca Palamara. "E' fondamentale che si faccia piena chiarezza sui fatti e che i magistrati del processo possano andare avanti fino in fondo".
Palamara ne ha parlato nel corso dell'intervista data a Gianni Minoli nella puntata di "La Storia Siamo Noi" dedicata ai magistrati vittime del terrorismo. E a proposito dello scontro tra le procure di Palermo e Caltanissetta proprio sulle dichiarazioni di Ciancimino, Palamara ha fatto presente che sono in corso accertamenti del Csm e che c'é già stata una riunione alla Procura nazionale antimafia. "In quella sede - ha aggiunto - devono essere fatte valere le rispettive prerogative".

E il Movimento Agende Rosse si schiera al fianco di Ingroia... - "Il Movimento Agende Rosse chiede che alle procure di Palermo, Caltanissetta, Firenze e Roma sia data la possibilità di lavorare in assoluta tranquillità e serenità affinché sia fatta piena luce sulle stragi del 92-93 e sulle cosiddette 'trattative' tra Cosa Nostra e pezzi delle Istituzioni" si legge in una nota diffusa dal movimento. "Riteniamo - prosegue la nota – che l’ennesima campagna di denigrazione ed isolamento condotta ai danni di Antonio Ingroia, procuratore aggiunto a Palermo, abbia l’obiettivo di screditare i risultati del suo lavoro investigativo e sia un atto d’intimidazione rivolto a tutti i magistrati che stanno faticosamente portando avanti le inchieste sul biennio stragista".
Secondo il Movimento Agende Rosse, "ad aprire il fuoco contro Ingroia è stato il direttore del quotidiano Il Foglio Giuliano Ferrara, commentando il recente arresto di Massimo Ciancimino ed il contributo fornito dalle sue dichiarazioni ad alcune inchieste giudiziarie in corso. Ingroia, scrive Ferrara il 24 aprile sul quotidiano Il Giornale, avallerebbe 'una cospirazione ca­lunniosa contro i capi del governo, i par­lamentari, i generali dei carabinieri, i ca­pi dei servizi segreti, i vicepresidenti del Csm'. Ferrara si chiede addirittura se non sia il caso 'di tirare fuori l’articolo 289 del codice penale,"at­tentato a organi costituzionali", che pu­nisce con dieci anni di galera chi cospira contro lo Stato'. Dopo la chiamata alle armi del direttore de Il Foglio, il capogruppo dei senatori Pdl, Maurizio Gasparri, ha sollecitato la Procura di Palermo a spogliarsi dell’inchiesta sulla trattativa mafia-Stato ed il vice presidente dei deputati Pdl, Osvaldo Napoli, ha chiesto un intervento del Csm sul procuratore aggiunto di Palermo".
"Il 28 aprile – si legge ancora – il comitato di Presidenza del Csm ha deliberato 'di investire la Prima commissione ed il Procuratore Generale presso la Corte di Cassazione per le valutazioni di rispettiva competenza in ordine alla vicenda del fermo del signor Massimo Ciancimino'. La Prima Commissione è quella che si occupa dei trasferimenti d’ufficio per incompatibilità dei magistrati. Gli attacchi a Ingroia giungono al culmine di una martellante campagna denigratoria condotta dal capo del Governo Silvio Berlusconi nei confronti dei magistrati che continuano ad applicare il principio di Uguaglianza di tutti i cittadini di fronte alla Legge. 'E' una follia – ha dichiarato Berlusconi l’otto settembre 2009 – che ci siano frammenti di Procura che da Palermo a Milano guardano ancora a fatti del '92, del '93, del '94. Quello che mi fa male è che gente così, con i soldi di tutti noi, faccia cose cospirando contro di noi che lavoriamo per il bene comune del Paese".

"I fatti dimostrano in modo incontrovertibile che tutti i magistrati titolari delle inchieste sulla cosiddetta 'trattativa' tra Stato e Cosa Nostra e sulle stragi del biennio 92-93 stanno procedendo con la massima professionalità nel valutare il contributo che Massimo Ciancimino può dare all’accertamento della verità nelle inchieste in corso. Come ha scritto il 6 maggio Marco Travaglio, vice-direttore del Fatto Quotidiano, 'a volte le Procure di Palermo, Caltanissetta, Firenze e Roma han trovato riscontri alle parole di Massimo Ciancimino e le hanno utilizzate processualmente. A volte non li hanno trovati, trattandosi di racconti de relato o troppo indietro negli anni, e hanno lasciato perdere pur senza dare del bugiardo al dichiarante (non è detto che una parola non riscontrata sia falsa). Poi i pm nisseni e palermitani hanno ritenuto false e calunniose le accuse di Ciancimino a De Gennaro: i primi l’hanno indagato, i secondi l’han fatto arrestare'. Niente di più e niente di meno". "Il tentativo di creare in modo artificioso un 'caso Ciancimino' - conclude la nota – diventa funzionale esclusivamente a sottrarre ai legittimi titolari le inchieste sulle cosiddette 'trattative' tra Cosa Nostra e pezzi delle Istituzioni. Di fronte all’intollerabile sproporzione tra questa vergognosa campagna di disinformazione avversa ai magistrati che rendono viva la Costituzione ed il ferreo riserbo istituzionale correttamente praticato da esemplari servitori dello Stato come il pm Ingroia, il Movimento Agende Rosse intende dare voce allo sdegno dei tantissimi cittadini che si schierano a difesa dell’onore e della dignità di uomini che con il loro coraggio fanno da argine allo scempio del diritto e della verità dei fatti che si sta perpetrando in Italia".

[Informazioni tratte da Adnkronos/Ing, Ansa, SiciliaInformazioni.com, LiveSicilia.it]

 

 

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14 maggio 2011
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